31.08.2012
Legnano (MI) - 10 marzo 2002
Parrocchia Beato Card. Ferrari – visita pastorale del Card.
Carlo Maria Martini
All’Arcivescovo viene donata la prima bottiglia di vino
prodotto dai bambini della prima comunione della parrocchia.
Veglia dei lavoratori
intervento del Card. Carlo Maria Martini
Legnano, 30 aprile 2002
Lc. 14,28-30: "Chi di voi, volendo costruire una torre, non si siede prima a calcolarne la spesa, se ha i mezzi per portarla a compimento? Per evitare che, se getta le fondamenta e non può finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro".
Saluto i presenti, in particolare la fabbrica che ci ospita e che rappresenta la grande tradizione di lavoro di Legnano. Sono lieto di poter collocare questo incontro con i lavoratori a conclusione della visita pastorale alle parrocchie di questo decanato.
1. Avete letto un testo che esprime anzitutto le esigenze rigorose del vangelo di Gesù, ma che contemporaneamente mette in luce il comportamento responsabile di ogni persona che cerchi di impostare la propria vita con senso di responsabilità.
Per quanto riguarda le esigenze del vangelo, Gesù insegna che per seguirlo come discepoli occorre avere sognato, voluto e maturato nel proprio cuore un grande disegno, con la consapevolezza dei sacrifici che esso richiede. Difatti Gesù conclude dicendo: "Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo" (Lc. 14,33)
Ma le sue parole hanno anche una portata più generale, che riguarda i meccanismi complessivi del lavoro umano: non è sufficiente lavorare bene ciascuno per conto suo, con onestà e intelligenza ma bisogna avere davanti agli occhi un progetto globale e completo del senso del proprio lavoro nel quadro più generale dell’attività umana.
Questo principio assume una particolare valenza oggi, nel tempo della globalizzazione, della trasformazione tecnologica e della rivoluzione del mondo del lavoro. Appare sempre più evidente che intelligenza e progettualità sono elementi indispensabili per un lavoro più umano. Di conseguenza si eliminano le catene di montaggio, si propone il lavoro a squadre, si esige per il mercato il prodotto "qualità", si chiede la partecipazione della persona con tutte le sue risorse…
Si afferma che così si promuove un lavoro più a misura d’uomo, più dignitoso, meno meccanico, più bisognoso di intelligenza che di fatica. La manualità e tutti i processi di calcolo si lasciano alle macchine. All’uomo e alla donna si affida ciò che richiede intuizione e genialità. E la flessibilità si rilegge in funzione alla adattabilità ad un prodotto, ad una produzione, nel segno della versatilità e della competenza.
Se ne deduce che oggi il lavoro richiede persone intelligenti, intuitive, adattabile, sempre giovani e scattanti, sempre aggiornate e vivaci.
Ma qui appare anche il rovescio della medaglia. Non è sempre possibile reggere alle esigenze continuamente nuove, mantenersi perennemente giovani e tenere il passo: non di rado mancano le forze, il tempo, l’intelligenza e le competenze sufficienti. Vengono così ad essere penalizzate le esigenze di sicurezza e serenità.
Purtroppo, e lo sento incontrando i lavoratori, la realtà entro cui voi lavorate, diventa spesso luogo di disagio e di incertezza. Emerge persino una concorrenza deleteria tra gli stessi lavoratori, non tanto in competizione per una carriera ma in competizione per mantenere il posto di lavoro in azienda, l’uno a scapito dell’altro.
Nel frattempo si registra la difficoltà ad entrare nel mondo del lavoro per alcune categorie di persone (gli ultraquarantenni, le donne, le persone meno qualificate), e nello stesso tempo si assiste all’aumento degli straordinari. Sono messi in forse i giorni festivi, e ancor più i rapporti familiari e la propria autonomia.
Spesso si richiede una dedizione così totale e monopolizzante al lavoro che lo si potrebbe catalogare sotto l’elenco delle idolatrie deprecate dalla Scrittura.
Per questo vorrei suggerirvi alcune linee che spero restino nel vostro cuore come lavoratori credenti e vi possano aiutare a capire il grande progetto di essere adulti nella fede, costruttori di un mondo di pace, portatori di fiducia e di speranza, in particolare nel tempo e nel luogo di lavoro.
2. Vi ricordo, prima di tutto, l’importanza di leggere e la Scrittura e di nutrirvi di essa.
Essa ci apre gli occhi e il cuore alla presenza di Gesù risorto e Salvatore e perciò ci dà la certezza che il male del mondo può essere vinto, anche nel mondo del lavoro..
La Scrittura ci aiuta a cogliere l’essenziale dei problemi umani, ci sostiene, con la fiducia e la forza dello Spirito, affinché noi possiamo compiere un cammino serio, senza lasciarci trascinare da una mentalità superficiale o ingannare da parole vuote.
La Scrittura ci fa penetrare oltre le parole, oltre i gesti sensazionali, oltre l’ipnosi dell’audience per cogliere ciò che è vero, sano e giusto, ci sorregge nella ricerca e nella fedeltà alla volontà del Padre.
3. Rileggere la Scrittura ci porta a scoprire il significato dell’essere discepolo del vangelo anche nel mondo del lavoro.
Non si tratta di fare cose eccezionali ma di ricercare il significato della propria vita confrontandola con quella di Gesù.
La Scrittura vi ricorda che il vostro lavoro è stato benedetto dal Signore all’inizio della creazione ma che diventa più gravoso quando si creano situazioni di solitudine, angoscia, schiavitù, irresponsabilità, sfruttamento.
