di Giuseppe Marazzini
30.12.2011
Alberto Centinaio polemizza con il sindaco Vitali per la presenza di 6 militari in funzione di ausiliari alle nostre forze dell’ordine cittadine. Per la verità è una polemica che mi mette a disagio perché non dà risposte ai problemi reali. La presenza dei militari, voluta dal sindaco Vitali, è una chiara forzatura istituzionale. Poteva, per esempio, convocare una conferenza dei capigruppo almeno per informare prima di decidere. Se alla fine risulterà che Vitali ha barato per fini elettorali, penso che una parte del suo elettorato si sentirà raggirato e avrà qualche elemento in più per non riconfermarlo sindaco.
Certamente l’arrivo dei militari certifica lo stato di crisi in cui versano le forze dell’ordine e la città di Legnano non ne è immune. Questo sì che va spiegato ai cittadini legnanesi. **Le proteste promosse dai sindacati di polizia contro il passato Governo ed il nuovo sono un preciso segnale dello stato di forte abbandono di questo settore.
La sicurezza urbana va affrontata con personale preparato e con mezzi efficienti e adeguati. Ma le risorse locali sono sufficienti? I “patti” locali di coordinamento interforze sono efficaci? Con che modalità le nostre “polizie” rispondono alla domanda di sicurezza urbana poste dai cittadini? Ad esempio qual’è la risposta a:
- rischio effettivo di essere vittima di intimidazioni;
- disagio di fronte ad atti di vandalismo,
- dormire e orinare in luogo pubblico;
- degrado del territorio, dalla manutenzione e cura del verde alla pulizia delle strade e alla loro illuminazione;
- percezione di insicurezza (concetto disgiunto dalla reale insicurezza) e paura come sentimento soggettivo non necessariamente legato all’aumento del rischio?
Bisognerebbe per prima cosa fare il punto sull’efficacia delle svariate ordinanze sindacali proibizioniste emesse negli ultimi anni e verificare se queste hanno realmente sortito un qualche effetto positivo sui comportamenti che si voleva sanzionare oppure se, al contrario, hanno solo sovraccaricato le forze dell’ordine di un lavoro inconcludente. Inoltre la sicurezza urbana non può prescindere da come è fatta la città e, purtroppo, nel recente PGT la questione della “sicurezza urbana” nel contesto di un nuovo piano urbanistico non ha trovato spazio.
Più che “tavoli” di concertazione, che in questi casi corrono il rischio di produrre solo parole, servono azioni progettuali che affrontino il tema della sicurezza urbana nelle sue diverse sfaccettature, dal dare vitalità agli spazi pubblici e privati “morti”, alla osservazione dei luoghi potenzialmente pericolosi, ai servizi per l’inclusione sociale dei settori marginali della popolazione: lavoro progettuale che può essere efficacemente svolto a livello comunale coinvolgendo, con modalità interdisciplinare, la Commissione Territorio, la Commissione Servizi Sociali, la Commissione Istruzione e la nuova Commissione delle Pari Opportunità.
**Approfondimento sulle proteste promosse dai sindacati di polizia - articolo de La Repubblica del 18 ottobre 2011: Tagli, la protesta dei poliziotti "Chiediamo la benzina ai cittadini"
AQUARIUS - LET THE SUNSHINE IN - Hair - The 5th Dimension
venerdì 30 dicembre 2011
martedì 27 dicembre 2011
Incontro di approfondimento sul Bilancio Partecipato
La Bottega di Giuseppe
27.12.2011
Giovedì 29 dicembre 2011 alle ore 21.00 presso la Cooperativa - Le Strade del Fresco - di Legnano in via Pietro Micca 92, organizzato da “La Bottega di Giuseppe”, si terrà un primo incontro di approfondimento sul tema del Bilancio Partecipato. Cos’è il bilancio partecipato? “Una modalità di elaborazione del bilancio comunale che si caratterizza come un processo di discussione che ricorre alla partecipazione diretta dei cittadini nella definizione di scelte finanziarie su alcuni ambiti predefiniti di spesa comunale ... Il cuore del bilancio partecipato consiste nel destinare una quota di bilancio alla decisione diretta dei cittadini, i quali esprimono le loro priorità che l'amministrazione comunale si impegna a realizzare secondo le tipologie e i limiti di spesa ammessi ...”.
Ci accompagnerà nell’approfondimento del tema Stefano Stortone, che ha coordinato per conto del comune di Canegrate il coinvolgimento dei cittadini nel percorso di partecipazione. L’incontro è aperto a tutti, ed è in preparazione a un seminario pubblico sempre sul tema, che si terrà nei primi mesi del 2012.
27.12.2011
Giovedì 29 dicembre 2011 alle ore 21.00 presso la Cooperativa - Le Strade del Fresco - di Legnano in via Pietro Micca 92, organizzato da “La Bottega di Giuseppe”, si terrà un primo incontro di approfondimento sul tema del Bilancio Partecipato. Cos’è il bilancio partecipato? “Una modalità di elaborazione del bilancio comunale che si caratterizza come un processo di discussione che ricorre alla partecipazione diretta dei cittadini nella definizione di scelte finanziarie su alcuni ambiti predefiniti di spesa comunale ... Il cuore del bilancio partecipato consiste nel destinare una quota di bilancio alla decisione diretta dei cittadini, i quali esprimono le loro priorità che l'amministrazione comunale si impegna a realizzare secondo le tipologie e i limiti di spesa ammessi ...”.
Ci accompagnerà nell’approfondimento del tema Stefano Stortone, che ha coordinato per conto del comune di Canegrate il coinvolgimento dei cittadini nel percorso di partecipazione. L’incontro è aperto a tutti, ed è in preparazione a un seminario pubblico sempre sul tema, che si terrà nei primi mesi del 2012.
sabato 24 dicembre 2011
venerdì 23 dicembre 2011
MARAZZINI SI DEDICA ALLA CULTURA
di Maura Giunta
Settegiorni - Alto Milanese del 23/12/11
POLITICA IL CANDIDATO A SINDACO HA ACCOMPAGNATO UN GRUPPO DI CITTADINI ALLA MOSTRA DI ZORAN MUSIC
Dopo la mostra il trasferimento al centro sociale di Mazzafame per gli auguri di Natale.
Legnano - Composto ed attento il gruppo che ha accompagnato Giuseppe Marazzini in visita una settimana fa alla mostra di Zoran Music , a Palazzo Leone da Perego a Legnano. Uscita pubblica di tipo culturale, questa volta, per l'auto candidato sindaco alle elezioni del 2012, che ha invitato i cittadini ed alcuni amici a partecipare ad una visita guidata della particolare esposizione. Più precisamente «Lbottega di Giuseppe» si è spostata dalla sua sede abituale di via P. Micca 92 per proporre ai cittadini di visitare insieme la mostra. Il gruppo è stato introdotto alla mostra e guidato attraverso i suoi spazi da Luigi Marcon , docente di lettere e storia all'Istituto Bernocchi.
Lo storico ha presentato la figura di Music ricordando i passaggi salienti della sua vita personale e professionale, in riferimento alle opere pittoriche esposte a Leone da Perego, ispirate alla sua tragica esperienza vissuta nel campo di sterminio di Dachau. Marcon ha anticipato la visione delle opere illustrando il tema della prigionia, e degli escamotage adottati da Music per riuscire a dipingere, e a rimanere in vita. «Questa mostra è un evento importante per la città , che merita di essere visitata», ha detto Marazzini, «Ci sono dei momenti della storia che non si possono dimenticare, e le opere di Music offrono una testimonianza diretta, profonda e toccante, di quello che è stato». Marcon ha commentato i disegni e i dipinti di Music esposti, proponendo alcune chiavi di lettura. L'uso del colore pressoché assente, l'uso delle ombre, il caratteristico tratto dei volti raffigurati: tutto riporta al dolore e allo sgomento dell'autore, che si è trovato davanti a cataste di cadaveri e non ha potuto fare a meno di rappresentarle, per testimoniarle. «Notate i corpi appena tracciati, mentre le teste di quelle persone si aprono in un grido», ha spiegato Marcon, «Credo che Zoran Music sia riuscito a dare finalmente voce a quelle persone». Dopo la mostra il gruppo si è trasferito al centro sociale di Mazzafame di via dei Salici, per uno scambio di auguri di buone feste, con tè e biscotti.
Settegiorni - Alto Milanese del 23/12/11
POLITICA IL CANDIDATO A SINDACO HA ACCOMPAGNATO UN GRUPPO DI CITTADINI ALLA MOSTRA DI ZORAN MUSIC
Dopo la mostra il trasferimento al centro sociale di Mazzafame per gli auguri di Natale.
Legnano - Composto ed attento il gruppo che ha accompagnato Giuseppe Marazzini in visita una settimana fa alla mostra di Zoran Music , a Palazzo Leone da Perego a Legnano. Uscita pubblica di tipo culturale, questa volta, per l'auto candidato sindaco alle elezioni del 2012, che ha invitato i cittadini ed alcuni amici a partecipare ad una visita guidata della particolare esposizione. Più precisamente «Lbottega di Giuseppe» si è spostata dalla sua sede abituale di via P. Micca 92 per proporre ai cittadini di visitare insieme la mostra. Il gruppo è stato introdotto alla mostra e guidato attraverso i suoi spazi da Luigi Marcon , docente di lettere e storia all'Istituto Bernocchi.
Lo storico ha presentato la figura di Music ricordando i passaggi salienti della sua vita personale e professionale, in riferimento alle opere pittoriche esposte a Leone da Perego, ispirate alla sua tragica esperienza vissuta nel campo di sterminio di Dachau. Marcon ha anticipato la visione delle opere illustrando il tema della prigionia, e degli escamotage adottati da Music per riuscire a dipingere, e a rimanere in vita. «Questa mostra è un evento importante per la città , che merita di essere visitata», ha detto Marazzini, «Ci sono dei momenti della storia che non si possono dimenticare, e le opere di Music offrono una testimonianza diretta, profonda e toccante, di quello che è stato». Marcon ha commentato i disegni e i dipinti di Music esposti, proponendo alcune chiavi di lettura. L'uso del colore pressoché assente, l'uso delle ombre, il caratteristico tratto dei volti raffigurati: tutto riporta al dolore e allo sgomento dell'autore, che si è trovato davanti a cataste di cadaveri e non ha potuto fare a meno di rappresentarle, per testimoniarle. «Notate i corpi appena tracciati, mentre le teste di quelle persone si aprono in un grido», ha spiegato Marcon, «Credo che Zoran Music sia riuscito a dare finalmente voce a quelle persone». Dopo la mostra il gruppo si è trasferito al centro sociale di Mazzafame di via dei Salici, per uno scambio di auguri di buone feste, con tè e biscotti.
domenica 18 dicembre 2011
... e non ditemi che è un Natale equo e solidale ...
di Giuseppe Marazzini
18.12.2011
L’anno sta finendo con Berlusconi a “riposo” (spero ci rimanga) e, al suo posto, una squadra di professori impegnati a “salvare l’Italia”. Il pivot è il professor Monti il quale, impegnato a far bella figura in Europa, si è dimenticato di salvare gli italiani. A quando un bel decreto per salvare gli italiani autentici?
