21.08.2012 (notizie tratte dal blog di Antonio di Pietro)
Dalle notizie delle scorse settimane, sembra di essere
tristemente catapultati nelle cronache di quella che veniva chiamata prima
repubblica. Cambiano i simboli, tante persone, ma la gestione della politica e
delle cose resta perennemente immutata, se non peggiore. ILVA di Taranto: "La famiglia Riva ha foraggiato per anni
la politica, di qualsiasi colore essa fosse: il PdL, ma anche Pier Luigi
Bersani", scrive Antonio Di Pietro sul suo blog. Con questo sistema, ILVA ha potuto avvelenare Taranto
senza che la politica nazionale muovesse un dito per proteggere i cittadini e
far rispettare la legge.
Mentre il mare, l'aria e la terra di Taranto venivano
appestati, Il signor Riva donava 245mila euro a Forza Italia e 98mila non al
PD, che allora ancora non esisteva, ne' ai DS, ma al futuro ministro dello
Sviluppo Economico e futuro segretario del PD, Pierluigi Bersani. Si trattava
di finanziamenti leciti e del tutto regolari. Ma che il signor Riva, un tipo
accorto e ben attento al proprio portafoglio, abbia dato tutti quei soldi
gratis et amore Dei non lo crederebbe nemmeno un bambino: lo scopo era
riceverne regalie. Riva ha fatto bene i suoi conti. Ha capito che avrebbe
risparmiato milioni di euro intervenendo sul sistema e rendendoselo amico con
il denaro, piuttosto che mettere in sicurezza i suoi impianti e bonificare
l’ambiente che aveva inquinato. Reati gravissimi dove finanziare per
corrompere è il nocciolo a monte di altre questioni importanti, quali ad
esempio la nuova legge sui finanziamenti ai partiti, ma questa è un’altra
storia.
TARANTO:
DIRITTO AL LAVORO O DIRITTO ALLA SALUTE?
di Ignazio Marino
I telegiornali hanno trasmesso immagini relative
all’ILVA di Taranto che mostrano fatti recentissimi e sconvolgenti di
inquinamento ambientale. L’Ordine dei Medici della
Provincia di Taranto ha pubblicato un documento dove invita i genitori del
quartiere Tamburi a impedire che i loro bambini possano giocare a
contatto con la terra e sollecitandoli al ritorno a casa a
fare immediatamente una doccia e lavare i vestiti, evitando in ogni
circosatanza che corrano sul prato. Un magistrato serio e rigoroso come Patrizia
Todisco ha firmato una ordinanza di sequestro degli
impianti dell’ILVA per gravissime violazioni accertate
che hanno causato morti. Gli ultimi dati ambientali disponibili (resi
noti a inizio 2012) indicano che nel 2010 l’ILVA ha emesso dai propri
camini:
- 4mila tonnellate di polveri
- 11mila tonnellate di diossido di azoto
- 11mila e 300 tonnellate di anidride solforosa
- 1 tonnellata e 300 chili di benzene
- 338,5 chili di IPA
- 52,5 grammi di benzo(a)pirene
- 14,9 grammi di composti organici di benzo-p-diossine e policlorodibenzofurani (PCDD/F)
Parliamo insomma di circa 150 kg di sostanze emesse
ogni anno per ciascun residente.
Uno studio (denominato Sentieri), dell’Istituto
Superiore di Sanità, pubblicato sulla rivista scientifica “Epidemiologia
e Prevenzione” nel dicembre 2011, indica il numero di morti in eccesso
nelle popolazioni che vivono nei 44 Siti di Interesse Nazionale per le
bonifiche (SIN). I dati dei ricercatori descrivono una media di 1.200
morti in eccesso all’anno nel periodo 1995-2002 (cioè 1.200 decessi in
più di quanti statisticamente ne sarebbero stati attesi). Molti di questi
decessi sono legati a tumori polmonari, a tumori della pleura e a tumori del
fegato.
Tuttavia, i dati resi pubblici in queste
ultime settimane non indicano la quantità di sostanze cancerogene
presenti attualmente nel suolo, nel sottosuolo, nelle acque
sotterranee e nei sedimenti marini di Taranto. Né indicano quanti
bimbi, quante donne, quanti operai si sono ammalati e sono morti negli ultimi
due-tre anni.
Io credo che il Ministero della Salute ed il Governo
debba rendere immediatamente pubbliche tutte le informazioni scientifiche di
cui dispone. Solo sulla base di dati scientifici recenti e certi si possono
prendere delle decisioni che siano nell’interesse di chi vive e lavora a
Taranto.
E comunque non si possono mettere in un conflitto irrisolvibile due diritti fondamentali come il lavoro e la salute. L’articolo 41 della Costituzione parla chiaro: l’iniziativa economica non può svolgersi in modo da recare danno alla sicurezza delle persone.
Se
qualcuno ha sbagliato deve pagare e farsi carico di riconvertire il sito
industriale con percorsi lavorativi che abbiano come protagonisti gli stessi
lavoratori dell’ILVA e dell’indotto.
Nessun commento:
Posta un commento