Martedì 27 settembre 2011 presentazione del libro di Nicoletta Bigatti. Legnano - Cinema Sala Ratti, ore 09.30
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martedì 27 settembre 2011
sabato 24 settembre 2011
Non prendiamo in giro gli elettori e facciamo un po' di chiarezza
di Giuseppe Marazzini
24.09.2011
A proposito delle decisioni prese da "Insieme per Legnano" per le prossime amministrative mi pare di capire che, nel gruppo dirigente della lista, la coerenza politica sia una virtù sconosciuta. D’altronde come si può chiedere coerenza se questa lista è un coacervo di presenze partitiche molto differenti tra loro, da iscritti al PD ad aderenti a forze politiche di centro destra. Nel comunicato inviato alla stampa i dirigenti di "Insieme per Legnano" più che confermare la strategia della trasversalità, che a mio parere è fallita, stanno creando confusione nella testa degli elettori.
Forse era il caso, prima di indicare la platea politica su cui convergere, che "Insieme per Legnano" avesse fatto una seria riflessione pubblica sul perché Crespi, ispiratore e fondatore di "Insieme per Legnano" abbia lasciato il posto di capogruppo consigliare affermando "la città non mi ha capito".
E' evidente che la proposta di "Insieme per Legnano" per una "grande coalizione", secondo me improbabile, è finalizzata a promuovere un candidato formalmente iscritto al PD ma cresciuto nel loro movimento.
E' quindi proprio un'operazione nell'interesse dei cittadini?
24.09.2011
A proposito delle decisioni prese da "Insieme per Legnano" per le prossime amministrative mi pare di capire che, nel gruppo dirigente della lista, la coerenza politica sia una virtù sconosciuta. D’altronde come si può chiedere coerenza se questa lista è un coacervo di presenze partitiche molto differenti tra loro, da iscritti al PD ad aderenti a forze politiche di centro destra. Nel comunicato inviato alla stampa i dirigenti di "Insieme per Legnano" più che confermare la strategia della trasversalità, che a mio parere è fallita, stanno creando confusione nella testa degli elettori.
Forse era il caso, prima di indicare la platea politica su cui convergere, che "Insieme per Legnano" avesse fatto una seria riflessione pubblica sul perché Crespi, ispiratore e fondatore di "Insieme per Legnano" abbia lasciato il posto di capogruppo consigliare affermando "la città non mi ha capito".
E' evidente che la proposta di "Insieme per Legnano" per una "grande coalizione", secondo me improbabile, è finalizzata a promuovere un candidato formalmente iscritto al PD ma cresciuto nel loro movimento.
E' quindi proprio un'operazione nell'interesse dei cittadini?
venerdì 23 settembre 2011
La sanità per tutti non regge più. Ora ticket, fondi integrativi e assicurazioni
Fonte: Medicina Democratica
"La sanità è troppo costosa per essere sostenuta dalle sole casse dello Stato. Ed ora la crisi impone di guardare alla realtà". Non usa scorciatoie Federico Spandonaro, coordinatore del Ceis Sanità di Tor Vergata ed uno dei massimi esperti del nostro sistema sanitario, che specifica: “Se i cittadini vogliono la sanità che avevano prima, dovranno compartecipare alle spese”. Attraverso ticket più significativi, fondi integrativi e anche assicurazioni private.
Professor Spandonaro, una manovra a luglio, una ad agosto ma la sensazione è che non saranno sufficienti a superare la crisi. Cosa sta succedendo in Italia?
La situazione dell'Italia è molto critica perché questo Paese non cresce in modo significativo da tantissimi anni. La non crescita e la non riduzione del debito pubblico (questioni peraltro legate fra loro) hanno reso ormai insostenibile la situazione finanziaria. La conseguenza è che oggi non esiste più alcun settore, tanto meno la sanità, che possa pensare di restare fuori dalle problematiche generali di tenuta del Paese e quindi da tagli e manovre.
Tagliando anche i servizi?
Penso piuttosto a una modalità di “accesso” diverso. Per molto tempo ci siamo illusi che la sanità, essendo un bene primario, potesse restare sia universale che gratuita, al riparo da ogni provvedimento strutturale. Ora siamo arrivati al momento della verità: la sanità pubblica, così come è oggi, rischia di non essere più sostenibile. Questo forse era vero anche prima, ma oggi stiamo scoprendo che siamo in prospettiva più “poveri” di quanto immaginavamo.
Ciò significa che bisognerà dire addio al Ssn così come istituito dalla legge 833/1978?
Di quella legge, in realtà, sono rimasti solo i principi. Le norme di dettaglio sono state infatti profondamente riviste dalle riforme degli anni '90 (il 502 del '92 e il 229 del '99). Credo tuttavia che quei principi siano ancora validi. L'universalità è parte del DNA del Paese. Però non ci si può continuare a illudere che possa essere un'universalità assoluta e non selettiva, che tutto sia gratuito e ricompreso nei Lea.
Quindi pensare a un modello come quello descritto nel libro Bianco di Sacconi che citava, appunto, un universalismo selettivo?
Parole tuttavia rimaste scritte nel Libro Bianco perché nessun Governo, compreso quello del ministro Sacconi, hanno mai provato a chiarire “quale selezione” si voleva/poteva fare.
Sarebbe comunque quello il modello migliore? O è forse l'unico modello possibile allo stato attuale?
Questo è molto difficile da stabilire, perché oggi ci troviamo di fronte all'emergenza. Occorre però tenere conto che quasi tutta l’Europa ha una sanità su più pilastri. E che l'idea di avere più pilastri ha molto a che fare con il principio di sussidarietà, di cui peraltro negli ultimi anni si parla con fervore. Del resto un unico pilastro, cioè servizi uguali per tutti, per quanto appealing sul piano della equità, può anche rivelarsi il sistema che meno soddisfa i bisogni della popolazione. L'idea di avere più pilastri è che ce ne sia un primo, pubblico, che garantisce i bisogni di base per i quali si ritiene debba prevalere l’equità orizzontale (il termine essenziale non mi è mai piaciuto); un secondo, integrativo, che contiene degli elementi di personalizzazione (e quindi privilegia l’equità verticale) e un terzo, individuale, dove ciascuno, se vuole, completa la propria assistenza secondo le proprie specificità demografiche, economiche e così via. Mi rendo conto che in sanità è difficile realizzare (per esempio molto più che per la previdenza dove è già stato fatto) un sistema del genere, perché significa sezionare i bisogni di salute. Però credo che si dovrà fare.
E riformare il sistema di finanziamento della sanità attraverso una tassa dedicata che tutti i cittadini devono versare? Chiaramente in base al reddito come ha auspicato in un recente editoriale il Corriere della Sera.
Oggi la sanità è in buona parte legata alla fiscalità e di conseguenza al reddito. La ragione per non legare il finanziamento della sanità all'Irpef è contigua all'annoso problema dell'evasione. Se si dovesse finanziare la sanità con l'Irpef, pagherebbero alla fine sempre i soliti noti. Anche perché non credo che l'evasione si sconfiggerà in breve tempo e dunque che possa essere questa la soluzione. Ritengo, piuttosto, che dovremo arrenderci al fatto che non tutto potrà essere gratuito e dovranno essere introdotti ticket più significativi, per i quali diventano però fondamentali le modalità di applicazione. Scegliere una via o l’altra farà la differenza tra equità e iniquità della compartecipazione. Non si può neppure escludere, inoltre, che possa diventare necessario ridurre l’offerta di prestazioni contenute nei Lea. L’equilibrio dei conti va raggiunto, in ogni modo. Se il Pil crescerà, questo sarà un anno di sofferenza, ma le cose si risolveranno. Ma se il Pil continuerà a non crescere, nel giro di pochi anni non sarà più facile coprire la spesa pubblica con i ticket … sarà necessario ridefinire tutto l’assetto.