Quelli, ad esempio, che non evadono le tasse,
quelli che non lucrano o sfruttano con il lavoro in “nero”,
quelli che precarizzati da giovani stanno diventando ormai vecchi precarizzati,
quelli che licenziati non troveranno mai un nuovo posto di lavoro perché 50enni,
quelli che non si possono curare adeguatamente perché hanno una pensione minima o insufficiente per poter vivere dignitosamente,
quelli che non possono pagare ai propri figli una istruzione qualificata,
quelli che mangiano nelle mense dei poveri della Caritas,
quelli che aiutano il prossimo e quelli che……..non possiedono ricchezza.
Metà della ricchezza nazionale è in mano al 10% dei più ricchi del Paese, che pagheranno si e no l’1% della stangata in arrivo. Il restante 99% la pagherà tutto il resto, e la maggior parte dei costi ricadrà sulle spalle dei lavoratori e dei pensionati. Gli uomini andranno in pensione a 66 anni e a 62-63 le donne, una vergogna sociale che colpisce le condizioni di lavoro di chi fatica davvero, di chi non ce la fa ad arrivare a fine mese, di chi non ha i contributi sufficienti. La pensione di anzianità sale fino ai 42 anni di lavoro; ancora una volta a danno di chi soprattutto fa i lavori più faticosi ed usuranti. I giovani ancora una volta vengono imbrogliati, precari sono e precari rimarranno fino alla vecchiaia.
E poi giù con una valanga di tasse, da quelle sulla prima casa a quelle sulla benzina, dall’aumento dell’IVA all’aumento dei ticket sanitari, dall’aumento delle tariffe dei servizi sociali a quelli dei servizi pubblici (trasporti, rifiuti, acqua, gas, ecc.). A fronte di tutto questo le caste e gli speculatori economici non vengono sostanzialmente toccati. Non c’è una patrimoniale sulle grandi ricchezze, non si toccano le spese militari o per le grandi opere, o gli sprechi veri della pubblica amministrazione.
Una volta, nelle manifestazioni operaie e sindacali, si gridava: “aumenta la pasta! aumenta la benzina! governo ladro, governo di rapina!"; ora si chiede “equità.. equità…”. Pare che pronunciare le parole giustizia sociale ai politici in parlamento faccia venire l’orticaria.
Per quanto possibile, buone feste a tutti.
18.12.2011
L’anno sta finendo con Berlusconi a “riposo” (spero ci rimanga) e, al suo posto, una squadra di professori impegnati a “salvare l’Italia”. Il pivot è il professor Monti il quale, impegnato a far bella figura in Europa, si è dimenticato di salvare gli italiani. A quando un bel decreto per salvare gli italiani autentici?
Quelli, ad esempio, che non evadono le tasse,
quelli che non lucrano o sfruttano con il lavoro in “nero”,
quelli che precarizzati da giovani stanno diventando ormai vecchi precarizzati,
quelli che licenziati non troveranno mai un nuovo posto di lavoro perché 50enni,
quelli che non si possono curare adeguatamente perché hanno una pensione minima o insufficiente per poter vivere dignitosamente,
quelli che non possono pagare ai propri figli una istruzione qualificata,
quelli che mangiano nelle mense dei poveri della Caritas,
quelli che aiutano il prossimo e quelli che……..non possiedono ricchezza.
Metà della ricchezza nazionale è in mano al 10% dei più ricchi del Paese, che pagheranno si e no l’1% della stangata in arrivo. Il restante 99% la pagherà tutto il resto, e la maggior parte dei costi ricadrà sulle spalle dei lavoratori e dei pensionati. Gli uomini andranno in pensione a 66 anni e a 62-63 le donne, una vergogna sociale che colpisce le condizioni di lavoro di chi fatica davvero, di chi non ce la fa ad arrivare a fine mese, di chi non ha i contributi sufficienti. La pensione di anzianità sale fino ai 42 anni di lavoro; ancora una volta a danno di chi soprattutto fa i lavori più faticosi ed usuranti. I giovani ancora una volta vengono imbrogliati, precari sono e precari rimarranno fino alla vecchiaia.
E poi giù con una valanga di tasse, da quelle sulla prima casa a quelle sulla benzina, dall’aumento dell’IVA all’aumento dei ticket sanitari, dall’aumento delle tariffe dei servizi sociali a quelli dei servizi pubblici (trasporti, rifiuti, acqua, gas, ecc.). A fronte di tutto questo le caste e gli speculatori economici non vengono sostanzialmente toccati. Non c’è una patrimoniale sulle grandi ricchezze, non si toccano le spese militari o per le grandi opere, o gli sprechi veri della pubblica amministrazione.
Una volta, nelle manifestazioni operaie e sindacali, si gridava: “aumenta la pasta! aumenta la benzina! governo ladro, governo di rapina!"; ora si chiede “equità.. equità…”. Pare che pronunciare le parole giustizia sociale ai politici in parlamento faccia venire l’orticaria.
Per quanto possibile, buone feste a tutti.
Liberalizzazioni, il nuovo mantra
Scritto da Alessandro Robecchi - il manifesto 18 Dicembre 2011
Ogni sfiga porta attaccata a sé una parola. La parola diventa slogan, e si ripete incessantemente finché perde ogni significato reale. Nel giro di pochi mesi diventa un mantra ipnotico. Nel giro di qualche anno diventa un segno dei tempi. Negli anni Novanta si cominciò a pronunciare incessantemente la parola "flessibilità" e a ripetere che il lavoro era troppo rigido. Ora, vent'anni dopo, le condizioni dei lavoratori flessibili ricordano vagamente quelle dei raccoglitori di cotone dell'Alabama di un paio di secoli fa, con la beffa che i precari dei call center, dovendo correre a fare un altro lavoro, non hanno tempo per cantare il blues. Altra parola che ci accompagna (ci segue con un randello, si direbbe) è "liberalizzazioni". Ciascuno, preso da furore liberalizzatore, indica indignato questa o quella casta colpevole di bloccare il paese. Così come la flessibilità avrebbe dovuto farci spiccare un grande salto (e s'è visto), allo stesso modo le liberalizzazioni dovrebbero aprire davanti ai nostri occhi un futuro luminoso.
E s'è già visto pure questo. Felicemente liberalizzate, le assicurazioni auto hanno quasi triplicato il prezzo delle polizze. I servizi bancari sono schizzati alle stelle, i trasporti ferroviari pure, i pedaggi autostradali peggio mi sento, i viaggi aerei sono più cari, i trasporti urbani hanno aumentato le tariffe (molto più della qualità dei servizi) e il gas costa di più. Tutto molto oltre l'inflazione. Si saluta come un miracolo di modernizzazione che treni di nuovi operatori solchino i nostri binari e sfreccino sulle nostre tratte, ma si tratta di treni per ceti alti e altissimi, mentre i pendolari viaggiano nelle condizioni degli hobos della Grande Depressione, senza nemmeno un Woody Guthrie che gli suoni la chitarra. Probabilmente, peraltro, lo lincerebbero per esasperazione in sala d'aspetto, mentre sul binario 1 sfreccia uno scintillante convoglio griffato, rivestito in pelle e popolato da managers dinamici ed eleganti. Tutti presi a discettare di quanto siano importanti, per il paese, le famose liberalizzazioni.
Woody Guthrie - All You Fascists Bound To Lose
Ogni sfiga porta attaccata a sé una parola. La parola diventa slogan, e si ripete incessantemente finché perde ogni significato reale. Nel giro di pochi mesi diventa un mantra ipnotico. Nel giro di qualche anno diventa un segno dei tempi. Negli anni Novanta si cominciò a pronunciare incessantemente la parola "flessibilità" e a ripetere che il lavoro era troppo rigido. Ora, vent'anni dopo, le condizioni dei lavoratori flessibili ricordano vagamente quelle dei raccoglitori di cotone dell'Alabama di un paio di secoli fa, con la beffa che i precari dei call center, dovendo correre a fare un altro lavoro, non hanno tempo per cantare il blues. Altra parola che ci accompagna (ci segue con un randello, si direbbe) è "liberalizzazioni". Ciascuno, preso da furore liberalizzatore, indica indignato questa o quella casta colpevole di bloccare il paese. Così come la flessibilità avrebbe dovuto farci spiccare un grande salto (e s'è visto), allo stesso modo le liberalizzazioni dovrebbero aprire davanti ai nostri occhi un futuro luminoso.
E s'è già visto pure questo. Felicemente liberalizzate, le assicurazioni auto hanno quasi triplicato il prezzo delle polizze. I servizi bancari sono schizzati alle stelle, i trasporti ferroviari pure, i pedaggi autostradali peggio mi sento, i viaggi aerei sono più cari, i trasporti urbani hanno aumentato le tariffe (molto più della qualità dei servizi) e il gas costa di più. Tutto molto oltre l'inflazione. Si saluta come un miracolo di modernizzazione che treni di nuovi operatori solchino i nostri binari e sfreccino sulle nostre tratte, ma si tratta di treni per ceti alti e altissimi, mentre i pendolari viaggiano nelle condizioni degli hobos della Grande Depressione, senza nemmeno un Woody Guthrie che gli suoni la chitarra. Probabilmente, peraltro, lo lincerebbero per esasperazione in sala d'aspetto, mentre sul binario 1 sfreccia uno scintillante convoglio griffato, rivestito in pelle e popolato da managers dinamici ed eleganti. Tutti presi a discettare di quanto siano importanti, per il paese, le famose liberalizzazioni.
Woody Guthrie - All You Fascists Bound To Lose
mercoledì 14 dicembre 2011
No alla xenofobia e al neofascismo
Comunicato dell'ANPI di Milano sui gravissimi fatti avvenuti a Firenze
No alla xenofobia e al neofascismo
L’ANPI Provinciale di Milano esprime profondo dolore per l’uccisione avvenuta Martedì 13 dicembre 2011 a Firenze di due ragazzi senegalesi e per il ferimento di altri tre ad opera di un militante neofascista e riafferma la propria viva preoccupazione per il ripetersi di manifestazioni di violenza razzista e xenofoba, come quelle verificatesi domenica scorsa a Torino. Siamo in presenza di un vento reazionario e populista che rischia di contagiare l’intera Europa, caratterizzato dal rifiuto dello straniero e del diverso.
