16.10.2012
Varese News 13 ottobre 2012
In 2 mila si sono ritrovati davanti alla sede di Alenia
Aermacchi per protestare contro la vendita di 30 aerei militari ad Israele e
propongono: “riconvertitevi in una produzione socialmente utile”.
Chiedono una cosa molto
semplice gli oltre 2mila manifestanti che si sono ritrovati a Venegono, davanti
alla sede di Alenia Aermacchi: «Non vendete gli M346 ad Israele».
Un messaggio urlato con un lungo corteo attorno alla grande fabbrica varesina.
«La nostra è una Provincia di morte -dicono gli organizzatori- perchè abbiamo
l’Agusta a Verghera, la Nato a Solbiate e l’Aermacchi qui, ma tutto deve e può
cambiare». Quello che chiedono i manifestanti non è solo lo stop alla vendita
dei 30 aerei -sulla carta mezzi di addestramento ma che sono armabili- ma la
«riconversione dell’industria bellica». I manifestanti ribadiscono più volte il
fatto che «noi non siamo contro i lavoratori, siamo contro l’industria
della morte» ma allo stesso tempo «non si può giustificare lo
spargimento di tanto sangue con la sola difesa dei posti di lavoro». E non c’è
solo il pacifismo nelle motivazioni di chi ha sfilato per molte ore sotto un
cielo minaccioso di pioggia. «Vendere armi ad Israele è doppiamente sbagliato»
perchè «saranno usate contro il popolo Palestinese», come
l’operazione Piombo Fuso ricorda in modo raccapricciante. «In Italia abbiamo
una legge che proibisce la vendita di armi a paesi i guerra o che non
rispettano i diritti umani -spiega Marco Tamborini, ex dipendente
dell’Aermacchi- e chi “meglio” di Israele è in questa condizione?». Lui, che ha
lavorato in quell’azienda per una vita, ricorda quando «per vendere aerei al
Sud Africa sotto embargo si passava dalla Svizzera» e quanto sta succedendo
oggi ricorda quegli anni con la differenza che «questa volta Israele
non pagherà con denaro ma con altra tecnologia militare, cose di cui non
abbiamo bisogno».
Il corteo, colorato e animato da buona musica, ha visto sfilare bambini accanto
ad anziani, ex lavoratori dell’azienda e molta gente comune, tutti accomunati
dalla volontà di esprimere la propria contrarietà al piano industriale di una
azienda del gruppo Finmeccanica, quindi statale. E tra tutti questi
manifestanti ce n’era anche uno molto particolare, Padre Alex Zanotelli.
«Oggi è molto importante essere qui -afferma il padre comboniano, celebre per le sue battaglie contro la guerra- dal momento che ieri l’Unione Europea ha vinto il Nobel per la pace». Una decisione che non esita a definire «incredibile» e che viene contrastata anche da accordi di questo tipo. Il religioso ricorda come la costruzione di mezzi militari e la vendita di armi «nel 2011 ha mosso 1740 miliardi di dollari» il che equivale a «3 milioni al minuto». Padre Alex denuncia quindi non solo l’assordante silenzio dell’Italia «che ha speso in un anno 26 miliardi per le spese militari» ma sopratutto quello della chiesa. «Sto male davanti al silenzio della mia chiesa» ha spiegato tra gli applausi, rilanciando la proposta di «dire che la bomba atomica è peccato e di far scegliere: o il battesimo o l’esercito».
«Oggi è molto importante essere qui -afferma il padre comboniano, celebre per le sue battaglie contro la guerra- dal momento che ieri l’Unione Europea ha vinto il Nobel per la pace». Una decisione che non esita a definire «incredibile» e che viene contrastata anche da accordi di questo tipo. Il religioso ricorda come la costruzione di mezzi militari e la vendita di armi «nel 2011 ha mosso 1740 miliardi di dollari» il che equivale a «3 milioni al minuto». Padre Alex denuncia quindi non solo l’assordante silenzio dell’Italia «che ha speso in un anno 26 miliardi per le spese militari» ma sopratutto quello della chiesa. «Sto male davanti al silenzio della mia chiesa» ha spiegato tra gli applausi, rilanciando la proposta di «dire che la bomba atomica è peccato e di far scegliere: o il battesimo o l’esercito».
Padre Alex, che ha tenuto il suo discorso davanti all’ingresso di una Aermacchi
eccessivamente blindata, spiega poi che «noi non dobbiamo prenderci in giro» e
riconoscere che le armi ad una cosa servono: «difendere il nostro posto
privilegiato nel mondo». Ma proprio per questo è necessario «darsi da fare per
avere un mondo in cui gli uomini siano accolti con pari dignità alla stessa
tavola». Padre Alex Zanotelli, prima di concludere il suo intervento rivela uno
dei suoi sogni più importanti. «Vorrei che le numerose forse del
pacifismo si mettessero insieme proprio come nella campagna dell’acqua
pubblica» per iniziare una battaglia contro la guerra. E vedere 2000
persone nella sperduta Venegono, in una giornata fredda e minacciosa di
pioggia, non può essere che di buon auspicio.
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