di FURIO COLOMBO - rubrica A DOMANDA RISPONDO
"Il Fatto Quotidiano" di venerdì 27 agosto 2010
Come si è appena visto, la Lega ha rinunciato subito al grido "elezioni subito". Ci sono ragioni: provo a spiegarle. La lega è una grande finzione. L'ossatura originale è quella di un partito di scontro, prima di tutto xenofobo e avversario fanatico della immigrazione.
Ma è anche partito di spaccatura, con il proposito eversivo della separazione di alcune aree ricche del Paese dalla Repubblica Italiana (secessione).
Disegno politico: tenersi le tasse, cacciare gli intrusi e incassare, magari in modo truffaldino, i benefici previsti dalle leggi degli altri, europee o italiane (vedi le quote latte).
La grande finzione è stata di far apparire la Lega il partito ragionevole e serio del federalismo fiscale che si fa "insieme".
Per farlo "insieme" la Lega si è incollata sulla groppa di un odiato e disprezzato nemico (il partito "Forza Italia" di Berlusconi, già definito "la casa della mafia" sul quotidiano della Lega diretto da Bossi, poco prima della santa alleanza).
L'idea, priva di scrupoli ma astuta dal punto di vista della Lega, era di "governare" la secessione e la lotta anche violenta a zingari e immigrati, da Roma.
Occorreva ottenere il ministero dell'Interno. Il piano ha funzionato. Niente (niente) dei programmi di Berlusconi si è realizzato.
Tutto (tutto) ciò che voleva la Lega è diventato legge di una Italia triste e razzista dove i gommoni di profughi si affondano in mare, i superstiti vengono consegnati alla Libia, non esistono i diritti umani e civili, viene negato il diritto di asilo.
L'esercito italiano agli ordini della Lega padana dà la caccia agli ambulanti. E i sindaci leghisti trasformano i vigili urbani in squadre persecutorie neonaziste.
Tutto ciò è il disegno politico e, diciamo così, la cultura della Lega. Ma la forza, e anche il finanziamento elettorale, sono di Berlusconi.
Se Berlusconi cade a pezzi (e sta cadendo a pezzi) pagherà come prima? Pagherà per rivali che rischiano di superarlo? E i votanti, che avevano fiducia soprattutto nella bravura di Bossi nell'arte del ricatto, saranno così ciechi ed entusiasti da non notare il cambiamento? Azzardo una previsione.
La gente furba, che vota per tornaconto, è meno ingenua degli idealisti. E non ci sarà, senza Berlusconi che paga il conto, l'alta marea della Lega.
sabato 28 agosto 2010
mercoledì 25 agosto 2010
Trovate nei rifiuti le pagelle di 50 anni fa
Scoperta in Valle Olona da parte di un consigliere comunale di Legnano. Ora si cercano gli ex alunni.
La Prealpina – domenica 22.08.2010
Pag.19
LEGNANO - Il tempo che ritorna, una curiosa storia per dire la memoria del passato è preziosa e non deve andare perduta. Tutto comincia quando un consigliere comunale di Legnano durante un sopralluogo in Valle Olona, casualmente ritrova in un’area abbandonata un plico di carte. Si ferma, lo esamina, e scopre che ci sono quasi duecento pagelle di persone nate tra il 1935 e il 1950 iscritte alla scuola professionale della cartiera Vita Mayer. Si rende conto che quelle carte rappresentano un pezzo di vita e decide di consegnarle alla segreteria del Comune di residenza, Legnano.
Proprio in questi giorni da Palazzo Malinverni le pagelle fortunosamente ritrovate e salvate dalla rovina sono state spedite ai Comuni di residenza degli ex allievi, nella speranza che gli interessati vengano rintracciati.
Protagonista della vicenda Giuseppe Marazzini, esponente del gruppo Sinistra ed Ecologisti Legnanesi e appassionato di storia del mondo operaio.
Spiega: «In occasione di una visita in Valle Olona, fra Castellanza e Castiglione Olona, ero alla ricerca di storie e ambienti della tradizione industriale della valle. A un certo punto, nei pressi di ciò che è rimasto della vecchia cartiera Vita Mayer ho notato un involucro abbandonato sul pavimento di un locale adibito a spogliatoio. L’involucro, in diversi punti consumato e rotto, conteneva pagelle di quinta elementare di ex dipendenti della cartiera che avevano frequentato la scuola professionale della ditta stessa».
«Per evitare di lasciarle marcire in quel luogo - aggiunge Marazzini - le ho raccolte, le ho pulite facendo attenzione a non rovinarle e le ho divise per località.
In tutto c’erano 192 documenti. Al Comune di Legnano ho poi lasciato il compito dì farle pervenire ai municipi di pertinenza per la consegna alle famiglie».