Le compartecipazioni dovrebbero essere modulate per fasce di reddito?
Assolutamente sì. Non si può pagare il ticket in base al consumo, perché si colpirebbero paradossalmente i cittadini che hanno più bisogno.
Crede che i cittadini accetteranno l’idea di doversi pagare la sanità?
I cittadini già oggi se la pagano fra tasse e spesa out of pocket. Dovranno solo rendersi conto che se questo Paese non cresce o si aumentano (ancora) le tasse o è difficile avere prestazioni pubbliche gratuite. E non è più un problema di sprechi e di efficienza. L'idea dell'efficienza è servita solo a illuderci che si potevano risparmiare tanti soldi avendo le stesse prestazioni allo stesso costo. Ritengo che non sia più così: sicuramente la gestione della sanità annovera ancora aree di inefficienza, ma sostanzialmente allocativa (risorse messe in attività non prioritarie o di scarsa qualità). Il recupero di efficienza tecnica sostanziale ormai c’è stato e sprechi che liberino risorse non già “prenotate” da carenze di erogazione dei Lea ce ne sono sempre meno. Il vero problema è che se il Pil non cresce, la sanità (e in particolare l’innovazione) è sempre più difficile pagarsela. I cittadini dovranno capirlo. Del resto, forse, la verità è che nessuno ha mai sentito il “dovere” di spiegarglielo.
E allora proviamo a spiegarlo.
Se il Paese andasse in default, non esisterebbe più un problema di efficienza o di equità, a quel punto non ci sarà più alcuna assistenza per nessuno. Se è vero, come è vero, che l'Italia ha tanto debito pubblico ma anche tanta ricchezza accumulata dalle famiglie, è necessario che questa ricchezza entri in gioco: o ci ricompriamo il nostro debito, o investiamo la ricchezza per produrre crescita o … paghiamo più tasse e riduciamo il debito (elenco un po’ semplicistico ma in sostanza non vedo altre strade logiche). I cittadini, in base alle loro capacità, dovranno per forza fare la loro parte. Il problema oggi è l’equità delle scelte che si faranno: le tasse, ad esempio, con l'evasione che si registra in Italia, mi sembrerebbero una scelta piuttosto iniqua a meno di percorrere strade nuove (e personalmente non mi scandalizzo all’idea della patrimoniale); pure i ticket soffrono di analogo problema (l’evasione crea esenti impropri), e oltre tutto, sebbene personalmente li ho sempre propugnati come strumento di contenimento dell’inappropriatezza, mi rendo conto che sono ormai diventati una vera e propria forma di finanziamento della sanità.
E se invece si optasse per una vera dismissione della funzione sanitaria da parte dello Stato dando tutto ai privati?
Non penso sia questa la prospettiva. Non credo che a breve crescerà la “produzione” privata, piuttosto la quota di spesa privata, perché sicuramente ci sarà un aumento di spesa out of pocket. Ciò giustificherebbe un maggiore ricorso al privato attraverso l'assistenza integrativa, ma questo può avvenire con logiche mutualistiche, non necessariamente con polizze individuali. Ed è molto diverso.
Compartecipazione alla spesa. E' quindi questa la ricetta.
A breve mi sembra sia un dato di fatto. Sono sempre stato convinto che un sistema sanitario senza ticket, che cioè non rende visibile ai cittadini il valore delle prestazioni che riceve, sia un sistema sbagliato. E ne ho sempre fatto una questione di efficienza da una parte e di responsabilità dei cittadini dall'altra. Oggi, al di là di qualsiasi riflessione, si deve inserire la compartecipazione perché c'è la crisi, perché siamo di fronte a un evidente problema di sostenibilità. Il punto è, come ho già detto, che occorrerà modellare i nuovi ticket con equità e attenzione ai veri disagi sociali e sanitari. Altrimenti il rischio è che le fasce deboli della popolazione ne saranno fortemente danneggiate. La vera prova delle prossime manovre sarà sull'equità che saranno in grado di garantire.
I ticket potranno portare anche dei risparmi indotti dalla loro funzione di calmiere della domanda?
Un certo risparmio ci potrebbe essere, perché c’è sicuramente qualcuno che si serve più del necessario del Ssn approfittando della gratuità. Ma stiamo parlando di numeri minimi, perché chi ricorre alla sanità lo fa perché sta male. Oggi la compartecipazione serve a cofinanziare il sistema, non a comprimere la domanda. E poi, basta con questa leggenda degli sprechi quale male assoluto della nostra sanità. Leggenda alla quale si lega un altro mito, quello dell’efficienza quale cura di ogni male. Come ho detto sprechi e inefficienze esistono. Ma già oggi in sanità spendiamo meno che nei Paesi a noi confrontabili e quindi anche se eliminassimo del tutto sprechi e inefficienze non avremmo risolto il problema reale del sistema sanitario, che oggi è lo stesso del Paese nel suo complesso: quello di crescere sistematicamente meno rispetto al resto di Europa e del mondo.
La manovra di luglio prevede l’introduzione di nuovi ticket. Crede che saranno sufficienti o ne serviranno altri. E sarà possibile coprire la differenza tra spesa e finanziamento?
È difficile da prevedere. D’altra parte, se fossero sufficienti, le Regioni non si sarebbero opposte così duramente…
Lucia Conti
"La sanità è troppo costosa per essere sostenuta dalle sole casse dello Stato. Ed ora la crisi impone di guardare alla realtà". Non usa scorciatoie Federico Spandonaro, coordinatore del Ceis Sanità di Tor Vergata ed uno dei massimi esperti del nostro sistema sanitario, che specifica: “Se i cittadini vogliono la sanità che avevano prima, dovranno compartecipare alle spese”. Attraverso ticket più significativi, fondi integrativi e anche assicurazioni private.
Professor Spandonaro, una manovra a luglio, una ad agosto ma la sensazione è che non saranno sufficienti a superare la crisi. Cosa sta succedendo in Italia?
La situazione dell'Italia è molto critica perché questo Paese non cresce in modo significativo da tantissimi anni. La non crescita e la non riduzione del debito pubblico (questioni peraltro legate fra loro) hanno reso ormai insostenibile la situazione finanziaria. La conseguenza è che oggi non esiste più alcun settore, tanto meno la sanità, che possa pensare di restare fuori dalle problematiche generali di tenuta del Paese e quindi da tagli e manovre.
Tagliando anche i servizi?
Penso piuttosto a una modalità di “accesso” diverso. Per molto tempo ci siamo illusi che la sanità, essendo un bene primario, potesse restare sia universale che gratuita, al riparo da ogni provvedimento strutturale. Ora siamo arrivati al momento della verità: la sanità pubblica, così come è oggi, rischia di non essere più sostenibile. Questo forse era vero anche prima, ma oggi stiamo scoprendo che siamo in prospettiva più “poveri” di quanto immaginavamo.
Ciò significa che bisognerà dire addio al Ssn così come istituito dalla legge 833/1978?
Di quella legge, in realtà, sono rimasti solo i principi. Le norme di dettaglio sono state infatti profondamente riviste dalle riforme degli anni '90 (il 502 del '92 e il 229 del '99). Credo tuttavia che quei principi siano ancora validi. L'universalità è parte del DNA del Paese. Però non ci si può continuare a illudere che possa essere un'universalità assoluta e non selettiva, che tutto sia gratuito e ricompreso nei Lea.
Quindi pensare a un modello come quello descritto nel libro Bianco di Sacconi che citava, appunto, un universalismo selettivo?
Parole tuttavia rimaste scritte nel Libro Bianco perché nessun Governo, compreso quello del ministro Sacconi, hanno mai provato a chiarire “quale selezione” si voleva/poteva fare.