Questa ondata xenofoba si accompagna al manifestarsi di sempre più frequenti rigurgiti neofascisti e neonazisti, favoriti non solo dalla deriva revisionistica da anni in atto nel nostro Paese, ma anche dagli attacchi reiterati alla Costituzione, alle istituzioni di garanzia, alla magistratura portati avanti con continuità dalle forze della destra e della conservazione.
Anche a Milano, da diverso tempo, si stanno intensificando manifestazioni e iniziative di tipo dichiaratamente fascista e nazista, persino con l’apertura di nuove sedi e di nuovi punti di riferimento. Questo fatto è inconcepibile alla luce del contenuto antifascista della Carta Costituzionale e del carattere resistenziale e antifascista di Milano.
Proprio recentemente l’ANPI di Milano ha espresso la propria ferma indignazione per i contenuti di una mostra sulla Seconda Guerra Mondiale esposta a Palazzo Isimbardi, gravemente offensiva nei confronti di chi ha combattuto per la liberazione del nostro Paese dal nazifascismo. Successivamente, grazie alla pressione esercitata dalla nostra Associazione unitamente al Sindacato, alla Comunità ebraica milanese, alle forze politiche di centro-sinistra, siamo riusciti ad ottenere la revoca, da parte della Amministrazione Provinciale, dell’utilizzo di Palazzo Isimbardi da parte di Casa Pound.
Da tempo chiediamo alle istituzioni e alle Forze preposte alla difesa dell’Ordine Pubblico di dedicare particolare attenzione al preoccupante ripetersi di iniziative dichiaratamente fasciste, compresa l’apertura di nuove sedi, e di intervenire per impedire che si svolgano nella nostra città manifestazioni pubbliche di matrice neofascista perché in contrasto con lo spirito e i principi della nostra Carta Costituzionale.
Ma questo non basta. Per contrastare questi preoccupanti fenomeni è necessario sviluppare una intensa e continuativa iniziativa di carattere storico, culturale e ideale per far conoscere quello che è stato davvero il fascismo, con le sue connotazioni di movimento razzista e antisemita. Bisogna tornare ai valori di fondo che ispirano il nostro sistema democratico, non tollerando i tentativi eversivi, le nostalgie di un tempo passato, le spinte xenofobe, le speranze di rivincita.
No alla xenofobia e al neofascismo
L’ANPI Provinciale di Milano esprime profondo dolore per l’uccisione avvenuta Martedì 13 dicembre 2011 a Firenze di due ragazzi senegalesi e per il ferimento di altri tre ad opera di un militante neofascista e riafferma la propria viva preoccupazione per il ripetersi di manifestazioni di violenza razzista e xenofoba, come quelle verificatesi domenica scorsa a Torino. Siamo in presenza di un vento reazionario e populista che rischia di contagiare l’intera Europa, caratterizzato dal rifiuto dello straniero e del diverso.
Questa ondata xenofoba si accompagna al manifestarsi di sempre più frequenti rigurgiti neofascisti e neonazisti, favoriti non solo dalla deriva revisionistica da anni in atto nel nostro Paese, ma anche dagli attacchi reiterati alla Costituzione, alle istituzioni di garanzia, alla magistratura portati avanti con continuità dalle forze della destra e della conservazione.
Anche a Milano, da diverso tempo, si stanno intensificando manifestazioni e iniziative di tipo dichiaratamente fascista e nazista, persino con l’apertura di nuove sedi e di nuovi punti di riferimento. Questo fatto è inconcepibile alla luce del contenuto antifascista della Carta Costituzionale e del carattere resistenziale e antifascista di Milano.
Proprio recentemente l’ANPI di Milano ha espresso la propria ferma indignazione per i contenuti di una mostra sulla Seconda Guerra Mondiale esposta a Palazzo Isimbardi, gravemente offensiva nei confronti di chi ha combattuto per la liberazione del nostro Paese dal nazifascismo. Successivamente, grazie alla pressione esercitata dalla nostra Associazione unitamente al Sindacato, alla Comunità ebraica milanese, alle forze politiche di centro-sinistra, siamo riusciti ad ottenere la revoca, da parte della Amministrazione Provinciale, dell’utilizzo di Palazzo Isimbardi da parte di Casa Pound.
Da tempo chiediamo alle istituzioni e alle Forze preposte alla difesa dell’Ordine Pubblico di dedicare particolare attenzione al preoccupante ripetersi di iniziative dichiaratamente fasciste, compresa l’apertura di nuove sedi, e di intervenire per impedire che si svolgano nella nostra città manifestazioni pubbliche di matrice neofascista perché in contrasto con lo spirito e i principi della nostra Carta Costituzionale.
Ma questo non basta. Per contrastare questi preoccupanti fenomeni è necessario sviluppare una intensa e continuativa iniziativa di carattere storico, culturale e ideale per far conoscere quello che è stato davvero il fascismo, con le sue connotazioni di movimento razzista e antisemita. Bisogna tornare ai valori di fondo che ispirano il nostro sistema democratico, non tollerando i tentativi eversivi, le nostalgie di un tempo passato, le spinte xenofobe, le speranze di rivincita.
martedì 13 dicembre 2011
Se questo è un uomo
di "La Bottega di Giuseppe"
13.12.2011
"Se questo è un uomo" è il titolo della mostra di Zoran Music (1909 – 2005) che si tiene al Palazzo Leone da Perego di Legnano, dal 19 novembre 2011 al 19 febbraio 2012, promossa dall’amministrazione comunale. La mostra legnanese ruota attorno al fulcro costituito dal ciclo Noi non siamo gli ultimi, iniziato negli anni 70 e dedicato al dramma della deportazione e dell’internamento nel campo nazista di concentramento di Dachau, e unitamente considerato dalla critica internazionale il più interessante e intenso nucleo pittorico del maestro. Saranno esposti anche alcuni disegni del 1945 realizzati proprio a Dachau. Questi disegni e molti dipinti del ciclo sono totalmente inediti per l’Italia.
Da sinistra a destra: Mušič con i pittori Manessier e Eudaldo, agli inizi degli anni Sessanta
Sabato 17 dicembre “La bottega di Giuseppe” si sposta dalla sua sede abituale di via P. Micca 92 e vi propone di visitare insieme questa mostra. Per chi vuole partecipare ritrovo alle 15.45 precise presso il parcheggio di via Gilardelli (adiacente alla Polizia di Stato). Ci farà da guida Luigi Marcon docente di lettere e storia presso l’Istituto Bernocchi. All’iniziativa sarà presente l’autocandidato sindaco Giuseppe Marazzini.
Questa proposta di visita collettiva alla mostra di Music, nasce dall’esigenza di commemorare, fra le figure di alta eticità e moralità della nostra storia locale, i deportati legnanesi, come già ricordato da Marazzini nella sua autopresentazione. Sarà anche un modo diverso di vivere le emozioni che susciteranno le immagini proposte da Music.
Al termine della visita (alle 17,30 - 18,00) trasferimento al centro sociale di Mazzafame di via dei Salici, per gli auguri di buone feste con the e biscotti. I costi del biglietto per la mostra sono 5€ per comitive, minimo 15 persone. I ragazzi al di sotto dei 14 anni non pagano.
“La Bottega di Giuseppe” - Laboratorio di idee
c/o Coop. Soc. Le Strade del Fresco – via P. Micca 92 – Legnano
Aperta ogni sabato dalle 15.00 alle 18.00
e-mail: bottega@marazzinisindaco.org
web: www.marazzinisindaco.org
tel. cell: 342 0152600
13.12.2011
"Se questo è un uomo" è il titolo della mostra di Zoran Music (1909 – 2005) che si tiene al Palazzo Leone da Perego di Legnano, dal 19 novembre 2011 al 19 febbraio 2012, promossa dall’amministrazione comunale. La mostra legnanese ruota attorno al fulcro costituito dal ciclo Noi non siamo gli ultimi, iniziato negli anni 70 e dedicato al dramma della deportazione e dell’internamento nel campo nazista di concentramento di Dachau, e unitamente considerato dalla critica internazionale il più interessante e intenso nucleo pittorico del maestro. Saranno esposti anche alcuni disegni del 1945 realizzati proprio a Dachau. Questi disegni e molti dipinti del ciclo sono totalmente inediti per l’Italia.
Da sinistra a destra: Mušič con i pittori Manessier e Eudaldo, agli inizi degli anni Sessanta
Sabato 17 dicembre “La bottega di Giuseppe” si sposta dalla sua sede abituale di via P. Micca 92 e vi propone di visitare insieme questa mostra. Per chi vuole partecipare ritrovo alle 15.45 precise presso il parcheggio di via Gilardelli (adiacente alla Polizia di Stato). Ci farà da guida Luigi Marcon docente di lettere e storia presso l’Istituto Bernocchi. All’iniziativa sarà presente l’autocandidato sindaco Giuseppe Marazzini.
Questa proposta di visita collettiva alla mostra di Music, nasce dall’esigenza di commemorare, fra le figure di alta eticità e moralità della nostra storia locale, i deportati legnanesi, come già ricordato da Marazzini nella sua autopresentazione. Sarà anche un modo diverso di vivere le emozioni che susciteranno le immagini proposte da Music.
Al termine della visita (alle 17,30 - 18,00) trasferimento al centro sociale di Mazzafame di via dei Salici, per gli auguri di buone feste con the e biscotti. I costi del biglietto per la mostra sono 5€ per comitive, minimo 15 persone. I ragazzi al di sotto dei 14 anni non pagano.
“La Bottega di Giuseppe” - Laboratorio di idee
c/o Coop. Soc. Le Strade del Fresco – via P. Micca 92 – Legnano
Aperta ogni sabato dalle 15.00 alle 18.00
e-mail: bottega@marazzinisindaco.org
web: www.marazzinisindaco.org
tel. cell: 342 0152600
sabato 10 dicembre 2011
Piazza Fontana: l'anniversario n. 42
Il 12 dicembre del 1969 una bomba ad alto potenziale e di chiara matrice neofascista esplodeva nella Banca Nazionale dell’Agricoltura di Milano provocando 17 morti e 84 feriti.
Fu l’inizio della strategia della tensione e il preludio alla stagione del terrorismo e dell’eversione in Italia. Nonostante numerosi processi e diverse sentenze, nonostante i colpevoli siano stati chiaramente individuati, per questa strage nessuno ha pagato. A 42 anni dalla strage, il Comitato Permanente Antifascista contro il terrorismo e per la difesa dell’ordine repubblicano, d’intesa con i Familiari delle Vittime promuove una serie di iniziative non solo per rendere il doveroso tributo di memoria ai caduti, ai feriti ed ai familiari, ma anche per riflettere su una vicenda che presenta ancora troppi lati oscuri, anche per ciò che attiene al ruolo svolto da parti dello Stato.