Essa ci rammenta che i grandi doni del mondo, la terra, gli animali, le piante, la vita, l’energia, i minerali sono offerti a tutti per essere sviluppati e utilizzati come bene e garanzia per tutti.
Ci ricorda la responsabilità di "custodire" il creato difendendolo dalla rapina, dall’inquinamento, dalla desertificazione e nello stesso tempo salvandolo da quella limitatezza di uso che nasce dalla ingordigia del nostro occidente ricco. Mentre noi, il 20% della popolazione del mondo, costruiamo una società del benessere, gli altri popoli del mondo restano nella ristrettezza, nella fame, nell’ignoranza e nella povertà.
4. Per avere questa lucidità bisogna aprirsi alla preghiera, avere come interlocutore il Padre che è nei cieli, parlare con Lui come figli. Egli ascolta il grido dei suoi e i desideri di coloro che si fidano di Lui.
So di tante persone che hanno un dialogo con il Signore non solo la mattina e la sera, ma anche quando camminano e viaggiano, quando iniziano e finiscono il proprio lavoro e anche durante il suo svolgimento, nei momenti di fatica e in quelli di gioia.
Non sempre sono necessarie le formule, che pure aiutano anche molto, ma è importante il pensiero, il ricordo, addirittura la nostalgia del Signore, di Colui che ha detto: "Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto…Chi tra di voi al figlio che gli chiede un pane darà una pietra? O se gli chiede un pesce, darà una serpe? Se voi dunque che siete cattivi sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro che è nei cieli darà cose buone a quelli che gliele domandano! (Matteo 7,7-11)
La preghiera assume poi un valore sommo nella Messa di ogni domenica che è un appuntamento fondamentale. In essa vengono offerti i frutti del lavoro umano che diventano il Corpo e il Sangue di Cristo
Nella preghiera chiedete soprattutto il dono dello Spirito che è il grande dono in cui vengono sintetizzate le sette domande del "Padre nostro" Abbiamo tutti bisogno dello Spirito santo per vedere oltre i fatti, il senso degli avvenimenti e il disegno di speranza che nasce dal cuore del Signore e che ci viene affidato perché si sviluppi.
5. Dalla Scrittura e dalla preghiera nasce in tutti noi la chiamata alla responsabilità per tutti, perché ogni persona abbia ciò che è necessario per la propria vita, per la propria libertà e per la propria autonomia. Gesù ha espresso nella regola d’oro questa responsabilità fondamentale, mai sufficientemente attesa, sempre viva e attuale.
"Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge ed i Profeti." (Mt. 7,12)
Questa solidarietà deve guardare oggi a situazioni molto concrete Sento parlare di ritmi e turni di lavoro faticosi e stressanti, di famiglie che devono sostenere avvicendamenti di lavoro nella coppia per cui, a volte, non riescono neppure a vedersi per alcuni giorni, di precarietà di lavori a tempo determinato che coprono le esigenze dell’oggi ma lasciano sempre l’affanno del domani.
Sento, ormai, che non ci sono tutele per i lavori della maggior parte delle nuove persone assunte le cui prospettive non si presentano serene, soprattutto per gli ultra trentenni che vogliono finalmente impostare una famiglia.
Sento che i costi oggi sono talmente alti in termini monetari per la casa, gli spostamenti, i trasporti, in termini di stabilità abitativa per la delocalizzazione delle imprese, in termini affettivi per prolungate lontananze degli sposi, in termini educativi per la fatica di seguire personalmente i figli (e fortunati quelli che hanno i nonni a disposizione) per cui , bisogna riconoscere, ci vogliono molto coraggio e molta solidità morale per continuare nella fedeltà e nell’amore familiare.
Capisco allora la riflessione di Gesù. "Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che entrano per essa; quanto stretta invece è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e quanto pochi sono quelli che la trovano!" (Mt. 7,13-14).
Il mondo del lavoro, che ho sempre guardato come luogo delle grandi testimonianze quotidiane e delle grandi scelte di valore e di vita, ha bisogno di scelte importanti di solidarietà.
Già nella Giornata della Solidarietà abbiamo parlato di questi temi, preoccupati di una situazione che conduce a modelli di società che non ci convincono, per il liberismo che aumenta la povertà e marginalizza le persone meno capaci di reggere le esigenze del mercato.
Vi chiedo una forte presenza di coesione di fronte alle difficoltà, una partecipazione convinta e unitaria per i comuni obiettivi di giustizia ed equità poiché voi ne avete la forza, essendo fattori fondamentali dello sviluppo della società.
Siate capaci di vedere la sofferenza e abbiate il coraggio di intravedere le soluzioni poiché non serve tanto lamentarsi ma serve unire insieme capacità e sensibilità e costruire, con le altre forze sociali e istituzionali, una realtà più umana.
Cercate di riconoscervi sui luoghi di lavoro. Due o tre che si ritrovino come credenti possono diventare una risorsa nuova per la speranza di tutti. E’ ciò che vi ho ricordato altre volte.
Sappiate riconoscervi come cristiani anche in quei "gruppi aziendali" che magari ormai hanno quarant’anni di vita ma stentano a vivere. Fatevi aiutare da persone preparate, laici o sacerdoti ma sentitevi una grande forza morale nel mondo del lavoro che ha bisogno anche della vostra grande speranza.
Allora compirete non solo un lavoro a misura umana, ma raggiungerete una pienezza di vita.