Sarebbe comunque quello il modello migliore? O è forse l'unico modello possibile allo stato attuale?
Questo è molto difficile da stabilire, perché oggi ci troviamo di fronte all'emergenza. Occorre però tenere conto che quasi tutta l’Europa ha una sanità su più pilastri. E che l'idea di avere più pilastri ha molto a che fare con il principio di sussidarietà, di cui peraltro negli ultimi anni si parla con fervore. Del resto un unico pilastro, cioè servizi uguali per tutti, per quanto appealing sul piano della equità, può anche rivelarsi il sistema che meno soddisfa i bisogni della popolazione. L'idea di avere più pilastri è che ce ne sia un primo, pubblico, che garantisce i bisogni di base per i quali si ritiene debba prevalere l’equità orizzontale (il termine essenziale non mi è mai piaciuto); un secondo, integrativo, che contiene degli elementi di personalizzazione (e quindi privilegia l’equità verticale) e un terzo, individuale, dove ciascuno, se vuole, completa la propria assistenza secondo le proprie specificità demografiche, economiche e così via. Mi rendo conto che in sanità è difficile realizzare (per esempio molto più che per la previdenza dove è già stato fatto) un sistema del genere, perché significa sezionare i bisogni di salute. Però credo che si dovrà fare.
E riformare il sistema di finanziamento della sanità attraverso una tassa dedicata che tutti i cittadini devono versare? Chiaramente in base al reddito come ha auspicato in un recente editoriale il Corriere della Sera.
Oggi la sanità è in buona parte legata alla fiscalità e di conseguenza al reddito. La ragione per non legare il finanziamento della sanità all'Irpef è contigua all'annoso problema dell'evasione. Se si dovesse finanziare la sanità con l'Irpef, pagherebbero alla fine sempre i soliti noti. Anche perché non credo che l'evasione si sconfiggerà in breve tempo e dunque che possa essere questa la soluzione. Ritengo, piuttosto, che dovremo arrenderci al fatto che non tutto potrà essere gratuito e dovranno essere introdotti ticket più significativi, per i quali diventano però fondamentali le modalità di applicazione. Scegliere una via o l’altra farà la differenza tra equità e iniquità della compartecipazione. Non si può neppure escludere, inoltre, che possa diventare necessario ridurre l’offerta di prestazioni contenute nei Lea. L’equilibrio dei conti va raggiunto, in ogni modo. Se il Pil crescerà, questo sarà un anno di sofferenza, ma le cose si risolveranno. Ma se il Pil continuerà a non crescere, nel giro di pochi anni non sarà più facile coprire la spesa pubblica con i ticket … sarà necessario ridefinire tutto l’assetto.
Le compartecipazioni dovrebbero essere modulate per fasce di reddito?
Assolutamente sì. Non si può pagare il ticket in base al consumo, perché si colpirebbero paradossalmente i cittadini che hanno più bisogno.
Crede che i cittadini accetteranno l’idea di doversi pagare la sanità?
I cittadini già oggi se la pagano fra tasse e spesa out of pocket. Dovranno solo rendersi conto che se questo Paese non cresce o si aumentano (ancora) le tasse o è difficile avere prestazioni pubbliche gratuite. E non è più un problema di sprechi e di efficienza. L'idea dell'efficienza è servita solo a illuderci che si potevano risparmiare tanti soldi avendo le stesse prestazioni allo stesso costo. Ritengo che non sia più così: sicuramente la gestione della sanità annovera ancora aree di inefficienza, ma sostanzialmente allocativa (risorse messe in attività non prioritarie o di scarsa qualità). Il recupero di efficienza tecnica sostanziale ormai c’è stato e sprechi che liberino risorse non già “prenotate” da carenze di erogazione dei Lea ce ne sono sempre meno. Il vero problema è che se il Pil non cresce, la sanità (e in particolare l’innovazione) è sempre più difficile pagarsela. I cittadini dovranno capirlo. Del resto, forse, la verità è che nessuno ha mai sentito il “dovere” di spiegarglielo.
E allora proviamo a spiegarlo.
Se il Paese andasse in default, non esisterebbe più un problema di efficienza o di equità, a quel punto non ci sarà più alcuna assistenza per nessuno. Se è vero, come è vero, che l'Italia ha tanto debito pubblico ma anche tanta ricchezza accumulata dalle famiglie, è necessario che questa ricchezza entri in gioco: o ci ricompriamo il nostro debito, o investiamo la ricchezza per produrre crescita o … paghiamo più tasse e riduciamo il debito (elenco un po’ semplicistico ma in sostanza non vedo altre strade logiche). I cittadini, in base alle loro capacità, dovranno per forza fare la loro parte. Il problema oggi è l’equità delle scelte che si faranno: le tasse, ad esempio, con l'evasione che si registra in Italia, mi sembrerebbero una scelta piuttosto iniqua a meno di percorrere strade nuove (e personalmente non mi scandalizzo all’idea della patrimoniale); pure i ticket soffrono di analogo problema (l’evasione crea esenti impropri), e oltre tutto, sebbene personalmente li ho sempre propugnati come strumento di contenimento dell’inappropriatezza, mi rendo conto che sono ormai diventati una vera e propria forma di finanziamento della sanità.
E se invece si optasse per una vera dismissione della funzione sanitaria da parte dello Stato dando tutto ai privati?
Non penso sia questa la prospettiva. Non credo che a breve crescerà la “produzione” privata, piuttosto la quota di spesa privata, perché sicuramente ci sarà un aumento di spesa out of pocket. Ciò giustificherebbe un maggiore ricorso al privato attraverso l'assistenza integrativa, ma questo può avvenire con logiche mutualistiche, non necessariamente con polizze individuali. Ed è molto diverso.
Compartecipazione alla spesa. E' quindi questa la ricetta.
A breve mi sembra sia un dato di fatto. Sono sempre stato convinto che un sistema sanitario senza ticket, che cioè non rende visibile ai cittadini il valore delle prestazioni che riceve, sia un sistema sbagliato. E ne ho sempre fatto una questione di efficienza da una parte e di responsabilità dei cittadini dall'altra. Oggi, al di là di qualsiasi riflessione, si deve inserire la compartecipazione perché c'è la crisi, perché siamo di fronte a un evidente problema di sostenibilità. Il punto è, come ho già detto, che occorrerà modellare i nuovi ticket con equità e attenzione ai veri disagi sociali e sanitari. Altrimenti il rischio è che le fasce deboli della popolazione ne saranno fortemente danneggiate. La vera prova delle prossime manovre sarà sull'equità che saranno in grado di garantire.
I ticket potranno portare anche dei risparmi indotti dalla loro funzione di calmiere della domanda?
Un certo risparmio ci potrebbe essere, perché c’è sicuramente qualcuno che si serve più del necessario del Ssn approfittando della gratuità. Ma stiamo parlando di numeri minimi, perché chi ricorre alla sanità lo fa perché sta male. Oggi la compartecipazione serve a cofinanziare il sistema, non a comprimere la domanda. E poi, basta con questa leggenda degli sprechi quale male assoluto della nostra sanità. Leggenda alla quale si lega un altro mito, quello dell’efficienza quale cura di ogni male. Come ho detto sprechi e inefficienze esistono. Ma già oggi in sanità spendiamo meno che nei Paesi a noi confrontabili e quindi anche se eliminassimo del tutto sprechi e inefficienze non avremmo risolto il problema reale del sistema sanitario, che oggi è lo stesso del Paese nel suo complesso: quello di crescere sistematicamente meno rispetto al resto di Europa e del mondo.
La manovra di luglio prevede l’introduzione di nuovi ticket. Crede che saranno sufficienti o ne serviranno altri. E sarà possibile coprire la differenza tra spesa e finanziamento?