Vogliamo verità e giustizia, vogliamo che si aprano tutti gli armadi e si svelino tutti i segreti, anche per essere certi che queste tragiche vicende non possano verificarsi mai più.
PROGRAMMA 12 DICEMBRE
ore 14,30 Consiglio Comunale straordinario.
Sono previsti gli interventi di:
- Basilio Rizzo, Presidente del Consiglio Comunale
- Giuliano Pisapia, Sindaco di Milano
- Carlo Arnoldi, Presidente dell’Associazione Vittime di Piazza Fontana
ore 16,30 appuntamento in Piazza Fontana con i Gonfaloni dei Comuni, e le bandiere delle Associazioni Partigiane
ore 16,37 deposizione delle corone alla presenza delle Autorità;
ore 17,30 Corteo con partenza da Piazza della Scala;
ore 18,00 Piazza Fontana interventi di:
- Carlo Arnoldi, Presidente dell’Associazione Vittime di Piazza Fontana
- Danilo Galvagni, Segretario Generale della CISL
ore 20,00 concerto dedicato al 42° anniversario di Piazza Fontana
sala Orlando del Palazzo Castiglioni in Corso Venezia 47
PROGRAMMA 13 DICEMBRE
Ore 21,00 presso sala Buozzi Camera del Lavoro di Milano Corso di Porta Vittoria 43. In apertura:
Monologo di Daniele Biacchessi
“Piazza Fontana, il giorno dell’innocenza perduta“
Presentazione del libro di Fortunato Zinni:
“Piazza Fontana nessuno è Stato“
Partecipano con l’autore:
- Carlo Arnoldi, Presidente dell’Associazione Vittime di Piazza Fontana
- Pietro Chiesa, figlio di Francesca Dendena
- Federica Dendena, nipote di Francesca Dendena
- Giuliano Pisapia, Sindaco di Milano
- Onorio Rosati, Segretario Generale della Camera del Lavoro di Milano
- Guido Salvini, Magistrato
- Coordina Roberto Cenati, Presidente ANPI Provinciale di Milano
- Prof. Carlo Smuraglia, Presidente Nazionale ANPI
- Presenta Carla Bianchi Iacono Associazione Nazionale Partigiani Cristiani
Fu l’inizio della strategia della tensione e il preludio alla stagione del terrorismo e dell’eversione in Italia. Nonostante numerosi processi e diverse sentenze, nonostante i colpevoli siano stati chiaramente individuati, per questa strage nessuno ha pagato. A 42 anni dalla strage, il Comitato Permanente Antifascista contro il terrorismo e per la difesa dell’ordine repubblicano, d’intesa con i Familiari delle Vittime promuove una serie di iniziative non solo per rendere il doveroso tributo di memoria ai caduti, ai feriti ed ai familiari, ma anche per riflettere su una vicenda che presenta ancora troppi lati oscuri, anche per ciò che attiene al ruolo svolto da parti dello Stato.
Vogliamo verità e giustizia, vogliamo che si aprano tutti gli armadi e si svelino tutti i segreti, anche per essere certi che queste tragiche vicende non possano verificarsi mai più.
PROGRAMMA 12 DICEMBRE
ore 14,30 Consiglio Comunale straordinario.
Sono previsti gli interventi di:
- Basilio Rizzo, Presidente del Consiglio Comunale
- Giuliano Pisapia, Sindaco di Milano
- Carlo Arnoldi, Presidente dell’Associazione Vittime di Piazza Fontana
ore 16,30 appuntamento in Piazza Fontana con i Gonfaloni dei Comuni, e le bandiere delle Associazioni Partigiane
ore 16,37 deposizione delle corone alla presenza delle Autorità;
ore 17,30 Corteo con partenza da Piazza della Scala;
ore 18,00 Piazza Fontana interventi di:
- Carlo Arnoldi, Presidente dell’Associazione Vittime di Piazza Fontana
- Danilo Galvagni, Segretario Generale della CISL
ore 20,00 concerto dedicato al 42° anniversario di Piazza Fontana
sala Orlando del Palazzo Castiglioni in Corso Venezia 47
PROGRAMMA 13 DICEMBRE
Ore 21,00 presso sala Buozzi Camera del Lavoro di Milano Corso di Porta Vittoria 43. In apertura:
Monologo di Daniele Biacchessi
“Piazza Fontana, il giorno dell’innocenza perduta“
Presentazione del libro di Fortunato Zinni:
“Piazza Fontana nessuno è Stato“
Partecipano con l’autore:
- Carlo Arnoldi, Presidente dell’Associazione Vittime di Piazza Fontana
- Pietro Chiesa, figlio di Francesca Dendena
- Federica Dendena, nipote di Francesca Dendena
- Giuliano Pisapia, Sindaco di Milano
- Onorio Rosati, Segretario Generale della Camera del Lavoro di Milano
- Guido Salvini, Magistrato
- Coordina Roberto Cenati, Presidente ANPI Provinciale di Milano
- Prof. Carlo Smuraglia, Presidente Nazionale ANPI
- Presenta Carla Bianchi Iacono Associazione Nazionale Partigiani Cristiani
mercoledì 7 dicembre 2011
Legnano Consiglio comunale del 13/12/2011 - Tre interrogazioni che verranno presentate dal Consigliere comunale Giuseppe Marazzini
di RAL
07.12.2011
per ingrandire cliccare sull'immagine desiderata e poi utilizzare la funzione zoom.
07.12.2011
per ingrandire cliccare sull'immagine desiderata e poi utilizzare la funzione zoom.
domenica 4 dicembre 2011
LA LEGALITA' SECONDO LA SINISTRA LEGNANESE - Serata con Giulio Cavalli Cons Reg SEL, Giuseppe Valeriano e Giuseppe Marazzini autocandidato Sindaco
di Giorgia Wizemann
LegnanoNews 03.12.2011
Foto di Luigi Frigo e Rino Lattuada
"Per la legalità”: sembrava stata organizzata di proposito la serata di ieri, dopo lo scandalo tangenti scoppiato pochi giorni fa in cui è coinvolto il vicepresidente di Regione Lombardia, Franco Nicoli Cristiani. E invece no, l’incontro tenutosi a Palazzo Leone da Perego era già stato programmato da tempo da un attivissimo Marazzini che in questa lunga campagna pre-elettorale si sta impegnando ad approfondire le problematiche legate alla città. E una di queste è proprio la presenza, sul territorio legnanese e limitrofo, della criminalità. Questa volta l’autocandidato sindaco si è fatto da parte limitandosi a porre domande e a commentare brevemente i ben più articolati interventi dei suoi due ospiti, Giuseppe Valeriano, ex assessore all’ambiente nel comune di Sesto San Giovanni, e Giulio Cavalli, consigliere regionale per SEL (Sinistra Ecologia Libertà). Valeriano ha innanzitutto posto l’accento sullo scandalo Nicoli Cristiani, affermando che, nonostante la responsabilità penale sia individuale, il presidente della Regione non può non assumersi la responsabilità politica di quanto è accaduto, barricandosi dietro a un evasivo “io non ne sapevo nulla”, perché “questo è il quarto assessore all’ambiente delle varie giunte Formigoni che finisce nei guai”.
L’ex assessore ha poi raccontato la propria esperienza nella giunta comunale di Sesto San Giovanni e del caso aree Falck: “Spesso mi sono sentito dire di firmare incartamenti di cui non conoscevo, e non potevo conoscere, il contenuto – racconta Valeriano – ovviamente mi sono opposto e, dopo un lungo braccio di ferro con l’amministrazione, trovandomi da solo, non ho potuto fare altro che dimettermi”; e ci tiene a precisare che si trattava di una giunta di sinistra.
Il momento culminante del suo ruolo all’interno dell’assemblea comunale è arrivato con l’approvazione del nuovo PGT, tutto sbilanciato a favore delle proprietà dell’ampia superficie, una volta sede delle acciaierie Falck: “La proprietà, in cui primeggiano, accanto alle cooperative e all’imprenditoria immobiliare, le banche, vuole costruirci un centro commerciale di 50 mila m2 e 10 mila appartamenti. Non si sa se poi tutto ciò verrà realizzato, l’importante è dimostrare di avere i capitali da investire in questi progetti: è tutto fondato su un’economia di carta”.
“Che i cittadini lombardi non sappiano o addirittura neghino l’esistenza della criminalità organizzata nel proprio territorio è una grave mancanza di responsabilità civile”, Giulio Cavalli non ha paura di andare dritto al cuore del problema, come non ha paura di denunciare, nonostante le minacce ricevute da cosche mafiose che lo costringono da anni a vivere sotto scorta.
“La Regione Lombardia - ha affermato - ha una scarsissima attenzione nei confronti del tema ambientale, non deve quindi stupire che uno sparuto numero di malavitosi non trovi difficoltà nel gestire gran parte dello smaltimento dei rifiuti; una parte consistente dell’imprenditoria regionale, tra l’altro, li tollera”.Incita quindi i cittadini a pretendere una classe dirigente migliore, “perché quella attuale non rappresenta neanche la media della cittadinanza”, ad esigere che le leggi vengano applicate in maniera più rigorosa, a mettersi in gioco in prima persona: “La pavidità - la sua conclusione - è una forma di collusione: smettiamola di dare ragione, di riempirci la bocca con belle parole che commemorino i morti per mafia, ma agiamo, mettendo in pratica il loro insegnamento; ognuno nel proprio piccolo può farlo”.
LegnanoNews 03.12.2011
Foto di Luigi Frigo e Rino Lattuada
"Per la legalità”: sembrava stata organizzata di proposito la serata di ieri, dopo lo scandalo tangenti scoppiato pochi giorni fa in cui è coinvolto il vicepresidente di Regione Lombardia, Franco Nicoli Cristiani. E invece no, l’incontro tenutosi a Palazzo Leone da Perego era già stato programmato da tempo da un attivissimo Marazzini che in questa lunga campagna pre-elettorale si sta impegnando ad approfondire le problematiche legate alla città. E una di queste è proprio la presenza, sul territorio legnanese e limitrofo, della criminalità. Questa volta l’autocandidato sindaco si è fatto da parte limitandosi a porre domande e a commentare brevemente i ben più articolati interventi dei suoi due ospiti, Giuseppe Valeriano, ex assessore all’ambiente nel comune di Sesto San Giovanni, e Giulio Cavalli, consigliere regionale per SEL (Sinistra Ecologia Libertà). Valeriano ha innanzitutto posto l’accento sullo scandalo Nicoli Cristiani, affermando che, nonostante la responsabilità penale sia individuale, il presidente della Regione non può non assumersi la responsabilità politica di quanto è accaduto, barricandosi dietro a un evasivo “io non ne sapevo nulla”, perché “questo è il quarto assessore all’ambiente delle varie giunte Formigoni che finisce nei guai”.