I Comuni della provincia di Varese che sono stati interessati dalla ricerca sono AIbizzate, Busto Arsizio, Cairate, Castellanza, Carnago, Cassano Magnago, Caronno Varesino, Fagnano Olona, Gorla Minore, Gorla Maggiore, Gallarate, Laveno Mombello, Lonate Ceppino, Marnate, Solbiate Olona, Sumirago, Tradate e Varese.
Ma ci sono località anche dì altre province: Legnano, Azignano (Vicenza), Carmignano di Brenta (Padova), Casaleone (Verona), Livo (Como), Pozzuoli (Napoli), Salizzole (Verona), Travagliato (Livorno).
Ieri mattina nella redazione legnanese di Prealpina la prima consegna: a ricevere la pagella dell’anno scolastico 1960-61 è stato Enrico Casarotto, oggi residente a Fagnano Olona. Il quale ricorda: «Il complesso della Vita Mayer era arrivato ad avere oltre 2mila dipendenti. C’era una scuola interna di avviamento professionale che all’epoca era sostitutiva della scuola media. Una volta che si conseguiva il diploma. l’azienda assumeva direttamente gli allievi. E tutti avevano subito un lavoro». I tempi sono davvero cambiati.
Luca Nazari
La Prealpina – domenica 22.08.2010
Pag.19
LEGNANO - Il tempo che ritorna, una curiosa storia per dire la memoria del passato è preziosa e non deve andare perduta. Tutto comincia quando un consigliere comunale di Legnano durante un sopralluogo in Valle Olona, casualmente ritrova in un’area abbandonata un plico di carte. Si ferma, lo esamina, e scopre che ci sono quasi duecento pagelle di persone nate tra il 1935 e il 1950 iscritte alla scuola professionale della cartiera Vita Mayer. Si rende conto che quelle carte rappresentano un pezzo di vita e decide di consegnarle alla segreteria del Comune di residenza, Legnano.
Proprio in questi giorni da Palazzo Malinverni le pagelle fortunosamente ritrovate e salvate dalla rovina sono state spedite ai Comuni di residenza degli ex allievi, nella speranza che gli interessati vengano rintracciati.
Protagonista della vicenda Giuseppe Marazzini, esponente del gruppo Sinistra ed Ecologisti Legnanesi e appassionato di storia del mondo operaio.
Spiega: «In occasione di una visita in Valle Olona, fra Castellanza e Castiglione Olona, ero alla ricerca di storie e ambienti della tradizione industriale della valle. A un certo punto, nei pressi di ciò che è rimasto della vecchia cartiera Vita Mayer ho notato un involucro abbandonato sul pavimento di un locale adibito a spogliatoio. L’involucro, in diversi punti consumato e rotto, conteneva pagelle di quinta elementare di ex dipendenti della cartiera che avevano frequentato la scuola professionale della ditta stessa».
«Per evitare di lasciarle marcire in quel luogo - aggiunge Marazzini - le ho raccolte, le ho pulite facendo attenzione a non rovinarle e le ho divise per località.
In tutto c’erano 192 documenti. Al Comune di Legnano ho poi lasciato il compito dì farle pervenire ai municipi di pertinenza per la consegna alle famiglie».
I Comuni della provincia di Varese che sono stati interessati dalla ricerca sono AIbizzate, Busto Arsizio, Cairate, Castellanza, Carnago, Cassano Magnago, Caronno Varesino, Fagnano Olona, Gorla Minore, Gorla Maggiore, Gallarate, Laveno Mombello, Lonate Ceppino, Marnate, Solbiate Olona, Sumirago, Tradate e Varese.
Ma ci sono località anche dì altre province: Legnano, Azignano (Vicenza), Carmignano di Brenta (Padova), Casaleone (Verona), Livo (Como), Pozzuoli (Napoli), Salizzole (Verona), Travagliato (Livorno).
Ieri mattina nella redazione legnanese di Prealpina la prima consegna: a ricevere la pagella dell’anno scolastico 1960-61 è stato Enrico Casarotto, oggi residente a Fagnano Olona. Il quale ricorda: «Il complesso della Vita Mayer era arrivato ad avere oltre 2mila dipendenti. C’era una scuola interna di avviamento professionale che all’epoca era sostitutiva della scuola media. Una volta che si conseguiva il diploma. l’azienda assumeva direttamente gli allievi. E tutti avevano subito un lavoro». I tempi sono davvero cambiati.
Luca Nazari
martedì 24 agosto 2010
BANDITI A LEGNANO 2
di Giuseppe Marazzini
24.08.2010
Ohilà! Il Sindaco di Legnano ha scoperto l’acqua calda.