È difficile da prevedere. D’altra parte, se fossero sufficienti, le Regioni non si sarebbero opposte così duramente…
Lucia Conti
martedì 20 settembre 2011
Olona Day 2
di Giuseppe Marazzini
20.09.2011
Alcuni amici mi hanno fatto sapere che sono stato tirato in ballo, sul sito facebook di “Questa è Legnano”, a proposito del silenzio della politica sul pessimo stato in cui si trova il fiume Olona.
Francamente pensavo che la situazione fosse saldamente in mano ai promotori “dell’Olona day” iniziativa che è stata un po’ troppo goliardica per la maggior parte dei cittadini legnanesi, ma comunque utile per denunciare il lassismo delle autorità preposte alla salvaguardia del fiume, lassismo che risale alla notte dei tempi.
Io penso che se l’Olona, nonostante la montagna di soldi spesi per tentare di recuperarla alla sua funzione originale, viene di nuovo sporcata e resa puzzolente ciò lo si deve a gravi negligenze e disattenzioni da parte di chi governa il territorio attraversato dal fiume e da chi gestisce il trattamento delle acque reflue. Le reti fognarie dei Comuni sull’asse dell’Olona sono correttamente allacciate ai depuratori? I depuratori sono adeguati alla bisogna? Funzionano correttamente? C’è il monitoraggio continuo degli scarichi industriali?
Nell’articolo sottostante par di capire che alle mie domande non ci sono risposte positive, anzi il quadro della situazione risulta essere piuttosto negativo. Fra le righe dello stesso articolo appaiono chiare di chi sono le responsabilità.
Quando le parole non bastano più, per sbloccare dall’immobilismo le nostre istituzioni, sono necessarie azioni più incisive, penso ad esempio, che un gruppo di cittadini legnanesi potrebbe presentare un esposto alla Procura di Varese e di Busto Arsizio, chiedendo di accertare se i preposti alla tutela del fiume Olona abbiano fatto tutto quello che era in loro potere, o viceversa ci sia stata negligenza colposa e spreco di risorse pubbliche.
Io sono pronto a firmarlo.
Fiume Olona 1969
20.09.2011
Alcuni amici mi hanno fatto sapere che sono stato tirato in ballo, sul sito facebook di “Questa è Legnano”, a proposito del silenzio della politica sul pessimo stato in cui si trova il fiume Olona.
Francamente pensavo che la situazione fosse saldamente in mano ai promotori “dell’Olona day” iniziativa che è stata un po’ troppo goliardica per la maggior parte dei cittadini legnanesi, ma comunque utile per denunciare il lassismo delle autorità preposte alla salvaguardia del fiume, lassismo che risale alla notte dei tempi.
Io penso che se l’Olona, nonostante la montagna di soldi spesi per tentare di recuperarla alla sua funzione originale, viene di nuovo sporcata e resa puzzolente ciò lo si deve a gravi negligenze e disattenzioni da parte di chi governa il territorio attraversato dal fiume e da chi gestisce il trattamento delle acque reflue. Le reti fognarie dei Comuni sull’asse dell’Olona sono correttamente allacciate ai depuratori? I depuratori sono adeguati alla bisogna? Funzionano correttamente? C’è il monitoraggio continuo degli scarichi industriali?
Nell’articolo sottostante par di capire che alle mie domande non ci sono risposte positive, anzi il quadro della situazione risulta essere piuttosto negativo. Fra le righe dello stesso articolo appaiono chiare di chi sono le responsabilità.
Quando le parole non bastano più, per sbloccare dall’immobilismo le nostre istituzioni, sono necessarie azioni più incisive, penso ad esempio, che un gruppo di cittadini legnanesi potrebbe presentare un esposto alla Procura di Varese e di Busto Arsizio, chiedendo di accertare se i preposti alla tutela del fiume Olona abbiano fatto tutto quello che era in loro potere, o viceversa ci sia stata negligenza colposa e spreco di risorse pubbliche.
Io sono pronto a firmarlo.
Fiume Olona 1969
Fiume Olona 2010 - Ad oggi dopo 42 anni non è cambiato nulla, se non il pescatore che non c'è più ...
Il fiume è compromesso, adesso va risanato
VALLE OLONA - (v.d.) Il fiume in passato assumeva tutti i colori dell'arcobaleno, dal rosso al turchese. Oggi la comunità lo vorrebbe ripulito, dopo un periodo felice, quando l'Olona sembrava essersi ripreso, popolato di pesci tanto che erano tornate le gare di pesca lungo le sponde. Ma i dati presentati da Arpa a fine giugno parlano chiaro: l'Olona è inquinato, seppure meno dei fiumi milanesi e brianzoli. I dati chimici, biologici e microbiologici rilevati dall'Arpa varesina evidenziano in generale una situazione di elevata compromissione, meno evidente nel tratto iniziale del corso d'acqua. Nessuna delle sostanze analizzate, in particolare i metalli pesanti, ha presentato concentrazioni superiori agli standard di qualità ambientale previsti dalla normativa. L'obiettivo prescritto anche dall'Unione Europea, a cui i sindaci vorrebbero arrivare, è il collettamento delle acque reflue civili e la depurazione di quelle industriali.
La Prealpina - 18 settembre 2011 pag.27
Arpa rivela: l’Olona non migliora
I dati estivi ripetono quelli dei periodi produttivi. Sindaci sul piede di guerra
VALLE OLONA - «I risultati delle analisi delle acque che l'Arpa ha effettuato in estate sull'Olona dicono che non ci sono variazioni rispetto a quando le aziende sono in attività: ora dobbiamo capire cosa accada nel fiume». Il sindaco di Marnate, Celestino Cerana, che con il collega Marco Roncari di Fagnano Olona aveva effettuato un sopralluogo lungo le sponde del corso d'acqua, è sconcertato.
Come per magia, durante la pausa estiva dal lavoro, le acque erano tornate limpide e i forti miasmi erano scomparsi in quasi tutti i tratti (eccezione fatta per la zona di Fagnano al confine con Gorla Maggiore).
Come leggere il dato? I sindaci ancora non si sono ritrovati, ma tutti hanno ricevuto i nuovi documenti aggiornati dell'ente deputato ai controlli. «Dobbiamo pensare a come risolvere il problema. Ora si riprende il dialogo e dobbiamo stendere una tabella di marcia come ci eravamo ripromessi a più livelli», dice il sindaco Cerana che da oltre 30 anni si batte per la riqualificazione delle acque e contro gli scarichi canaglia, ma anche per una corretta connessione alla rete fognaria in ogni paese.
Preoccupati anche gli amministratori di Gorla Minore. «Arpa lo ha detto chiaro: il 70 per cento è a carico degli scarichi civili – dice l'assessore all'ambiente Mauro Chiavarini - Il problema è chiaro: se i depuratori non li facciamo funzionare bene e non sono potenziati, non si capisce bene quali saranno le strategie. L'Ato non ha ancora iniziato a funzionare. Se non si raccolgono i soldi, non si fa niente. Tutti ci lamentiamo ma servono i fondi per gli interventi, sembra chiaro quello che dobbiamo fare». Sottolinea Chiavarini: «In questo periodo, la portata delle acque del fiume è inferiore, cosicché ogni agente inquinante è meno diluito e gli odori sono amplificati». Al momento sul piano politico non ci sono aggiornamenti: l'agenda degli amministratori è libera. Il tema del risanamento dell'Olona per i primi quindici giorni di settembre non è stato ancora affrontato, anche le istituzioni provinciali e regionali finora non hanno dato riscontri.