L’ex assessore ha poi raccontato la propria esperienza nella giunta comunale di Sesto San Giovanni e del caso aree Falck: “Spesso mi sono sentito dire di firmare incartamenti di cui non conoscevo, e non potevo conoscere, il contenuto – racconta Valeriano – ovviamente mi sono opposto e, dopo un lungo braccio di ferro con l’amministrazione, trovandomi da solo, non ho potuto fare altro che dimettermi”; e ci tiene a precisare che si trattava di una giunta di sinistra.
Il momento culminante del suo ruolo all’interno dell’assemblea comunale è arrivato con l’approvazione del nuovo PGT, tutto sbilanciato a favore delle proprietà dell’ampia superficie, una volta sede delle acciaierie Falck: “La proprietà, in cui primeggiano, accanto alle cooperative e all’imprenditoria immobiliare, le banche, vuole costruirci un centro commerciale di 50 mila m2 e 10 mila appartamenti. Non si sa se poi tutto ciò verrà realizzato, l’importante è dimostrare di avere i capitali da investire in questi progetti: è tutto fondato su un’economia di carta”.
“Che i cittadini lombardi non sappiano o addirittura neghino l’esistenza della criminalità organizzata nel proprio territorio è una grave mancanza di responsabilità civile”, Giulio Cavalli non ha paura di andare dritto al cuore del problema, come non ha paura di denunciare, nonostante le minacce ricevute da cosche mafiose che lo costringono da anni a vivere sotto scorta.
“La Regione Lombardia - ha affermato - ha una scarsissima attenzione nei confronti del tema ambientale, non deve quindi stupire che uno sparuto numero di malavitosi non trovi difficoltà nel gestire gran parte dello smaltimento dei rifiuti; una parte consistente dell’imprenditoria regionale, tra l’altro, li tollera”.Incita quindi i cittadini a pretendere una classe dirigente migliore, “perché quella attuale non rappresenta neanche la media della cittadinanza”, ad esigere che le leggi vengano applicate in maniera più rigorosa, a mettersi in gioco in prima persona: “La pavidità - la sua conclusione - è una forma di collusione: smettiamola di dare ragione, di riempirci la bocca con belle parole che commemorino i morti per mafia, ma agiamo, mettendo in pratica il loro insegnamento; ognuno nel proprio piccolo può farlo”.
giovedì 1 dicembre 2011
Quando i cittadini controllano il territorio e partecipano
ex cava Retorto di Cappella Cantone (Cr)
Comunicato stampa
Cremona, 30 novembre 2011
Oggetto: la discarica di amianto di Cappella Cantone non si farà più! Arrestato il titolare della Locatelli
Sequestrata la discarica di amianto di Cappella Cantone (CR). Verità e giustizia, questo chiedevamo, questo abbiamo ottenuto. La nostra tenacia e la nostra determinazione hanno vinto. Ricordiamo che domani 1 dicembre a Cremona presso il CISVOL via S. Bernardo, 2 alle ore 17.30 faremo una conferenza stampa in cui oltre a presentare l’iniziativa del 20 dicembre a Bruxelles affronteremo in modo più approfondito alcuni aspetti di queste ultime vicende.
L’ex cava Retorto di Cappella Cantone (Cr), che la Regione Lombardia aveva da poco autorizzato ad essere adibita a discarica di rifiuti di amianto, è stata messa sotto sequestro nell’ambito di un’indagine che sapevamo era in corso da tempo e che ha portato all’arresto, tra gli altri, del vicepresidente del Consiglio regionale Franco Nicoli Cristiani (PdL) e di Giuseppe Rotondaro, coordinatore degli staff della direzione generale dell’ARPA Lombardia con l’accusa di traffico di rifiuti illeciti e corruzione. Altri clamorosi sviluppi si attendono nelle prossime ore e potrebbero essere coinvolti altri politici anche locali. Tra gli arrestati pare ci sia anche l’imprenditore marito dell’ex ministro Gelmini. Dalle ultime notizie apprendiamo che è stato arrestato anche il titolare della Locatelli, azienda che noi per primi e da tempo abbiamo indicato come pericolosamente infiltrabile dalla malavita organizzata. Ricordiamo che la Locatelli ha sede a Bergamo e aveva rilevato il 100% delle quote associative della Cavenord, intestataria della domanda di autorizzazione della discarica di amianto di Cappella Cantone. Pare che il titolare della Locatelli pagasse tangenti persino ai proprietari dei terreni limitrofi all’ex cava Retorto perché riducessero l’irrigazione dei campi, in modo da tenere bassa la falda acquifera. (vedi il nostro comunicato dettagliato in http://cittadinicontroamianto.blogspot.com/2010/08/la-discarica-non-sha-da-fare-cappella.html)
Abbiamo sempre denunciato l’intreccio tra malaffare e politica nella nostra battaglia contro la discarica in questi quattro anni, lo abbiamo sostenuto nell’esposto che abbiamo presentato alla Procura di Cremona nel 2009, lo abbiamo ribadito agli inquirenti che ci hanno ascoltato e con cui abbiamo collaborato.
Non ci siamo mai rassegnati, abbiamo continuato a combattere con ogni mezzo e ora abbiamo raggiunto un importante risultato nonostante che avevamo come avversari non solo i pochi favorevoli alla discarica, ma anche coloro i quali diffondevano a piene mani, fino a ieri, rassegnazione e sfiducia per rendere ininfluente la nostra battaglia, oltre all’assessore regionale alla partita, Daniele Belotti (Lega), che voleva tapparci la bocca con una querela per diffamazione, perché avevamo denunciato pericoli di infiltrazione della n’drangheta.
La battaglia contro il malaffare e l’intreccio politica-n’drangheta per noi non è affatto conclusa e continuerà finché non sarà fatta giustizia a tutti i livelli e finché non avremo ottenuto la moratoria degli iter autorizzativi di tutte le discariche di amianto e l’annullamento delle autorizzazioni già concesse. Noi vogliamo che lo smaltimento dell’amianto sia pianificato e programmato insieme ai cittadini delle aree interessate e che non sia più fonte di profitti più o meno leciti. Questo sarà possibile solo quando avremo la garanzia che i controlli ambientali non siano più fatti dall’ARPA che è un’emanazione diretta della giunta della Regione Lombardia, ma da un organismo terzo, indipendente dai partiti.
Le nostre posizioni saranno ribadite a Bruxelles il prossimo 20 dicembre quando presenteremo la nostra petizione al Parlamento Europeo in occasione della consegna delle migliaia di firme che abbiamo raccolto in questo ultimo mese contro la discarica di amianto di Cappella Cantone (CR).
Per comprendere ancor meglio la vicenda di Cappella Cantone ricordiamo brevemente ruoli e funzioni svolti in questi ultimi 15 anni da Franco Nicoli Cristiani e da Giuseppe Rotondaro.
Franco Nicoli Cristiani è stato assessore regionale in Lombardia all’ambiente e poi al commercio, consigliere regionale dal 1995. E’ stato condannato in appello per abuso di ufficio nell’inchiesta della discarica di Cerro Maggiore, poi scagionato nel 2008 in Cassazione per insussistenza del fatto. Quando è in pieno svolgimento la vicenda della discarica di Cappella Cantone, il 13 gennaio 2009 diventa vice coordinatore regionale e responsabile della macroarea di Bergamo-Brescia-Mantova-Cremona per il PdL.
Giuseppe Rotondaro, geologo, è stato sempre all’interno di strutture regionali della Lombardia che si occupavano di ambiente. Dal 1997 è dirigente dell’ufficio e poi del servizio Protezione Ambientale e Sicurezza Industriale della Direzione Generale Tutela Ambientale della Regione Lombardia e dal 2001 direttore generale vicario di questa stessa direzione generale. Dal 2008 è direttore centrale dell’ARPA Lombardia e poi coordinatore delle funzioni di staff della direzione generale dell’ARPA Lombardia. In base alla nuova normativa regionale le nomine dei vertici dell’ARPA sono fatte direttamente dalla Giunta regionale e non c’è più il passaggio in Consiglio.
Ricordiamo di seguito i punti oscuri della vicenda che da sempre abbiamo denunciato nel nostro dossier, nei nostri comunicati e nei nostri volantini distribuiti a migliaia nei numerosi presidi di questi anni e nei nostri banchetti di questo ultimo mese per raccogliere le firme per la petizione al Parlamento Europeo. E ricordiamo anche che la ditta che voleva gestire la discarica, la Locatelli, aveva dato in passato lavori in subappalto a ditte risultate poi infiltrate dalla n’drangheta (vedi il nostro comunicato dettagliato in http://cittadinicontroamianto.blogspot.com/2010/08/la-discarica-non-sha-da-fare-cappella.html)
Cronaca di un disastro annunciato. Fatti e misfatti della storia della discarica di amianto di Cappella Cantone (Cremona)
Antefatto
Nel novembre 2005 la ditta Seraco presenta in comune di Cappella Cantone la richiesta relativa alla discarica di amianto, ma l’Opera Pia Robbiani, proprietaria del terreno si oppone alla vendita.
I14 giugno 2007 Cavenord, che intanto ha acquistato la Seraco, firma un contratto di acquisto con un privato per il terreno adiacente a quello della Fondazione Pia Robbiani per 2 milioni e mezzo di euro, circa sei volte il valore di mercato e il 21 agosto fa domanda alla Regione Lombardia per realizzare la discarica in località Cascina Retorto
La strana storia del piano rifiuti
Nell’ottobre 2007 il Piano rifiuti della provincia di Cremona viene inviato in Regione. Non prevede discariche di amianto ma impone un vincolo di 5 km tra impianti di discarica. La Regione impone la cancellazione di questo vincolo (può avere qualche attinenza che tra il progetto di discarica di amianto nella ex cava Retorto e la discarica chiusa di rifiuti solidi urbani di Corte Madama ci sono solo 500 metri di distanza?). Questo è un fatto curioso perché è la stessa normativa regionale che lo prescrive! Nelle linee guida che la Regione Lombardia dà alle Province per la predisposizione dei piani rifiuti, pubblicate sul BURL il 15 febbraio 2008, vi è l’indicazione di stabilire alcuni limiti da rispettare nella localizzazione di nuovi impianti a discarica, in particolare una distanza minima dagli impianti già in esercizio esauriti o da bonificare. Vi è anche una specifica circolare del 6 agosto 2007 di Raffaele Tiscar, direttore generale Reti e servizi pubblica utilità e sviluppo sostenibile della Regione Lombardia, in cui invita le Province a prevedere nei loro Piani distanze minime fra discariche, esaurite o da bonificare.