La criminalità e l’aumento delle tensioni sociali stanno per cambiare il volto della città, questo fa capire il Sindaco in una delle sue recenti dichiarazioni alla stampa locale, dopo l’episodio della sparatoria avvenuta qualche giorno fa fra le vie Garibaldi e Cavour.
È una ammissione di fallimento delle sue ordinanze proibizionistiche e del tanto gridato “pugno di ferro”, interventi che dovevano in qualche modo salvaguardare la città dalla delinquenza, cosiddetta, comune.
E qui sta l’errore politico di fondo del Sindaco e del suo entourage, quello di aver fatto discrimine fra il mondo della criminalità “nera” e il mondo della criminalità “bianca”, come se una fosse disgiunta dall’altra.
La città, per definizione, è un grande mercato per tutti, per chi vuole fare affari leciti e per chi vuole delinquere; sta alla politica far prevalere i primi sui secondi. Come farlo? Intanto indagando, senza nascondersi nulla, su come si muove la città nelle sue relazioni sociali, nelle sue abitudini e nei suoi stili di vita.
Il Sindaco fa bene a preoccuparsi, al suo posto lo farei anch’io, ma deve ammettere che la sua ripetuta affermazione “continuo ad essere convinto che il nostro territorio non sia malato” ormai è stata superata dai fatti. Bisogna che prenda atto che Legnano è nell’interesse della delinquenza di ogni tipo.
Se il mercato cittadino delle droghe è fiorente è perché la richiesta è costante, se non addirittura in aumento, e la condanna a diversi anni di prigione di alcuni cittadini legnanesi, titolari di un centro di smistamento della droga, sta lì a dimostrare che le radici del traffico hanno attecchito in città.
Lo stesso discorso lo si potrebbe fare per la prostituzione, per l’uso di alcool e per l’usura (vedi BANDITI A LEGNANO? Nooo!!!! Solo buoni padri di famiglia ... – post del 23.07.2010).
Non c’è niente da fare: questa è l’altra faccia della città dei balocchi esaltata e spinta come risposta alla deindustrializzazione, un terziario che munge soldi alla gente ma non restituisce niente in termini di relazioni sociali, per di più mal controllato e governato.
Bisogna cambiare politica: finiamola con affermazioni di principio e si facciano azioni vere, per affrontare concretamente le questioni che più turbano i nostri cittadini.
1. Per un numero limitato di senza tetto bisogna garantire un alloggio certo e programmi di inserimento scolastico e lavorativo, cominciando dai lavori socialmente utili.
2. Combattere l’uso di droghe ed alcool con politiche ed iniziative che promuovano stili di vita meno devastanti magari con centri di aggregazione sotto controllo pubblico.
3. Curriculum trasparenti per coloro che gestiscono esercizi di intrattenimento, in particolare se inerenti al mondo giovanile.
24.08.2010
Ohilà! Il Sindaco di Legnano ha scoperto l’acqua calda.
La criminalità e l’aumento delle tensioni sociali stanno per cambiare il volto della città, questo fa capire il Sindaco in una delle sue recenti dichiarazioni alla stampa locale, dopo l’episodio della sparatoria avvenuta qualche giorno fa fra le vie Garibaldi e Cavour.
È una ammissione di fallimento delle sue ordinanze proibizionistiche e del tanto gridato “pugno di ferro”, interventi che dovevano in qualche modo salvaguardare la città dalla delinquenza, cosiddetta, comune.
E qui sta l’errore politico di fondo del Sindaco e del suo entourage, quello di aver fatto discrimine fra il mondo della criminalità “nera” e il mondo della criminalità “bianca”, come se una fosse disgiunta dall’altra.
La città, per definizione, è un grande mercato per tutti, per chi vuole fare affari leciti e per chi vuole delinquere; sta alla politica far prevalere i primi sui secondi. Come farlo? Intanto indagando, senza nascondersi nulla, su come si muove la città nelle sue relazioni sociali, nelle sue abitudini e nei suoi stili di vita.
Il Sindaco fa bene a preoccuparsi, al suo posto lo farei anch’io, ma deve ammettere che la sua ripetuta affermazione “continuo ad essere convinto che il nostro territorio non sia malato” ormai è stata superata dai fatti. Bisogna che prenda atto che Legnano è nell’interesse della delinquenza di ogni tipo.
Se il mercato cittadino delle droghe è fiorente è perché la richiesta è costante, se non addirittura in aumento, e la condanna a diversi anni di prigione di alcuni cittadini legnanesi, titolari di un centro di smistamento della droga, sta lì a dimostrare che le radici del traffico hanno attecchito in città.
Lo stesso discorso lo si potrebbe fare per la prostituzione, per l’uso di alcool e per l’usura (vedi BANDITI A LEGNANO? Nooo!!!! Solo buoni padri di famiglia ... – post del 23.07.2010).