Probabilmente su impulso dei sindaci a seguito della lettera di Arpa riprenderà il dialogo sul risanamento delle acque del fiume, soprattutto ripartirà anche l'iter per reperire i diversi milioni di euro per il primo intervento sui depuratori. Resta da vedere se miglioreranno le condizioni del fiume appena entrerà in funzione il primo fitodepuratore della zona, intanto sono appena ripartiti i lavori del Parco dell'Acqua a Gorla Maggiore. Con questo sistema le acque fognarie prima di essere immesse nell'Olona saranno ripulite grazie al sistema "verde".
Ieri pomeriggio in centinaia gli appassionati di corsa e camminate hanno solcato la pista ciclabile: i miasmi lungo le pista ciclopedonale si potevano avvertire nettamente.
Veronica Deriu
Arpa rivela: l’Olona non migliora
I dati estivi ripetono quelli dei periodi produttivi. Sindaci sul piede di guerra
VALLE OLONA - «I risultati delle analisi delle acque che l'Arpa ha effettuato in estate sull'Olona dicono che non ci sono variazioni rispetto a quando le aziende sono in attività: ora dobbiamo capire cosa accada nel fiume». Il sindaco di Marnate, Celestino Cerana, che con il collega Marco Roncari di Fagnano Olona aveva effettuato un sopralluogo lungo le sponde del corso d'acqua, è sconcertato.
Come per magia, durante la pausa estiva dal lavoro, le acque erano tornate limpide e i forti miasmi erano scomparsi in quasi tutti i tratti (eccezione fatta per la zona di Fagnano al confine con Gorla Maggiore).
Come leggere il dato? I sindaci ancora non si sono ritrovati, ma tutti hanno ricevuto i nuovi documenti aggiornati dell'ente deputato ai controlli. «Dobbiamo pensare a come risolvere il problema. Ora si riprende il dialogo e dobbiamo stendere una tabella di marcia come ci eravamo ripromessi a più livelli», dice il sindaco Cerana che da oltre 30 anni si batte per la riqualificazione delle acque e contro gli scarichi canaglia, ma anche per una corretta connessione alla rete fognaria in ogni paese.
Preoccupati anche gli amministratori di Gorla Minore. «Arpa lo ha detto chiaro: il 70 per cento è a carico degli scarichi civili – dice l'assessore all'ambiente Mauro Chiavarini - Il problema è chiaro: se i depuratori non li facciamo funzionare bene e non sono potenziati, non si capisce bene quali saranno le strategie. L'Ato non ha ancora iniziato a funzionare. Se non si raccolgono i soldi, non si fa niente. Tutti ci lamentiamo ma servono i fondi per gli interventi, sembra chiaro quello che dobbiamo fare». Sottolinea Chiavarini: «In questo periodo, la portata delle acque del fiume è inferiore, cosicché ogni agente inquinante è meno diluito e gli odori sono amplificati». Al momento sul piano politico non ci sono aggiornamenti: l'agenda degli amministratori è libera. Il tema del risanamento dell'Olona per i primi quindici giorni di settembre non è stato ancora affrontato, anche le istituzioni provinciali e regionali finora non hanno dato riscontri.
Probabilmente su impulso dei sindaci a seguito della lettera di Arpa riprenderà il dialogo sul risanamento delle acque del fiume, soprattutto ripartirà anche l'iter per reperire i diversi milioni di euro per il primo intervento sui depuratori. Resta da vedere se miglioreranno le condizioni del fiume appena entrerà in funzione il primo fitodepuratore della zona, intanto sono appena ripartiti i lavori del Parco dell'Acqua a Gorla Maggiore. Con questo sistema le acque fognarie prima di essere immesse nell'Olona saranno ripulite grazie al sistema "verde".
Ieri pomeriggio in centinaia gli appassionati di corsa e camminate hanno solcato la pista ciclabile: i miasmi lungo le pista ciclopedonale si potevano avvertire nettamente.
Veronica Deriu
Il fiume è compromesso, adesso va risanato
VALLE OLONA - (v.d.) Il fiume in passato assumeva tutti i colori dell'arcobaleno, dal rosso al turchese. Oggi la comunità lo vorrebbe ripulito, dopo un periodo felice, quando l'Olona sembrava essersi ripreso, popolato di pesci tanto che erano tornate le gare di pesca lungo le sponde. Ma i dati presentati da Arpa a fine giugno parlano chiaro: l'Olona è inquinato, seppure meno dei fiumi milanesi e brianzoli. I dati chimici, biologici e microbiologici rilevati dall'Arpa varesina evidenziano in generale una situazione di elevata compromissione, meno evidente nel tratto iniziale del corso d'acqua. Nessuna delle sostanze analizzate, in particolare i metalli pesanti, ha presentato concentrazioni superiori agli standard di qualità ambientale previsti dalla normativa. L'obiettivo prescritto anche dall'Unione Europea, a cui i sindaci vorrebbero arrivare, è il collettamento delle acque reflue civili e la depurazione di quelle industriali.
domenica 18 settembre 2011
….a proposito dei lavori di sistemazione delle strade cittadine
di Giuseppe Marazzini
18.09.2011
Spesso mi reco in Via Parma per servizio di volontariato. Andavo notando i lavori di sistemazione della via il secondo giorno di inizio scuola, quando ancora non era stata eseguita la tracciatura della pista ciclabile e degli stalli e mi chiedevo tra me e me “ ...cosa stanno facendo?” per poi ripiegare a dirmi “aspettiamo l’ultimazione dei lavori e forse si capirà il senso dell’opera”. Giovedì passo dalle Toscanini e vedo l’opera quasi conclusa: tracciatura degli stalli per le auto, della fermata autobus e della pista ciclabile, e sono rimasto piuttosto perplesso nel vedere la soluzione tecnica individuata per risistemare la strada (vedi fotografie).
Per ingrandire cliccare sull'immagine
La mia perplessità nasceva dal fatto che se con i lavori progettati si intendeva rispondere a criteri di sicurezza, l’intento non è ben riuscito, dato che con la loro realizzazione si sono creati nuovi problemi.
Per esempio, la pista ciclabile si presta ad essere occupata da automobilisti indisciplinati, così come la fermata dell’autobus, collocata fra gli stalli, rende difficoltose, in particolare durante l’orario di entrata e uscita dalle scuole, le manovre di uscita delle autovetture, con rischio di incidenti.
E poi mi domando se non è ora di dare alla città piste ciclabili serie, anziché farne spezzoni qua e là che non si sa dove cominciano né dove finiscono? Per molti rimane un mistero, ma chi si muove in bicicletta è in costante pericolo.
La sistemazione della Via Parma andava fatta e siamo sulla strada buona, ma c’è già da porvi rimedio.
Trio Lescano & Trio Darling - Bellezza in bicicletta
18.09.2011
Spesso mi reco in Via Parma per servizio di volontariato. Andavo notando i lavori di sistemazione della via il secondo giorno di inizio scuola, quando ancora non era stata eseguita la tracciatura della pista ciclabile e degli stalli e mi chiedevo tra me e me “ ...cosa stanno facendo?” per poi ripiegare a dirmi “aspettiamo l’ultimazione dei lavori e forse si capirà il senso dell’opera”. Giovedì passo dalle Toscanini e vedo l’opera quasi conclusa: tracciatura degli stalli per le auto, della fermata autobus e della pista ciclabile, e sono rimasto piuttosto perplesso nel vedere la soluzione tecnica individuata per risistemare la strada (vedi fotografie).
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La mia perplessità nasceva dal fatto che se con i lavori progettati si intendeva rispondere a criteri di sicurezza, l’intento non è ben riuscito, dato che con la loro realizzazione si sono creati nuovi problemi.
Per esempio, la pista ciclabile si presta ad essere occupata da automobilisti indisciplinati, così come la fermata dell’autobus, collocata fra gli stalli, rende difficoltose, in particolare durante l’orario di entrata e uscita dalle scuole, le manovre di uscita delle autovetture, con rischio di incidenti.