Le delibere mai scritte o scritte "ad hoc"
Nel settembre 2009 la commissione ambiente regionale approva i criteri da applicare nella localizzazione dei siti che dovranno ospitare le discariche per rifiuti speciali. Il limite minimo di profondità della falda é fissato a 5 metri . Ma la commissione é solo consultiva, l’assessore competente per l’autorizzazione della discarica ignora questi criteri e l’argomento non verrà neppure trattato dal consiglio regionale (eh già, la falda nell’ex cava Retorto è a 50 centimetri!).
Avevamo sperato che il progetto della discarica di amianto si fermasse perché vi erano delle incongruenze con il piano cave. Ma ecco che arriva una nuova delibera, n.1594 del 20/11/2010, con cui la Giunta regionale, di fatto, esautora la provincia sul piano cave, esercitando un atto di indirizzo verso quest’ultima su argomenti di competenza delle singole provincie. E’ stata approvata in corso d’opera, pensando di creare un nuovo quadro normativo senza più ostacoli per la realizzazione della discarica, anzi delle discariche, nelle ex-cave. Traducendo: per coprire atti esplicitamente fuori dalle norme, si approvano delibere per annullare la illegalità!
La ‘fantasia al potere’. Il caso dell’ARPA di Cremona
A metà novembre dell’anno scorso tutti noi, quelli contrari alla discarica di amianto di Cappella Cantone, avevamo cantato vittoria. Le misurazioni dell’altezza della falda acquifera fatte dall’ARPA di Cremona avevano stabilito che non venivano rispettati i famosi due metri di altezza fra il fondo della discarica e la falda per cui la Regione Lombardia aveva scritto a Cavenord che se non modificava il suo progetto entro dieci giorni questo sarebbe stato respinto. Evviva! Passano dieci giorni, passa un mese, due mesi. Tutto tace. Si scopre poi, PER CASO, solo perché un sindaco ha sollecitato la Regione, che sono state presentate in tempo utile (?) le modifiche, che queste consistono nell’aggiungere uno strato di m 1,40 di materiale isolante e che l’ARPA prosegue tranquillamente le misurazioni della falda "facendo finta" che esista questo strato aggiuntivo di terreno. Domanda alla giunta: perché non è stato subito reso noto che le modifiche erano state presentate? La normativa sulla trasparenza lo prevede.
Che esistano falde affioranti in quella zona lo sanno tutti senza scomodare i tecnici. Basta un semplice temporale per allagare l’ex cava Retorto e i torrenti e le rogge della zona facilmente esondano. Lo abbiamo documentato con foto più di una volta, nel settembre 2007 e nel febbraio 2009. Nel giugno 2010 si è verificato addirittura un ulteriore innalzamento della falda. Infatti dopo circa due mesi di forte siccità, in meno di sei ore di pioggia consecutiva l’area si è quasi completamente allagata. Ma per i tecnici dell’ARPA non è un problema, anzi per il dirigente dell’ARPA di Cremona che, guarda caso, è anche consigliere comunale di Cremona per il PdL, lo stesso partito di Formigoni, Rossoni ecc..
Il comportamento "schizofrenico" della giunta provinciale di Salini
Nel corso dei procedimenti per la VIA (Valutazione di Impatto Ambientale) la giunta Salini (PdL-Lega) esprime parere negativo al progetto di discarica di amianto di Cingia de’ Botti e positivo per quella di Cappella Cantone. Le sue motivazioni per respingere il progetto di Cingia de’ Botti: presenza di acqua effimera superficiale, situazione viabilistica (Strada statale Giuseppina) critica in termini di incidentalità, zona inserita nel piano faunistico e venatorio come zona di ripopolamento e cattura, presenza di aree circostanti individuate come DOP e IGP, sono in previsione due grandi progetti (un insediamento industriale e un circuito auto motociclistico).
Il sito di Cingia de Botti respinto e il sito di Cappella Cantone approvato dalla medesima giunta? Eppure a Cappella Cantone vi è un’ instabilità idrogeologica ben più grave di quella paventata a Cingia de’ Botti e vi è anche la presenza di fontanili; la situazione viabilistica è critica (strada statale Paullese), nelle vicinanze vi sono due stabilimenti agro-alimentari tra i più importanti in Italia, a 500 metri vi è una discarica di rifiuti solidi urbani in fase di post chiusura.
Da notare che il peso della giunta provinciale in un procedimento di autorizzazione ambientale è notevole e, difatti, la Regione respinge, giustamente, il progetto di Cingia de’ Botti e approva quello di Cappella Cantone.
Tadi, sindaco di Cappella Cantone, un uomo per tutte le stagioni.
Il sindaco Tadi, fino ad un certo punto, si è sempre dichiarato pubblicamente contro la discarica ma si è guardato bene, soprattutto prima delle scorse elezioni amministrative del giugno 2009, di rendere noto che già il 18 maggio 2009 aveva inviato agli uffici regionali della valutazione di impatto ambientale il suo parere tecnico non escludente con prescrizioni. E ancora: il comune di Cappella Cantone ha stipulato una convenzione con Cavenord nell’agosto 2009, molto prima che fossero rilasciate le autorizzazioni. Tadi sostiene che questo atto è stato firmato per il bene della sua comunità, peccato che non lo ha dichiarato subito, quando ancora gli altri sindaci lo ritenevano contro la discarica, ma solo quando il fatto è stato reso noto sulla stampa locale.
Cittadini contro l’amianto
d.ssa Mariella Megna
Giorgio Riboldi
Cittadini contro l'amianto della provincia di Cremona
per informazioni scrivi a nodiscaricadiamianto@yahoo.it
o telefona a: 338 9875898
visita il nostro blog: http://cittadinicontroamianto.blogspot.com
siamo anche su Facebook www.facebook.com/cittadinicontroamianto
Comunicato stampa
Cremona, 30 novembre 2011
Oggetto: la discarica di amianto di Cappella Cantone non si farà più! Arrestato il titolare della Locatelli
Sequestrata la discarica di amianto di Cappella Cantone (CR). Verità e giustizia, questo chiedevamo, questo abbiamo ottenuto. La nostra tenacia e la nostra determinazione hanno vinto. Ricordiamo che domani 1 dicembre a Cremona presso il CISVOL via S. Bernardo, 2 alle ore 17.30 faremo una conferenza stampa in cui oltre a presentare l’iniziativa del 20 dicembre a Bruxelles affronteremo in modo più approfondito alcuni aspetti di queste ultime vicende.
L’ex cava Retorto di Cappella Cantone (Cr), che la Regione Lombardia aveva da poco autorizzato ad essere adibita a discarica di rifiuti di amianto, è stata messa sotto sequestro nell’ambito di un’indagine che sapevamo era in corso da tempo e che ha portato all’arresto, tra gli altri, del vicepresidente del Consiglio regionale Franco Nicoli Cristiani (PdL) e di Giuseppe Rotondaro, coordinatore degli staff della direzione generale dell’ARPA Lombardia con l’accusa di traffico di rifiuti illeciti e corruzione. Altri clamorosi sviluppi si attendono nelle prossime ore e potrebbero essere coinvolti altri politici anche locali. Tra gli arrestati pare ci sia anche l’imprenditore marito dell’ex ministro Gelmini. Dalle ultime notizie apprendiamo che è stato arrestato anche il titolare della Locatelli, azienda che noi per primi e da tempo abbiamo indicato come pericolosamente infiltrabile dalla malavita organizzata. Ricordiamo che la Locatelli ha sede a Bergamo e aveva rilevato il 100% delle quote associative della Cavenord, intestataria della domanda di autorizzazione della discarica di amianto di Cappella Cantone. Pare che il titolare della Locatelli pagasse tangenti persino ai proprietari dei terreni limitrofi all’ex cava Retorto perché riducessero l’irrigazione dei campi, in modo da tenere bassa la falda acquifera. (vedi il nostro comunicato dettagliato in http://cittadinicontroamianto.blogspot.com/2010/08/la-discarica-non-sha-da-fare-cappella.html)
Abbiamo sempre denunciato l’intreccio tra malaffare e politica nella nostra battaglia contro la discarica in questi quattro anni, lo abbiamo sostenuto nell’esposto che abbiamo presentato alla Procura di Cremona nel 2009, lo abbiamo ribadito agli inquirenti che ci hanno ascoltato e con cui abbiamo collaborato.
Non ci siamo mai rassegnati, abbiamo continuato a combattere con ogni mezzo e ora abbiamo raggiunto un importante risultato nonostante che avevamo come avversari non solo i pochi favorevoli alla discarica, ma anche coloro i quali diffondevano a piene mani, fino a ieri, rassegnazione e sfiducia per rendere ininfluente la nostra battaglia, oltre all’assessore regionale alla partita, Daniele Belotti (Lega), che voleva tapparci la bocca con una querela per diffamazione, perché avevamo denunciato pericoli di infiltrazione della n’drangheta.
La battaglia contro il malaffare e l’intreccio politica-n’drangheta per noi non è affatto conclusa e continuerà finché non sarà fatta giustizia a tutti i livelli e finché non avremo ottenuto la moratoria degli iter autorizzativi di tutte le discariche di amianto e l’annullamento delle autorizzazioni già concesse. Noi vogliamo che lo smaltimento dell’amianto sia pianificato e programmato insieme ai cittadini delle aree interessate e che non sia più fonte di profitti più o meno leciti. Questo sarà possibile solo quando avremo la garanzia che i controlli ambientali non siano più fatti dall’ARPA che è un’emanazione diretta della giunta della Regione Lombardia, ma da un organismo terzo, indipendente dai partiti.
Le nostre posizioni saranno ribadite a Bruxelles il prossimo 20 dicembre quando presenteremo la nostra petizione al Parlamento Europeo in occasione della consegna delle migliaia di firme che abbiamo raccolto in questo ultimo mese contro la discarica di amianto di Cappella Cantone (CR).
Per comprendere ancor meglio la vicenda di Cappella Cantone ricordiamo brevemente ruoli e funzioni svolti in questi ultimi 15 anni da Franco Nicoli Cristiani e da Giuseppe Rotondaro.
Franco Nicoli Cristiani è stato assessore regionale in Lombardia all’ambiente e poi al commercio, consigliere regionale dal 1995. E’ stato condannato in appello per abuso di ufficio nell’inchiesta della discarica di Cerro Maggiore, poi scagionato nel 2008 in Cassazione per insussistenza del fatto. Quando è in pieno svolgimento la vicenda della discarica di Cappella Cantone, il 13 gennaio 2009 diventa vice coordinatore regionale e responsabile della macroarea di Bergamo-Brescia-Mantova-Cremona per il PdL.