Non c’è niente da fare: questa è l’altra faccia della città dei balocchi esaltata e spinta come risposta alla deindustrializzazione, un terziario che munge soldi alla gente ma non restituisce niente in termini di relazioni sociali, per di più mal controllato e governato.
Bisogna cambiare politica: finiamola con affermazioni di principio e si facciano azioni vere, per affrontare concretamente le questioni che più turbano i nostri cittadini.
1. Per un numero limitato di senza tetto bisogna garantire un alloggio certo e programmi di inserimento scolastico e lavorativo, cominciando dai lavori socialmente utili.
2. Combattere l’uso di droghe ed alcool con politiche ed iniziative che promuovano stili di vita meno devastanti magari con centri di aggregazione sotto controllo pubblico.
3. Curriculum trasparenti per coloro che gestiscono esercizi di intrattenimento, in particolare se inerenti al mondo giovanile.
lunedì 23 agosto 2010
Così “Genesi Uno” vinse il super-appalto
Nella convenzione firmata nel 2005 era già tutto nero su bianco
La Prealpina - sabato 21.08.2010
pag.20
Il ragioniere capo dello Stato Mario Canzio si chiede perchè a costruire il nuovo ospedale di Legnano sia stata una società in cui Techint era socio mandatario, ma per trovare una risposta a questa domanda in fondo basta leggere le premesse alla “Convenzione di concessione per la costruzione e gestione del nuovo ospedale di Legnano” che l’azienda Ospedale Civile e la società di progetto ‘Genesi Uno Spa” firmarono a Milano il 23 marzo 2005.
In quel documento non si mettono solo nero su bianco tempi e modi della realizzazione di un opera da 145 milioni di euro, ma si spiega anche come si è arrivati a identificare chi deve costruire l’edificio e consegnarlo “chiavi in mano” all’azienda ospedale. Il principio su cui si basa l’operazione è la legge Merlonì, quella cioè che regola la realizzazione di opere in “project financing”.
Interessante è però rileggersi come la società “Genesi Uno” vince l’appalto.
Perché al 16 settembre 2004 le società che si erano dichiarate interessate a costruire il nuovo ospedale erano in tutto cinque, la “Astaldi Spa” di Roma e quattro associazioni. temporanee d’impresa (Ati): quella tra la “Inso-Sistemi per infrastrutture sociali Spa” di Firenze e il Consorzio Etruria di Montelupo Fiorentino; quella tra la “Maire Lavori” di Roma e la “Gesto Scarl” di Verona; quella tra la società cooperativa ‘Coopsette” di Reggio Emilia e la Cooperativa sociale “Sigla” di Forlì; quella tra la “Cooperativa Braccianti e Muratori” (Cmb) e la “Aster Associate Termoimpianti” di Carpi, provincia di Modena. Più ovviamente l’Ati promotore che diventerà “Genesi Uno Spa”, la cui capogruppo mandataria Techint ha già realizzato il progetto del nuovo ospedale.
In caso di vittoria di un altro concorrente Techint avrebbe avuto un mese di tempo per decidere se far valere il suo diritto di prelazione rilanciando con un’offerta più economica, ma alle ore 12 del 30 novembre 2004 (termine ultìmo che gli interessati avevano per presentarsi alla gara di licitazione privata) in ospedale non risulta pervenuta alcuna offerta. Tutti ritirati? Non proprio, perché lo stesso 30 novembre Techint comunica l’ampliamento della compagine societaria di Genesi, che ora comprende la Cmb e la Aster di Carpi.
Cioè gli stessi soggetti che come promotori della quarta Ati si erano interessati all’appalto. Nel 2005 la quota di Techint in “Genesi Uno” scenderà dal 71,79 al 51%, Cmb passerà dallo 0,21 al 21%. Aster resterà al 3%.
Riassetto societario assolutamente lecito, che però forse vale la pena di ricordare per aiutare a capire perché nella gara per costruire il nuovo ospedale “Genesi Uno” corse da sola.
Luigi Crespi
La Prealpina - sabato 21.08.2010
pag.20
Il ragioniere capo dello Stato Mario Canzio si chiede perchè a costruire il nuovo ospedale di Legnano sia stata una società in cui Techint era socio mandatario, ma per trovare una risposta a questa domanda in fondo basta leggere le premesse alla “Convenzione di concessione per la costruzione e gestione del nuovo ospedale di Legnano” che l’azienda Ospedale Civile e la società di progetto ‘Genesi Uno Spa” firmarono a Milano il 23 marzo 2005.
In quel documento non si mettono solo nero su bianco tempi e modi della realizzazione di un opera da 145 milioni di euro, ma si spiega anche come si è arrivati a identificare chi deve costruire l’edificio e consegnarlo “chiavi in mano” all’azienda ospedale. Il principio su cui si basa l’operazione è la legge Merlonì, quella cioè che regola la realizzazione di opere in “project financing”.