E poi mi domando se non è ora di dare alla città piste ciclabili serie, anziché farne spezzoni qua e là che non si sa dove cominciano né dove finiscono? Per molti rimane un mistero, ma chi si muove in bicicletta è in costante pericolo.
La sistemazione della Via Parma andava fatta e siamo sulla strada buona, ma c’è già da porvi rimedio.
Trio Lescano & Trio Darling - Bellezza in bicicletta
venerdì 9 settembre 2011
“In centro tutti a trenta all'ora”
di Luca Nazari
LA PREALPINA – venerdì 09/09/2011 pag.12
Il tragico incidente di mercoledì ripropone la pericolosità degli attraversamenti pedonali
LEGNANO - «La maggior parte degli attraversamenti pedonali di Legnano, se si guarda agli standard europei di sicurezza, non sarebbero a norma. Perché molti passaggi sono chiusi ai lati dai posteggi delle auto che limitano la visibilità oppure sono in prossimità di curve cieche. Così proprio gli automobilisti rischiano di vedere solo all'ultimo momento eventuali persone che attraversano la strada». Giuseppe Marazzini, consigliere comunale del gruppo Sinistra Legnanese nonché autocandidato sindaco alle elezioni del 2012, rilancia la questione della sicurezza di pedoni e ciclisti sulle strade di Legnano all'indomani del tragico incidente costato la vita a un'anziana di 85 anni in via Pio XI. Proprio Marazzini, che sul tema ha già presentato proprio quest'anno due interrogazioni specifiche, alza ulteriormente il tiro e lancia una proposta che sicuramente farà discutere: in tutte le strade della zona centrale introdurre il limite di velocità di trenta chilometri all'ora. «Così facendo spiega, si diminuirebbero molto i rischi d'investimento e d'incidenti che sono in preoccupante aumento. Del resto dopo quanto successo mercoledì mattina ormai mi riesce difficile parlare di fatalità. Bisogna fare qualcosa e al più presto, segnalando bene i passaggi pedonali e mettendo in atto tutte quelle misure prudenziali che possono ridurre al minimo eventi nefasti».
Dalla polizia locale confermano che quest'anno si è purtroppo rilevato un aumento dei pedoni feriti sulle strade della città: «Chi guida un 'auto, rimarca il mobility manager Carlo Botta, deve essere consapevole che ha in mano un'arma. Bisognerebbe innanzitutto fare un'opera di sensibilizzazione per inculcare il principio, come recita lo stesso codice della strada, che i pedoni hanno sempre la precedenza. Naturalmente anche questi ultimi devono a loro volta prestare la massima attenzione. Poi c'è la questione degli interventi strutturali, ma questo è un altro discorso».
E proprio su questo tema viene in aiuto l'assessore alla Polizia locale, Elio Faggionato: «Nell' ambito del nuovo Piano generale del traffico urbano uno degli obiettivi che ci siamo prefissi è proprio quello di dare più sicurezza alla viabilità di Legnano catalogando le strade e valutando opere che vanno dall'installazione di dossi, all'introduzione di limiti di velocità di 30 chilometri all'ora, allo spostamento di certi parcheggi ai lati delle strade che possono innescare situazioni pericolose».
Il Pgtu è tuttora in fase di studio e dovrebbe essere presentato nelle sue linee generali il prossimo autunno. Ma ci saranno i soldi necessari per attuare gli interventi in tempi di crisi? Faggionato non ha dubbi: «Li troveremo». L'assessore punta in ogni caso il dito contro certi automobilisti: «Serve sicuramente più attenzione e più rispetto delle regole. A volte si vedono comportamenti talmente scriteriati che mi fanno dire che molti dovrebbero tornare a scuola guida».
LA PREALPINA – venerdì 09/09/2011 pag.12
Il tragico incidente di mercoledì ripropone la pericolosità degli attraversamenti pedonali
LEGNANO - «La maggior parte degli attraversamenti pedonali di Legnano, se si guarda agli standard europei di sicurezza, non sarebbero a norma. Perché molti passaggi sono chiusi ai lati dai posteggi delle auto che limitano la visibilità oppure sono in prossimità di curve cieche. Così proprio gli automobilisti rischiano di vedere solo all'ultimo momento eventuali persone che attraversano la strada». Giuseppe Marazzini, consigliere comunale del gruppo Sinistra Legnanese nonché autocandidato sindaco alle elezioni del 2012, rilancia la questione della sicurezza di pedoni e ciclisti sulle strade di Legnano all'indomani del tragico incidente costato la vita a un'anziana di 85 anni in via Pio XI. Proprio Marazzini, che sul tema ha già presentato proprio quest'anno due interrogazioni specifiche, alza ulteriormente il tiro e lancia una proposta che sicuramente farà discutere: in tutte le strade della zona centrale introdurre il limite di velocità di trenta chilometri all'ora. «Così facendo spiega, si diminuirebbero molto i rischi d'investimento e d'incidenti che sono in preoccupante aumento. Del resto dopo quanto successo mercoledì mattina ormai mi riesce difficile parlare di fatalità. Bisogna fare qualcosa e al più presto, segnalando bene i passaggi pedonali e mettendo in atto tutte quelle misure prudenziali che possono ridurre al minimo eventi nefasti».
Dalla polizia locale confermano che quest'anno si è purtroppo rilevato un aumento dei pedoni feriti sulle strade della città: «Chi guida un 'auto, rimarca il mobility manager Carlo Botta, deve essere consapevole che ha in mano un'arma. Bisognerebbe innanzitutto fare un'opera di sensibilizzazione per inculcare il principio, come recita lo stesso codice della strada, che i pedoni hanno sempre la precedenza. Naturalmente anche questi ultimi devono a loro volta prestare la massima attenzione. Poi c'è la questione degli interventi strutturali, ma questo è un altro discorso».
E proprio su questo tema viene in aiuto l'assessore alla Polizia locale, Elio Faggionato: «Nell' ambito del nuovo Piano generale del traffico urbano uno degli obiettivi che ci siamo prefissi è proprio quello di dare più sicurezza alla viabilità di Legnano catalogando le strade e valutando opere che vanno dall'installazione di dossi, all'introduzione di limiti di velocità di 30 chilometri all'ora, allo spostamento di certi parcheggi ai lati delle strade che possono innescare situazioni pericolose».
Il Pgtu è tuttora in fase di studio e dovrebbe essere presentato nelle sue linee generali il prossimo autunno. Ma ci saranno i soldi necessari per attuare gli interventi in tempi di crisi? Faggionato non ha dubbi: «Li troveremo». L'assessore punta in ogni caso il dito contro certi automobilisti: «Serve sicuramente più attenzione e più rispetto delle regole. A volte si vedono comportamenti talmente scriteriati che mi fanno dire che molti dovrebbero tornare a scuola guida».
giovedì 8 settembre 2011
Rione “Oltresaronnese”, è giunto il momento di cambiare le cose
di Giuseppe Marazzini
08.09.2011
Alla fine degli anni 50’ recarsi nell’Oltresaronnese era quasi una avventura anche per un legnanese. Le prime case sorsero nei primi anni 60’; non c’erano ancora i nuovi capannoni della Pomini, e le opere di urbanizzazione (strade asfaltate e marciapiedi) arrivarono parecchio tempo dopo. Penso di non sbagliare se l’unico punto di aggregazione (e tutt’ora credo che sia rimasto l’unico) che permise di dare visibilità alla comunità insediatosi nell’Oltresaronnese fu la costruzione, nel 1984, della “chiesetta” dedicata al Santo Bambino di Praga, della parrocchia di Santa Teresa del Bambin Gesù dei Carmelitani Scalzi. Dopo quasi 50 anni dai primi insediamenti, il rione si è molto ingrandito ma le problematiche più volte poste sul tavolo della pubblica amministrazione sono rimaste pressoché irrisolte. Ora non c’è più neanche traccia di un collegamento tramite il servizio di trasporto locale. Del rione se ne parla anche a scuola: “Il tessuto urbano registra una scarsa presenza di aree industriali, concentrate nella zona “Oltre autostrada/Oltresaronnese”, mentre è elevata la residenzialità privata, con agglomerati di edilizia popolare, in particolare si segnala l’aumento di nuova residenzialità che ha favorito l’arrivo di nuove famiglie soprattutto dal capoluogo milanese. Il quartiere risulta altresì privo di servizi pubblici e servizi commerciali”. (dal Piano offerta formativa ICS Manzoni-Tosi a.s. 2010-11)
Negli ultimi 20 anni cosa hanno detto più che fatto le istituzioni per il rione “Oltresaronnese”.