Giuseppe Rotondaro, geologo, è stato sempre all’interno di strutture regionali della Lombardia che si occupavano di ambiente. Dal 1997 è dirigente dell’ufficio e poi del servizio Protezione Ambientale e Sicurezza Industriale della Direzione Generale Tutela Ambientale della Regione Lombardia e dal 2001 direttore generale vicario di questa stessa direzione generale. Dal 2008 è direttore centrale dell’ARPA Lombardia e poi coordinatore delle funzioni di staff della direzione generale dell’ARPA Lombardia. In base alla nuova normativa regionale le nomine dei vertici dell’ARPA sono fatte direttamente dalla Giunta regionale e non c’è più il passaggio in Consiglio.
Ricordiamo di seguito i punti oscuri della vicenda che da sempre abbiamo denunciato nel nostro dossier, nei nostri comunicati e nei nostri volantini distribuiti a migliaia nei numerosi presidi di questi anni e nei nostri banchetti di questo ultimo mese per raccogliere le firme per la petizione al Parlamento Europeo. E ricordiamo anche che la ditta che voleva gestire la discarica, la Locatelli, aveva dato in passato lavori in subappalto a ditte risultate poi infiltrate dalla n’drangheta (vedi il nostro comunicato dettagliato in http://cittadinicontroamianto.blogspot.com/2010/08/la-discarica-non-sha-da-fare-cappella.html)
Cronaca di un disastro annunciato. Fatti e misfatti della storia della discarica di amianto di Cappella Cantone (Cremona)
Antefatto
Nel novembre 2005 la ditta Seraco presenta in comune di Cappella Cantone la richiesta relativa alla discarica di amianto, ma l’Opera Pia Robbiani, proprietaria del terreno si oppone alla vendita.
I14 giugno 2007 Cavenord, che intanto ha acquistato la Seraco, firma un contratto di acquisto con un privato per il terreno adiacente a quello della Fondazione Pia Robbiani per 2 milioni e mezzo di euro, circa sei volte il valore di mercato e il 21 agosto fa domanda alla Regione Lombardia per realizzare la discarica in località Cascina Retorto
La strana storia del piano rifiuti
Nell’ottobre 2007 il Piano rifiuti della provincia di Cremona viene inviato in Regione. Non prevede discariche di amianto ma impone un vincolo di 5 km tra impianti di discarica. La Regione impone la cancellazione di questo vincolo (può avere qualche attinenza che tra il progetto di discarica di amianto nella ex cava Retorto e la discarica chiusa di rifiuti solidi urbani di Corte Madama ci sono solo 500 metri di distanza?). Questo è un fatto curioso perché è la stessa normativa regionale che lo prescrive! Nelle linee guida che la Regione Lombardia dà alle Province per la predisposizione dei piani rifiuti, pubblicate sul BURL il 15 febbraio 2008, vi è l’indicazione di stabilire alcuni limiti da rispettare nella localizzazione di nuovi impianti a discarica, in particolare una distanza minima dagli impianti già in esercizio esauriti o da bonificare. Vi è anche una specifica circolare del 6 agosto 2007 di Raffaele Tiscar, direttore generale Reti e servizi pubblica utilità e sviluppo sostenibile della Regione Lombardia, in cui invita le Province a prevedere nei loro Piani distanze minime fra discariche, esaurite o da bonificare.
Le delibere mai scritte o scritte "ad hoc"
Nel settembre 2009 la commissione ambiente regionale approva i criteri da applicare nella localizzazione dei siti che dovranno ospitare le discariche per rifiuti speciali. Il limite minimo di profondità della falda é fissato a 5 metri . Ma la commissione é solo consultiva, l’assessore competente per l’autorizzazione della discarica ignora questi criteri e l’argomento non verrà neppure trattato dal consiglio regionale (eh già, la falda nell’ex cava Retorto è a 50 centimetri!).
Avevamo sperato che il progetto della discarica di amianto si fermasse perché vi erano delle incongruenze con il piano cave. Ma ecco che arriva una nuova delibera, n.1594 del 20/11/2010, con cui la Giunta regionale, di fatto, esautora la provincia sul piano cave, esercitando un atto di indirizzo verso quest’ultima su argomenti di competenza delle singole provincie. E’ stata approvata in corso d’opera, pensando di creare un nuovo quadro normativo senza più ostacoli per la realizzazione della discarica, anzi delle discariche, nelle ex-cave. Traducendo: per coprire atti esplicitamente fuori dalle norme, si approvano delibere per annullare la illegalità!
La ‘fantasia al potere’. Il caso dell’ARPA di Cremona
A metà novembre dell’anno scorso tutti noi, quelli contrari alla discarica di amianto di Cappella Cantone, avevamo cantato vittoria. Le misurazioni dell’altezza della falda acquifera fatte dall’ARPA di Cremona avevano stabilito che non venivano rispettati i famosi due metri di altezza fra il fondo della discarica e la falda per cui la Regione Lombardia aveva scritto a Cavenord che se non modificava il suo progetto entro dieci giorni questo sarebbe stato respinto. Evviva! Passano dieci giorni, passa un mese, due mesi. Tutto tace. Si scopre poi, PER CASO, solo perché un sindaco ha sollecitato la Regione, che sono state presentate in tempo utile (?) le modifiche, che queste consistono nell’aggiungere uno strato di m 1,40 di materiale isolante e che l’ARPA prosegue tranquillamente le misurazioni della falda "facendo finta" che esista questo strato aggiuntivo di terreno. Domanda alla giunta: perché non è stato subito reso noto che le modifiche erano state presentate? La normativa sulla trasparenza lo prevede.
Che esistano falde affioranti in quella zona lo sanno tutti senza scomodare i tecnici. Basta un semplice temporale per allagare l’ex cava Retorto e i torrenti e le rogge della zona facilmente esondano. Lo abbiamo documentato con foto più di una volta, nel settembre 2007 e nel febbraio 2009. Nel giugno 2010 si è verificato addirittura un ulteriore innalzamento della falda. Infatti dopo circa due mesi di forte siccità, in meno di sei ore di pioggia consecutiva l’area si è quasi completamente allagata. Ma per i tecnici dell’ARPA non è un problema, anzi per il dirigente dell’ARPA di Cremona che, guarda caso, è anche consigliere comunale di Cremona per il PdL, lo stesso partito di Formigoni, Rossoni ecc..
Il comportamento "schizofrenico" della giunta provinciale di Salini
Nel corso dei procedimenti per la VIA (Valutazione di Impatto Ambientale) la giunta Salini (PdL-Lega) esprime parere negativo al progetto di discarica di amianto di Cingia de’ Botti e positivo per quella di Cappella Cantone. Le sue motivazioni per respingere il progetto di Cingia de’ Botti: presenza di acqua effimera superficiale, situazione viabilistica (Strada statale Giuseppina) critica in termini di incidentalità, zona inserita nel piano faunistico e venatorio come zona di ripopolamento e cattura, presenza di aree circostanti individuate come DOP e IGP, sono in previsione due grandi progetti (un insediamento industriale e un circuito auto motociclistico).
Il sito di Cingia de Botti respinto e il sito di Cappella Cantone approvato dalla medesima giunta? Eppure a Cappella Cantone vi è un’ instabilità idrogeologica ben più grave di quella paventata a Cingia de’ Botti e vi è anche la presenza di fontanili; la situazione viabilistica è critica (strada statale Paullese), nelle vicinanze vi sono due stabilimenti agro-alimentari tra i più importanti in Italia, a 500 metri vi è una discarica di rifiuti solidi urbani in fase di post chiusura.
Da notare che il peso della giunta provinciale in un procedimento di autorizzazione ambientale è notevole e, difatti, la Regione respinge, giustamente, il progetto di Cingia de’ Botti e approva quello di Cappella Cantone.
Tadi, sindaco di Cappella Cantone, un uomo per tutte le stagioni.
Il sindaco Tadi, fino ad un certo punto, si è sempre dichiarato pubblicamente contro la discarica ma si è guardato bene, soprattutto prima delle scorse elezioni amministrative del giugno 2009, di rendere noto che già il 18 maggio 2009 aveva inviato agli uffici regionali della valutazione di impatto ambientale il suo parere tecnico non escludente con prescrizioni. E ancora: il comune di Cappella Cantone ha stipulato una convenzione con Cavenord nell’agosto 2009, molto prima che fossero rilasciate le autorizzazioni. Tadi sostiene che questo atto è stato firmato per il bene della sua comunità, peccato che non lo ha dichiarato subito, quando ancora gli altri sindaci lo ritenevano contro la discarica, ma solo quando il fatto è stato reso noto sulla stampa locale.
Cittadini contro l’amianto
d.ssa Mariella Megna
Giorgio Riboldi
Cittadini contro l'amianto della provincia di Cremona
per informazioni scrivi a nodiscaricadiamianto@yahoo.it
o telefona a: 338 9875898
visita il nostro blog: http://cittadinicontroamianto.blogspot.com
siamo anche su Facebook www.facebook.com/cittadinicontroamianto
Disastro di Viareggio: interrogazione per il ritiro del licenziamento del ferroviere Riccardo Antonini.