Interessante è però rileggersi come la società “Genesi Uno” vince l’appalto.
Perché al 16 settembre 2004 le società che si erano dichiarate interessate a costruire il nuovo ospedale erano in tutto cinque, la “Astaldi Spa” di Roma e quattro associazioni. temporanee d’impresa (Ati): quella tra la “Inso-Sistemi per infrastrutture sociali Spa” di Firenze e il Consorzio Etruria di Montelupo Fiorentino; quella tra la “Maire Lavori” di Roma e la “Gesto Scarl” di Verona; quella tra la società cooperativa ‘Coopsette” di Reggio Emilia e la Cooperativa sociale “Sigla” di Forlì; quella tra la “Cooperativa Braccianti e Muratori” (Cmb) e la “Aster Associate Termoimpianti” di Carpi, provincia di Modena. Più ovviamente l’Ati promotore che diventerà “Genesi Uno Spa”, la cui capogruppo mandataria Techint ha già realizzato il progetto del nuovo ospedale.
In caso di vittoria di un altro concorrente Techint avrebbe avuto un mese di tempo per decidere se far valere il suo diritto di prelazione rilanciando con un’offerta più economica, ma alle ore 12 del 30 novembre 2004 (termine ultìmo che gli interessati avevano per presentarsi alla gara di licitazione privata) in ospedale non risulta pervenuta alcuna offerta. Tutti ritirati? Non proprio, perché lo stesso 30 novembre Techint comunica l’ampliamento della compagine societaria di Genesi, che ora comprende la Cmb e la Aster di Carpi.
Cioè gli stessi soggetti che come promotori della quarta Ati si erano interessati all’appalto. Nel 2005 la quota di Techint in “Genesi Uno” scenderà dal 71,79 al 51%, Cmb passerà dallo 0,21 al 21%. Aster resterà al 3%.
Riassetto societario assolutamente lecito, che però forse vale la pena di ricordare per aiutare a capire perché nella gara per costruire il nuovo ospedale “Genesi Uno” corse da sola.
Luigi Crespi
domenica 22 agosto 2010
Il Tesoro: «Sanità, appalti edilizi irregolari»
Nel mirino l'ospedale di Legnano e il nuovo cantiere costato 156 milioni di euro. I documenti depositati in Procura a Milano e inviati al Pirellone e alla Corte dei Conti.
di Simona Ravizza
CORRIERE DELLA SERA.it 19 agosto 2010
MILANO- «Appalti irregolari». Dopo il caso Niguarda, il ministero del Tesoro mette ancora sotto accusa l'edilizia sanitaria della Lombardia. L'ospedale finito nel mirino adesso è Legnano, il cui cantiere per il nuovo edificio s'è appena concluso ed è costato 156 milioni di euro. Le contestazioni degli ispettori delle Finanze sono simili a quelle già avanzate nel maggio 2009 per il Ca' Granda e mettono per l'ennesima volta in discussione le procedure di gara adottate per la scelta delle imprese di costruzione.
Il nuovo dossier è di 170 pagine. L'ha inviato il ragioniere generale dello Stato Mario Canzio ed è appena arrivato ai vertici dell'azienda ospedaliera, del Pirellone e alla Corte dei Conti per presunti danni all'erario. A fine luglio è stato depositato anche in Procura. Almeno 40 le irregolarità contestate dall'ispettore Giuseppe Lombardo, tra cui, mancanza di trasparenza dell'asta che ha portato alla vittoria dell'impresa Techint, illegittimità dell'aggiudicazione dell'appalto, consulenze d'oro a manager portati da fuori, indebito coinvolgimento di Infrastrutture Lombarde per 4 milioni e rotti di euro.
Dopo i controlli al Niguarda, il presidente della Lombardia Roberto Formigoni aveva invitato i 44 direttori generali dei suoi ospedali a respingere ulteriori sopralluoghi degli ispettori e a dirottarli all'Avvocatura regionale. E, soprattutto, il governatore aveva contestato le verifiche per dubbia legittimità. Ma, evidentemente, lo stop non ha fermato gli uomini del ministero dell'Economia, guidato da Giulio Tremonti. Così, dagli screzi sulla Finanziaria alle contestazioni sull'edilizia sanitaria, le frizioni tra Formigoni e Tremonti sembrano destinate a non arrestarsi mai. Anche se i due ieri sono stati protagonisti di uno scambio d'affettuosità iniziato su Facebook: «Caro Giulio, la classe non è acqua: 1947.