Nel documento di piano del PGT 2011 (Piano di Governo del Territorio), strumento che andrà a sostituire il Piano Regolatore, si legge che per la Saronnese: “È il caso più difficile poiché questa strada ha ormai definitivamente assunto il carattere di grande asse di scorrimento, estraneo agli insediamenti che attraversa, salvo i centri commerciali, che di tale condizione sono la diretta conseguenza. Anche a causa della incoerenza fra il tracciato stradale ed il confine comunale, le occasioni di intervento sono ... :
a. il tratto corrispondente al quartiere di via Leoncavallo, al quale andrebbe garantita una migliore connessione con la parte centrale della città realizzando percorsi protetti di attraversamento, sfruttando allo scopo le residue aree libere ancora disponibili in prossimità dell’asse viario”.
Nell’ottobre 2002, con una interrogazione, i consiglieri di opposizione criticarono la rinuncia da parte dell’allora amministrazione comunale del progetto di risistemazione della viabilità lungo la Saronnese, ivi compresa una pista ciclabile, per aver perso un causa davanti al TAR promossa dalla società Agip (vizio di forma nel procedimento di acquisizione area). Il progetto, dell’importo di circa 350 mila euro, invece di essere rivisto alla luce della sentenza, fu completamente abbandonato.
In quel frangente si chiese all’amministrazione di:
1. rendere sicura la circolazione dei ciclisti e pedoni lungo la Saronnese;
2. garantire una migliore accessibilità al quartiere a nord della Saronnese;
3. rendere possibile, anche ai ciclisti e pedoni, di recarsi dai rioni Olmina e Oltresaronnese alla zona di via Jucker e dei Boschi Tosi, vista la pericolosità nell’attraversamento la rotonda di via Filzi e il cavalcavia autostradale dove non esiste marciapiede;
4. combattere la sosta selvaggia che spesso si verifica in prossimità delle strutture commerciali “OBI” e “Roadhouse Grill”.
“L’8 maggio 1992 alle ore 16 viene chiuso lo sbocco della via Olmina sulla via Saronnese, in sostituzione viene aperto il nuovo prolungamento della via Fabio Filzi che si immette sulla via Saronnese. Si apre così il nuovo svincolo che comprende anche l’uscita dell’autostrada Milano-Laghi di Castellanza. Il nuovo svincolo creato apposta per snellire il traffico di autoveicoli non tiene in considerazione dei cicli e motocicli e soprattutto dei pedoni, di fatti viene soppresso il semaforo pedonale che era stato tanto atteso e richiesto parecchi anni prima da parte degli abitanti dell’Oltresaronnese, che ancora una volta restano tagliati fuori dal resto del rione”. (Cascina Olmina in Legnano di Giovanni Pedrotti)
Rione Oltresaronnese
Per ingrandire cliccare sull'immagine, poi usare lo zoom.
Di tutto ciò ne parleremo domenica mattina 11 settembre 2011 alle ore 11.00 (salvo maltempo), davanti alla chiesetta del Santo Bambino di Praga in via Fogazzaro.
08.09.2011
Alla fine degli anni 50’ recarsi nell’Oltresaronnese era quasi una avventura anche per un legnanese. Le prime case sorsero nei primi anni 60’; non c’erano ancora i nuovi capannoni della Pomini, e le opere di urbanizzazione (strade asfaltate e marciapiedi) arrivarono parecchio tempo dopo. Penso di non sbagliare se l’unico punto di aggregazione (e tutt’ora credo che sia rimasto l’unico) che permise di dare visibilità alla comunità insediatosi nell’Oltresaronnese fu la costruzione, nel 1984, della “chiesetta” dedicata al Santo Bambino di Praga, della parrocchia di Santa Teresa del Bambin Gesù dei Carmelitani Scalzi. Dopo quasi 50 anni dai primi insediamenti, il rione si è molto ingrandito ma le problematiche più volte poste sul tavolo della pubblica amministrazione sono rimaste pressoché irrisolte. Ora non c’è più neanche traccia di un collegamento tramite il servizio di trasporto locale. Del rione se ne parla anche a scuola: “Il tessuto urbano registra una scarsa presenza di aree industriali, concentrate nella zona “Oltre autostrada/Oltresaronnese”, mentre è elevata la residenzialità privata, con agglomerati di edilizia popolare, in particolare si segnala l’aumento di nuova residenzialità che ha favorito l’arrivo di nuove famiglie soprattutto dal capoluogo milanese. Il quartiere risulta altresì privo di servizi pubblici e servizi commerciali”. (dal Piano offerta formativa ICS Manzoni-Tosi a.s. 2010-11)
Negli ultimi 20 anni cosa hanno detto più che fatto le istituzioni per il rione “Oltresaronnese”.
Nel documento di piano del PGT 2011 (Piano di Governo del Territorio), strumento che andrà a sostituire il Piano Regolatore, si legge che per la Saronnese: “È il caso più difficile poiché questa strada ha ormai definitivamente assunto il carattere di grande asse di scorrimento, estraneo agli insediamenti che attraversa, salvo i centri commerciali, che di tale condizione sono la diretta conseguenza. Anche a causa della incoerenza fra il tracciato stradale ed il confine comunale, le occasioni di intervento sono ... :
a. il tratto corrispondente al quartiere di via Leoncavallo, al quale andrebbe garantita una migliore connessione con la parte centrale della città realizzando percorsi protetti di attraversamento, sfruttando allo scopo le residue aree libere ancora disponibili in prossimità dell’asse viario”.
Nell’ottobre 2002, con una interrogazione, i consiglieri di opposizione criticarono la rinuncia da parte dell’allora amministrazione comunale del progetto di risistemazione della viabilità lungo la Saronnese, ivi compresa una pista ciclabile, per aver perso un causa davanti al TAR promossa dalla società Agip (vizio di forma nel procedimento di acquisizione area). Il progetto, dell’importo di circa 350 mila euro, invece di essere rivisto alla luce della sentenza, fu completamente abbandonato.
In quel frangente si chiese all’amministrazione di:
1. rendere sicura la circolazione dei ciclisti e pedoni lungo la Saronnese;
2. garantire una migliore accessibilità al quartiere a nord della Saronnese;
3. rendere possibile, anche ai ciclisti e pedoni, di recarsi dai rioni Olmina e Oltresaronnese alla zona di via Jucker e dei Boschi Tosi, vista la pericolosità nell’attraversamento la rotonda di via Filzi e il cavalcavia autostradale dove non esiste marciapiede;
4. combattere la sosta selvaggia che spesso si verifica in prossimità delle strutture commerciali “OBI” e “Roadhouse Grill”.