INTERROGAZIONE
AL MINISTRO DELLE INFRASTRUTTURE E DEI TRASPORTI
AL MINISTRO DEL LAVORO
Premesso che:
in data 29 giugno 2009 si è verificato a Viareggio un gravissimo incidente, a causa del quale 32 persone sono morte e diverse decine sono rimaste ferite, oltre al fatto che il territorio circostante ha subito un notevole inquinamento i cui effetti potrebbero portare danni alla salute della popolazione anche a distanza di anni,
considerato che al seguito di questo evento i famigliari delle vittime e molti altri cittadini si sono costituiti in Associazione “Il mondo che vorrei” e Assemblea 29 giugno, che altre associazioni hanno fornito la loro solidarietà e il loro apporto fattivo, come ad esempio la Cgil e Medicina Democratica, e che lo scopo complessivo è la ricerca e la richiesta di VERITA’ E GIUSTIZIA, ovvero quello di conoscere quali sono state le cause della strage di quel tragico 29 giugno, di chi sono le responsabilità, non ultimo come operare perché tali fatti non abbiano altrimenti a verificarsi e, ancora, che le vittime (sia i singoli che la comunità) siano risarcite;
considerato che si è aperto un procedimento giudiziario sempre per accertare quali siano state le cause e a chi attribuire le responsabilità, procedimento tuttora in corso e la cui istruttoria, da informazioni conosciute, è prossima alla sua conclusione;
considerato altresì che, non essendosi trattato di un atto terroristico o comunque di un’azione esterna, è indubbio che le Ferrovie dello Stato, quale datore di lavoro (DLg 81/2008), non possano essere esenti da responsabilità, anche se dovrà essere ovviamente il Tribunale a chiarire i diversi aspetti e, se del caso, ulteriori responsabilità connesse,
considerato ancora che l’opera di verità e giustizia coinvolge sì gli apparati giudiziari, ma anche le vittime e i cittadini organizzati in associazioni, sindacati e movimenti, che sono direttamente interessati e possono testimoniare, informare e, in relazione alle loro conoscenze, competenze ed esperienza, contribuire efficacemente alla ricerca della verità,
considerato in proposito che il sig. Riccardo Antonini, quale cittadino, oltre che lavoratore delle FS, nonché membro delle associazioni (Assemblea 29 giugno, Medicina Democratica) e del sindacato Cgil e in nome e per loro conto, si è reso disponibile per la ricerca delle cause che hanno determinato la strage e il disastro ambientale ed è intervenuto come consulente di parte nel corso dell’“incidente probatorio” fissato dalla Magistratura del Tribunale di Lucca; e che al seguito di ciò ha subito, come da allegati, tre provvedimenti disciplinari preceduti da una diffida (1° luglio 2011) da parte del proprio datore di lavoro (Ferrovie dello Stato), precisamente: 10 agosto 2011 (sospensione di 10 giorni dal lavoro senza retribuzione); 8 ottobre 2011 (contestazione disciplinare); ed infine 7 novembre 2011: licenziamento senza preavviso per giusta causa, giustificato da un presunto conflitto di interessi (di cui all’articolo 2105 c.c.) con l’azienda e per offese al suo Amministratore Delegato (Ing. Mario Moretti);
considerato che, non ultimo, oltre 10.000 cittadini mediante una petizione presentata in Parlamento in maggio 2010, hanno, al contrario, chiesto le dimissioni dell’AD delle FS;
considerato che tale attività di contributo di ricerca della verità e giustizia da parte dell'Antonini è prestata nell'ambito di un procedimento penale;
si chiede di sapere dai Ministri in indirizzo se non ritengano:
- che debba essere considerato meritorio lo sforzo di un lavoratore che si è messo a disposizione per ricercare le cause della strage avvenuta, nell'ambito dell’opera di Verità e Giustizia che dovrebbe contraddistinguere lo sforzo di tutte le parti sociali e politiche, oltre che giudiziarie;
- che la lettera e lo spirito dell’articolo 2105 del c.c. spiegano cosa sia il conflitto di interesse in tutt’altri termini rispetto a come lo intende il responsabile della direzione del personale delle FS,
- che il licenziamento di Riccardo Antonini sia stato annunciato con mesi di anticipo (settembre 2009) e costruito a tavolino,
- di adoperarsi affinchè le Ferrovie dello Stato ritirino il licenziamento di Riccardo Antonini,
Casson, Zanda, Filippi Marco, Vita, Nerozzi, Granaiola
Quella notte insieme prima dell’XI Congresso
di Pietro Ingrao
Scrivo sgomento, pensando al modo in cui Lucio ha voluto lasciare la vita. Penso a quella ferita così dolorosa, che anch’io ho subito otto anni fa, della perdita della propria compagna. Penso al senso tragico di sconfitta che ha dominato i suoi ultimi anni. Sono pensieri, non spiegazioni: un gesto come il suo rimarrà sempre insondabile, chiede rispetto e silenzio. Sarebbe però profondamente ingiusto dare addio a Lucio Magri solo con il silenzio. Bisogna dire, ricordare, trasmettere il ricordo ai più giovani e continuare ad ascoltare la sua voce e i suoi pensieri, che ancora hanno tanto da dirci. Con lui ho condiviso un percorso lungo, appassionante, intenso: non avrebbe senso, tentare di ripercorrerlo in poche righe. Mi limiterò solo a brevi immagini. Erano gli anni ’60, Lucio era stato licenziato da Botteghe Oscure, era momentaneamente senza lavoro. Veniva a pranzo a casa nostra, quasi tutti i giorni. Mia moglie si interrogava, molto prosaicamente: forse non ha i soldi per mangiare. Era solo una battuta: in quei pranzi e in quelle ore passate insieme, si consolidava fra me e Lucio una comune visione del mondo, una tensione al cambiamento che vedeva nel partito il suo soggetto centrale, ma che delle regole del partito sentiva ormai troppo rigidi i vincoli e le liturgie. Ricordo nitidamente la nottata passata con Lucio nella mia casa di via Balzani a preparare l’intervento che avrei pronunciato all’XI Congresso del PCI, pesando con cura ogni parola: era la prima volta che nel partito veniva rivendicato il diritto al dissenso.
Terminammo di lavorare alle due di notte, ed io ero convinto che all’angolo di strada di casa mia ci fosse un compagno della cosiddetta “vigilanza” del partito, a controllare chi a quell’ora veniva da me. Non era vero, naturalmente; ma a questo ci portava, sentire addosso la condanna ossessiva del cosiddetto “frazionismo”, che nel PCI demonizzava ogni sodalizio, ogni condivisione di pensiero, ogni vero dibattito interno. Fu quella condanna a portare alla drammatica espulsione dal partito di lui e degli altri compagni del Manifesto: è per me ancora una ferita, ricordare che allora non ebbi il coraggio di oppormi. Prevalse in me un’errata concezione dell’unità del partito. Un errore che ancora mi brucia dentro, anche se poi, nei lunghi anni seguiti a quella rottura, fra me e Lucio, e con tutti i compagni del Manifesto si ricostruì nuovamente uno scambio intenso e fattivo, che prese ancora più slancio dopo la svolta dell’89 e la fine del PCI. Oggi Lucio ci ha lasciati, in giorni bui dominati da gelide dispute sulla Borsa e i bilanci.
Un altro ricordo: era il maggio del 1962, in un convegno dell’Istituto Gramsci sulle tendenze del capitalismo. Si discusse animatamente, la nostra critica alla relazione di Amendola fu uno dei primi segni visibili della nostra ricerca di un nuovo sguardo sul mondo. In quell’occasione, Lucio parlò del bisogno di una critica a quella che lui chiamò “la società opulenta”: la pervasività del mito dell’opulenza in ogni luogo della vita, a colpire l’autonomia dei bisogni umani. In questo presente così aspro e difficile, in cui la politica sembra aver ceduto le armi di fronte ai luoghi della finanza, ho risentito l’eco di quelle parole: non più solo nei miei ricordi, ma negli slogan di chi si accampa davanti a Wall Street. Caro Lucio, carissimo compagno di tante lotte e di tante sconfitte: nessuna sconfitta è definitiva, finché gli echi delle nostre passioni riescono a rinascere in forme nuove, perfino di fronte al tempio del capitalismo mondiale.
Il Manifesto 30.11.2011
Scrivo sgomento, pensando al modo in cui Lucio ha voluto lasciare la vita. Penso a quella ferita così dolorosa, che anch’io ho subito otto anni fa, della perdita della propria compagna. Penso al senso tragico di sconfitta che ha dominato i suoi ultimi anni. Sono pensieri, non spiegazioni: un gesto come il suo rimarrà sempre insondabile, chiede rispetto e silenzio. Sarebbe però profondamente ingiusto dare addio a Lucio Magri solo con il silenzio. Bisogna dire, ricordare, trasmettere il ricordo ai più giovani e continuare ad ascoltare la sua voce e i suoi pensieri, che ancora hanno tanto da dirci. Con lui ho condiviso un percorso lungo, appassionante, intenso: non avrebbe senso, tentare di ripercorrerlo in poche righe. Mi limiterò solo a brevi immagini. Erano gli anni ’60, Lucio era stato licenziato da Botteghe Oscure, era momentaneamente senza lavoro. Veniva a pranzo a casa nostra, quasi tutti i giorni. Mia moglie si interrogava, molto prosaicamente: forse non ha i soldi per mangiare. Era solo una battuta: in quei pranzi e in quelle ore passate insieme, si consolidava fra me e Lucio una comune visione del mondo, una tensione al cambiamento che vedeva nel partito il suo soggetto centrale, ma che delle regole del partito sentiva ormai troppo rigidi i vincoli e le liturgie. Ricordo nitidamente la nottata passata con Lucio nella mia casa di via Balzani a preparare l’intervento che avrei pronunciato all’XI Congresso del PCI, pesando con cura ogni parola: era la prima volta che nel partito veniva rivendicato il diritto al dissenso.
Terminammo di lavorare alle due di notte, ed io ero convinto che all’angolo di strada di casa mia ci fosse un compagno della cosiddetta “vigilanza” del partito, a controllare chi a quell’ora veniva da me. Non era vero, naturalmente; ma a questo ci portava, sentire addosso la condanna ossessiva del cosiddetto “frazionismo”, che nel PCI demonizzava ogni sodalizio, ogni condivisione di pensiero, ogni vero dibattito interno. Fu quella condanna a portare alla drammatica espulsione dal partito di lui e degli altri compagni del Manifesto: è per me ancora una ferita, ricordare che allora non ebbi il coraggio di oppormi. Prevalse in me un’errata concezione dell’unità del partito. Un errore che ancora mi brucia dentro, anche se poi, nei lunghi anni seguiti a quella rottura, fra me e Lucio, e con tutti i compagni del Manifesto si ricostruì nuovamente uno scambio intenso e fattivo, che prese ancora più slancio dopo la svolta dell’89 e la fine del PCI. Oggi Lucio ci ha lasciati, in giorni bui dominati da gelide dispute sulla Borsa e i bilanci.
Un altro ricordo: era il maggio del 1962, in un convegno dell’Istituto Gramsci sulle tendenze del capitalismo. Si discusse animatamente, la nostra critica alla relazione di Amendola fu uno dei primi segni visibili della nostra ricerca di un nuovo sguardo sul mondo. In quell’occasione, Lucio parlò del bisogno di una critica a quella che lui chiamò “la società opulenta”: la pervasività del mito dell’opulenza in ogni luogo della vita, a colpire l’autonomia dei bisogni umani. In questo presente così aspro e difficile, in cui la politica sembra aver ceduto le armi di fronte ai luoghi della finanza, ho risentito l’eco di quelle parole: non più solo nei miei ricordi, ma negli slogan di chi si accampa davanti a Wall Street. Caro Lucio, carissimo compagno di tante lotte e di tante sconfitte: nessuna sconfitta è definitiva, finché gli echi delle nostre passioni riescono a rinascere in forme nuove, perfino di fronte al tempio del capitalismo mondiale.
Il Manifesto 30.11.2011
Iscriviti a:
Post (Atom)