Tanti auguri in anticipo per il tuo compleanno», ha postato il governatore. E il ministro l'ha ringraziato con una telefonata. Eppure. La relazione inviata dal Tesoro è pesante. È stata terminata il 15 gennaio 2010 ed è arrivata all'ospedale di Legnano il 28 luglio. L'elenco di (presunte) illegittimità è lungo. Tra le principali: «Carenze e irregolarità nella procedura relativa alla concessione per la costruzione del nuovo ospedale»; «Mancanza di trasparenza e di imparzialità nell'intera procedura seguita»; «Anomalie e contraddizioni nella bozza di convenzione proposta al promotore della realizzazione del nuovo ospedale, incompatibili con il presupposto del pubblico interesse».
Il dossier bollente è finito anche sulle scrivanie del Pirellone. «Non c'è stata alcuna violazione - replicano i vertici dell'assessorato alla Sanità -. Si tratta di fatti e risvolti procedurali sui quali viene fatta richiesta di produrre controdeduzioni, che l'azienda ospedaliera di Legnano sta elaborando in dettaglio per dimostrare la perfetta legittimità di tutti gli atti». E assicurano: «Gli appalti sono regolari e trasparenti. Come previsto dalla Legge Merloni, il socio promotore (Techint) ha effettuato la costruzione del nuovo ospedale non godendo di alcun privilegio. Non c'è stato, infatti, alcun ricorso né tantomeno è stata mossa alcuna osservazione da parte del collegio dei revisori dei conti dell'ospedale che, fra l'altro, ha come componente di diritto un rappresentante del ministero dell'Economia e uno del ministero della Salute».
Gli ispettori contestano anche qui - come per il Niguarda - il ruolo avuto da Infrastrutture Lombarde, la holding del Pirellone per l'edilizia sanitaria coinvolta in tutti i cantieri dei nuovi ospedali: «C'è stato un aggravio di spesa per il compenso riconosciuto alla società (4 milioni e 140 mila euro) invece di quello stabilito per legge al personale dipendente», si legge nel documento. Accuse, anche queste respinte dall'assessorato alla Sanità: «Infrastrutture Lombarde è una società istituita da una legge regionale.
Come tale svolge correttamente il suo ruolo secondo la legislazione europea e nazionale e secondo lo Statuto regionale di autonomia. È lo strumento regionale che si dimostra decisivo per realizzare le grandi opere in tempi brevi e certi e allo stesso tempo assicura un significativo contenimento dei costi e la piena efficacia ed efficienza dell'opera. Cosa che la stessa sezione regionale della Corte dei Conti ha approvato e certificato».
Il botta e risposta continua.
CORRIERE DELLA SERA.it 19.08.2010
di Simona Ravizza
CORRIERE DELLA SERA.it 19 agosto 2010
MILANO- «Appalti irregolari». Dopo il caso Niguarda, il ministero del Tesoro mette ancora sotto accusa l'edilizia sanitaria della Lombardia. L'ospedale finito nel mirino adesso è Legnano, il cui cantiere per il nuovo edificio s'è appena concluso ed è costato 156 milioni di euro. Le contestazioni degli ispettori delle Finanze sono simili a quelle già avanzate nel maggio 2009 per il Ca' Granda e mettono per l'ennesima volta in discussione le procedure di gara adottate per la scelta delle imprese di costruzione.
Il nuovo dossier è di 170 pagine. L'ha inviato il ragioniere generale dello Stato Mario Canzio ed è appena arrivato ai vertici dell'azienda ospedaliera, del Pirellone e alla Corte dei Conti per presunti danni all'erario. A fine luglio è stato depositato anche in Procura. Almeno 40 le irregolarità contestate dall'ispettore Giuseppe Lombardo, tra cui, mancanza di trasparenza dell'asta che ha portato alla vittoria dell'impresa Techint, illegittimità dell'aggiudicazione dell'appalto, consulenze d'oro a manager portati da fuori, indebito coinvolgimento di Infrastrutture Lombarde per 4 milioni e rotti di euro.
Dopo i controlli al Niguarda, il presidente della Lombardia Roberto Formigoni aveva invitato i 44 direttori generali dei suoi ospedali a respingere ulteriori sopralluoghi degli ispettori e a dirottarli all'Avvocatura regionale. E, soprattutto, il governatore aveva contestato le verifiche per dubbia legittimità. Ma, evidentemente, lo stop non ha fermato gli uomini del ministero dell'Economia, guidato da Giulio Tremonti. Così, dagli screzi sulla Finanziaria alle contestazioni sull'edilizia sanitaria, le frizioni tra Formigoni e Tremonti sembrano destinate a non arrestarsi mai. Anche se i due ieri sono stati protagonisti di uno scambio d'affettuosità iniziato su Facebook: «Caro Giulio, la classe non è acqua: 1947.