“L’8 maggio 1992 alle ore 16 viene chiuso lo sbocco della via Olmina sulla via Saronnese, in sostituzione viene aperto il nuovo prolungamento della via Fabio Filzi che si immette sulla via Saronnese. Si apre così il nuovo svincolo che comprende anche l’uscita dell’autostrada Milano-Laghi di Castellanza. Il nuovo svincolo creato apposta per snellire il traffico di autoveicoli non tiene in considerazione dei cicli e motocicli e soprattutto dei pedoni, di fatti viene soppresso il semaforo pedonale che era stato tanto atteso e richiesto parecchi anni prima da parte degli abitanti dell’Oltresaronnese, che ancora una volta restano tagliati fuori dal resto del rione”. (Cascina Olmina in Legnano di Giovanni Pedrotti)
Rione Oltresaronnese
Per ingrandire cliccare sull'immagine, poi usare lo zoom.
Di tutto ciò ne parleremo domenica mattina 11 settembre 2011 alle ore 11.00 (salvo maltempo), davanti alla chiesetta del Santo Bambino di Praga in via Fogazzaro.
Giuseppe Marazzini, Consigliere Comunale della Sinistra Legnanese, nonché autocandidato Sindaco nelle prossime amministrative che si terranno nella primavera 2012.
venerdì 2 settembre 2011
“Io sono più bravo di tutti” (oppure “Lorenzo il Magnifico”)
di Giuseppe Marazzini
02.09.2011
Vitali dice: “per i legnanesi niente sorprese” (il Giorno martedì 30.8.2011), dichiarazione impegnativa, io suggerirei di stare all’erta. Il farma-sindaco è spesso soggetto a cambiamenti d’opinione e poi un po’ di sorprese le ha già anticipate. Fa sapere che lui non ha partecipato alla protesta dei sindaci del 29 agosto perché politico di stirpe nobile che non ha bisogno di protestare. Lui confida nelle manovre del trio “gli evasori e i ricchi non si toccano”. Ha pure la faccia tosta, essendo, appunto politico di grande scuola, di tirare in ballo il sindaco di Milano Pisapia, dichiarando che a differenza di Milano, a Legnano non ci sarà un aumento del biglietto del bus del 50 per cento, e l’irpef è e rimarrà a zero.
Le sorpresone della giunta Vitali:
1. la vendita a privati della nuova casa di riposo Accorsi, una sorpresa che molto inciderà sul reddito di parecchie famiglie;
2. la cessione a privati dell’Azienda Speciale “CFP – Agenzia per la formazione, l’orientamento, il lavoro e i servizi alla persone di Legnano” di via Cuttica;
3. la revisione del trasporto pubblico locale che per contenere i costi ha cancellato un bel po’ di fermate, tant’è che un rione intero, quello dell’Oltre Saronnese, non avrà nessun collegamento con la città, mentre le scuole Tosi e Manzoni, nonostante la nuova linea “S”, hanno rischiato di non essere direttamente collegate con i bacini di provenienza dei loro studenti (Canazza e via Roma).
4. per quanto riguarda l’irpef: “a decorrere dal 2012 ne viene prevista l’istituzione con aliquota dell’0,8%...” (Relazione Previsionale e Programmatica, 2011-2013, pag.9). Inoltre: “Di rilevante incidenza sono le disposizioni relative al concorso richiesto agli enti locali per la realizzazione degli obiettivi di finanza pubblica, che impongono ai comuni come Legnano pesanti penalizzazioni all’autonomia finanziaria e con ciò obbligando a sacrifici e decisioni a carattere straordinario non di poco conto per la cittadinanza” (Relazione Bilancio di Previsione 2011, pag.18). Infine: “il raggiungimento del saldo programmatico del patto di stabilità è legato all’effettivo concretizzarsi delle dismissioni programmate...” (Bilancio annuale 2011- Pluriennale 2011-2013, pag. 21).
Come incideranno i tagli del Governo su Legnano?
“Per il 2011 lo Stato aveva già tagliato circa un milione e 800 mila euro di trasferimenti e per il 2012 la correzione del debito statale potrebbe causare un’ulteriore riduzione superiore al milione di euro…” (La Prealpina giovedì 18.8.2011). La protesta dei sindaci pare avere ottenuto una riduzione dei tagli, da 6 a 4 miliardi di euro. Si tratterà di vedere se questo risultato verrà garantito dal Governo, e comunque sempre di un bel taglio si tratta, parecchi servizi forniti dai comuni verranno ridotti.
Mi auguro che Vitali non faccia come la Moratti, che alla fine del suo mandato ha lasciato un bilancio in “ordine”, ma di tipo gruviera, ovvero con tanti bei buchi.
Musica Rinascimentale: "Chiare fresche dolci acque" Simone Sorini con Ass. Petrarca
02.09.2011
Vitali dice: “per i legnanesi niente sorprese” (il Giorno martedì 30.8.2011), dichiarazione impegnativa, io suggerirei di stare all’erta. Il farma-sindaco è spesso soggetto a cambiamenti d’opinione e poi un po’ di sorprese le ha già anticipate. Fa sapere che lui non ha partecipato alla protesta dei sindaci del 29 agosto perché politico di stirpe nobile che non ha bisogno di protestare. Lui confida nelle manovre del trio “gli evasori e i ricchi non si toccano”. Ha pure la faccia tosta, essendo, appunto politico di grande scuola, di tirare in ballo il sindaco di Milano Pisapia, dichiarando che a differenza di Milano, a Legnano non ci sarà un aumento del biglietto del bus del 50 per cento, e l’irpef è e rimarrà a zero.
Le sorpresone della giunta Vitali:
1. la vendita a privati della nuova casa di riposo Accorsi, una sorpresa che molto inciderà sul reddito di parecchie famiglie;
2. la cessione a privati dell’Azienda Speciale “CFP – Agenzia per la formazione, l’orientamento, il lavoro e i servizi alla persone di Legnano” di via Cuttica;
3. la revisione del trasporto pubblico locale che per contenere i costi ha cancellato un bel po’ di fermate, tant’è che un rione intero, quello dell’Oltre Saronnese, non avrà nessun collegamento con la città, mentre le scuole Tosi e Manzoni, nonostante la nuova linea “S”, hanno rischiato di non essere direttamente collegate con i bacini di provenienza dei loro studenti (Canazza e via Roma).
4. per quanto riguarda l’irpef: “a decorrere dal 2012 ne viene prevista l’istituzione con aliquota dell’0,8%...” (Relazione Previsionale e Programmatica, 2011-2013, pag.9). Inoltre: “Di rilevante incidenza sono le disposizioni relative al concorso richiesto agli enti locali per la realizzazione degli obiettivi di finanza pubblica, che impongono ai comuni come Legnano pesanti penalizzazioni all’autonomia finanziaria e con ciò obbligando a sacrifici e decisioni a carattere straordinario non di poco conto per la cittadinanza” (Relazione Bilancio di Previsione 2011, pag.18). Infine: “il raggiungimento del saldo programmatico del patto di stabilità è legato all’effettivo concretizzarsi delle dismissioni programmate...” (Bilancio annuale 2011- Pluriennale 2011-2013, pag. 21).
Come incideranno i tagli del Governo su Legnano?
“Per il 2011 lo Stato aveva già tagliato circa un milione e 800 mila euro di trasferimenti e per il 2012 la correzione del debito statale potrebbe causare un’ulteriore riduzione superiore al milione di euro…” (La Prealpina giovedì 18.8.2011). La protesta dei sindaci pare avere ottenuto una riduzione dei tagli, da 6 a 4 miliardi di euro. Si tratterà di vedere se questo risultato verrà garantito dal Governo, e comunque sempre di un bel taglio si tratta, parecchi servizi forniti dai comuni verranno ridotti.
Mi auguro che Vitali non faccia come la Moratti, che alla fine del suo mandato ha lasciato un bilancio in “ordine”, ma di tipo gruviera, ovvero con tanti bei buchi.
Musica Rinascimentale: "Chiare fresche dolci acque" Simone Sorini con Ass. Petrarca
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