martedì 21 agosto 2012

TARANTO: DIRITTO AL LAVORO O DIRITTO ALLA SALUTE?

di Giuseppe Marazzini
21.08.2012 (notizie tratte dal blog di Antonio di Pietro)

Dalle notizie delle scorse settimane, sembra di essere tristemente catapultati nelle cronache di quella che veniva chiamata prima repubblica. Cambiano i simboli, tante persone, ma la gestione della politica e delle cose resta perennemente immutata, se non peggiore. ILVA di Taranto:  "La famiglia Riva ha foraggiato per anni la politica, di qualsiasi colore essa fosse: il PdL, ma anche Pier Luigi Bersani", scrive Antonio Di Pietro sul suo blog.  Con questo sistema, ILVA ha potuto avvelenare Taranto senza che la politica nazionale muovesse un dito per proteggere i cittadini e far rispettare la legge.
Mentre il mare, l'aria e la terra di Taranto venivano appestati, Il signor Riva donava 245mila euro a Forza Italia e 98mila non al PD, che allora ancora non esisteva, ne' ai DS, ma al futuro ministro dello Sviluppo Economico e futuro segretario del PD, Pierluigi Bersani. Si trattava di finanziamenti leciti e del tutto regolari. Ma che il signor Riva, un tipo accorto e ben attento al proprio portafoglio, abbia dato tutti quei soldi gratis et amore Dei non lo crederebbe nemmeno un bambino: lo scopo era riceverne regalie. Riva ha fatto bene i suoi conti. Ha capito che avrebbe risparmiato milioni di euro intervenendo sul sistema e rendendoselo amico con il denaro, piuttosto che mettere in sicurezza i suoi impianti e bonificare l’ambiente che aveva inquinato. Reati gravissimi dove finanziare per corrompere è il nocciolo a monte di altre questioni importanti, quali ad esempio la nuova legge sui finanziamenti ai partiti, ma questa è un’altra storia.

TARANTO: DIRITTO AL LAVORO O DIRITTO ALLA SALUTE?
di Ignazio Marino 
 
I telegiornali hanno trasmesso immagini relative all’ILVA di Taranto che mostrano fatti recentissimi e sconvolgenti di inquinamento ambientale. L’Ordine dei Medici della Provincia di Taranto ha pubblicato un documento dove invita i genitori del quartiere Tamburi a impedire che i loro bambini possano giocare a contatto con la terra e sollecitandoli al ritorno a casa a fare immediatamente una doccia e lavare i vestiti, evitando in ogni circosatanza che corrano sul prato. Un magistrato serio e rigoroso come Patrizia Todisco ha firmato una ordinanza di sequestro degli impianti dell’ILVA per gravissime violazioni accertate che hanno causato morti. Gli ultimi dati ambientali disponibili (resi noti a inizio 2012) indicano che nel 2010 l’ILVA ha emesso dai propri camini:
  • 4mila tonnellate di polveri
  • 11mila tonnellate di diossido di azoto
  • 11mila e 300 tonnellate di anidride solforosa
  • 1 tonnellata e 300 chili di benzene
  • 338,5 chili di IPA
  • 52,5 grammi di benzo(a)pirene
  • 14,9 grammi di composti organici di benzo-p-diossine e policlorodibenzofurani (PCDD/F)
Parliamo insomma di circa 150 kg di sostanze emesse ogni anno per ciascun residente.
Uno studio (denominato Sentieri), dell’Istituto Superiore di Sanità, pubblicato sulla rivista scientifica “Epidemiologia e Prevenzione” nel dicembre 2011, indica il numero di morti in eccesso nelle popolazioni che vivono nei 44 Siti di Interesse Nazionale per le bonifiche (SIN). I dati dei ricercatori descrivono una media di 1.200 morti in eccesso all’anno nel periodo 1995-2002 (cioè 1.200 decessi in più di quanti statisticamente ne sarebbero stati attesi). Molti di questi decessi sono legati a tumori polmonari, a tumori della pleura e a tumori del fegato.

Tuttavia, i dati resi pubblici in queste ultime settimane non indicano la quantità di sostanze cancerogene presenti attualmente nel suolo, nel sottosuolo, nelle acque sotterranee e nei sedimenti marini di Taranto. Né indicano quanti bimbi, quante donne, quanti operai si sono ammalati e sono morti negli ultimi due-tre anni.

Io credo che il Ministero della Salute ed il Governo debba rendere immediatamente pubbliche tutte le informazioni scientifiche di cui dispone. Solo sulla base di dati scientifici recenti e certi si possono prendere delle decisioni che siano nell’interesse di chi vive e lavora a Taranto.

E comunque non si possono mettere in un conflitto irrisolvibile due diritti fondamentali come il lavoro e la salute. L’articolo 41 della Costituzione parla chiaro: l’iniziativa economica non può svolgersi in modo da recare danno alla sicurezza delle persone. 

Se qualcuno ha sbagliato deve pagare e farsi carico di riconvertire il sito industriale con percorsi lavorativi che abbiano come protagonisti gli stessi lavoratori dell’ILVA e dell’indotto.

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