Tanti auguri in anticipo per il tuo compleanno», ha postato il governatore. E il ministro l'ha ringraziato con una telefonata. Eppure. La relazione inviata dal Tesoro è pesante. È stata terminata il 15 gennaio 2010 ed è arrivata all'ospedale di Legnano il 28 luglio. L'elenco di (presunte) illegittimità è lungo. Tra le principali: «Carenze e irregolarità nella procedura relativa alla concessione per la costruzione del nuovo ospedale»; «Mancanza di trasparenza e di imparzialità nell'intera procedura seguita»; «Anomalie e contraddizioni nella bozza di convenzione proposta al promotore della realizzazione del nuovo ospedale, incompatibili con il presupposto del pubblico interesse».
Il dossier bollente è finito anche sulle scrivanie del Pirellone. «Non c'è stata alcuna violazione - replicano i vertici dell'assessorato alla Sanità -. Si tratta di fatti e risvolti procedurali sui quali viene fatta richiesta di produrre controdeduzioni, che l'azienda ospedaliera di Legnano sta elaborando in dettaglio per dimostrare la perfetta legittimità di tutti gli atti». E assicurano: «Gli appalti sono regolari e trasparenti. Come previsto dalla Legge Merloni, il socio promotore (Techint) ha effettuato la costruzione del nuovo ospedale non godendo di alcun privilegio. Non c'è stato, infatti, alcun ricorso né tantomeno è stata mossa alcuna osservazione da parte del collegio dei revisori dei conti dell'ospedale che, fra l'altro, ha come componente di diritto un rappresentante del ministero dell'Economia e uno del ministero della Salute».
Gli ispettori contestano anche qui - come per il Niguarda - il ruolo avuto da Infrastrutture Lombarde, la holding del Pirellone per l'edilizia sanitaria coinvolta in tutti i cantieri dei nuovi ospedali: «C'è stato un aggravio di spesa per il compenso riconosciuto alla società (4 milioni e 140 mila euro) invece di quello stabilito per legge al personale dipendente», si legge nel documento. Accuse, anche queste respinte dall'assessorato alla Sanità: «Infrastrutture Lombarde è una società istituita da una legge regionale.
Come tale svolge correttamente il suo ruolo secondo la legislazione europea e nazionale e secondo lo Statuto regionale di autonomia. È lo strumento regionale che si dimostra decisivo per realizzare le grandi opere in tempi brevi e certi e allo stesso tempo assicura un significativo contenimento dei costi e la piena efficacia ed efficienza dell'opera. Cosa che la stessa sezione regionale della Corte dei Conti ha approvato e certificato».
Il botta e risposta continua.
CORRIERE DELLA SERA.it 19.08.2010
sabato 21 agosto 2010
LA BATTAGLIA NON FINISCE QUI!!!
LE PROTESTE DEI PASTORI CONTINUANO.
Blitz all'aeroporto di Alghero e Cagliari è invasa dai trattori. Su due fronti la mobilitazione dei pastori sardi. Ad Alghero un migliaio di allevatori del Movimento guidato da Felice Floris ha cercato di occupare lo scalo. Forze dell'ordine schierate, disagi per i passeggeri e qualche momento di tensione. Slogan contro la Coldiretti che a Cagliari ha organizzato gli Stati generali della pastorizia italiana: capoluogo invaso da centinaia di trattori
CAGLIARI. Continua la protesta dei pastori in Sardegna. La mobilitazione è su due fronti stavolta. Nel Nord Sardegna gli allevatori del Movimento pastori sardi di Felice Floris si sono resi protagonisti di un nuovo clamoroso blitz, cercando di bloccare l'accesso all'aeroporto di Alghero. A Cagliari, invece, un centinaio di trattori ha invaso le strade del capoluogo per gli Stati generali Coldiretti della pastorizia italiana.
Il blitz di Alghero. La protesta all'aeroporto di Alghero era "annunciata" dopo quelle delle scorse settimane negli scali di Cagliari e Olbia e sulla strada statale 131 "Carlo Felice" nell'Oristanese. Circa un migliaio di pastori provenienti da tutta la Sardegna, guidati dal leader del movimento Felice Floris, dopo il raduno davanti a un agriturismo sono arrivati nello scalo di Fertilia e si sono divisi in tre tronconi. Uno ha cercato di bloccare l'accesso allo scalo e gli altri alle strade che conducono a Sassari e Alghero. Sul posto erano schierate le forze dell'ordine: gli agenti della Polizia in assetto antisommossa e i carabinieri hanno bloccato tutti gli accessi dell'aerostazione.
La manifestazione si è conclusa poco prima delle 14. Dopo circa tre ore sono stati tolti i blocchi stradali agli accessi e i manifestanti hanno lentamente abbandonato l'area antistante lo scalo. Ci sono stati momenti di tensione quando, intorno alle 12,30, un gruppo di pastori ha cercato di forzare il blocco di polizia e carabinieri all'ingresso della nuova aerostazione, subito sedati dall'intervento dialogante ma deciso delle forze dell'ordine. In precedenza, una troupe a supporto degli inviati di Mediaset era stata presa di mira da alcuni esagitati, ma senza conseguenze di rilievo.La protesta dei pastori non ha influito sul regolare traffico aereo, causando solo qualche disagio ai passeggeri che hanno dovuto percorrere alcune centinaia di metri a piedi per arrivare allo scalo.
Slogan contro la Coldiretti. Nella manifestazione dell'Mps non sono mancati slogan e insulti, scanditi al megafono, contro la Coldiretti, che a Cagliari in contemporanea ha organizzato gli Stati generali della pastorizia italiana. Un piccolo gruppo di manifestanti ha inoltre cercato di incendiare una bandiera dell'associazione guidata da Sergio Marini. Frasi offensive anche contro l'assessore all'Agricoltura Andrea Prato.
Secondo Felice Floris, la manifestazione di oggi è stata "una cosa meravigliosa" perché "stiamo crescendo in misura esponenziale, sempre più compatti e coesi. La manifestazione di Coldiretti a Cagliari - ha aggiunto il leader del movimento - è stata invece un fallimento, con poche centinaia di persone. Dovevano venire qui e avremmo combattuto insieme. L'assessore regionale dell'Agricoltura Andrea Prato", ha aggiunto, "è un assessore della Coldiretti, non nostro. A settembre devono arrivare le soluzioni per salvare il mondo agropastorale, altrimenti a ottobre saremo già morti".
Tra le prossime iniziative, si ipotizza un blitz in Costa Smeralda prima della grande manifestazione di protesta prevista annunciata per settembre a Cagliari.
Molte le fasce tricolori di sindaci arrivati da tutta l'isola per portare la solidarietà ai manifestanti. Nel corteo sono inoltre presenti, tra gli altri, i leader di "Sardigna Natzione", Bustiano Cumpostu e Giampiero Marras, e il portavoce del movimento "A manca pro s'indipendentzia" Cristiano Sabino.
Invasione di trattori a Cagliari. Protesta anche a Cagliari. Questa mattina un centinaio di trattori ha invaso le strade del capoluogo per raggiungere attraverso le vie del centro la piazza Paolo VI (o dei Centomila) dove si svolgono con la presenza del presidente nazionale della Coldiretti Sergio Marini gli stati generali della pastorizia italiana con rappresentanze di pastori da tutte le regioni italiane per presentare all'hotel Mediterraneo la piattaforma di mobilitazione. Traffico rallentato e qualche disagio per gli automobilisti.
La piattaforma di mobilitazione per salvare la pastorizia - come annunciato dal presidente della Coldiretti Sergio Marini - sarà presentata alle Regioni interessate e il 30 agosto al ministero delle Politiche Agricole, dove è stata convocata appositamente una riunione per analizzare le problematiche del settore ovicaprino. Marini ha sottolineato che la grave crisi della pastorizia con il latte e la carne che vengono sottopagati a livelli insostenibili per gli allevatori rischia di far scomparire i 70mila allevamenti italiani dove sono allevate quasi 7 milioni di pecore che rappresentano un patrimonio economico, sociale, ambientale e culturale del Made in Italy.
Agli allevatori in Sardegna, dove si produce quasi la metà del latte di pecora, il latte - ha aggiunto il presidente Coldiretti- viene pagato 60 centesimi di euro al litro ben al di sotto dei costi di produzione e su valori inferiori del 25 per cento rispetto a due anni fa, mentre la carne di agnello deve subire la concorrenza sleale delle produzioni estere che vengono spacciate come nazionali per la mancanza dell'obbligo di indicare in etichetta l'origine a differenza di quanto avviene per la carne bovina".
"Protesta compatibile con i nostri obiettivi". Marini ha commentato anche quanto successo ad Alghero, con l'ennesimo blitz dell'Mps. "Ad oggi attuiamo una forma di protesta compatibile con l'obiettivo di raggiungere risultati, nell'interesse degli allevatori", spiega. "Le strade sono diverse e passano per un confronto serio con le istituzioni. La nostra piattaforma è compatibile con ciò che Regioni e Governo possono fare, non è utopistica. Alcune forme di protesta, se esasperate portano ad allontanare le soluzioni".
(20 agosto 2010)
La Nuova Sardegna 20.08.2010
Blitz all'aeroporto di Alghero e Cagliari è invasa dai trattori. Su due fronti la mobilitazione dei pastori sardi. Ad Alghero un migliaio di allevatori del Movimento guidato da Felice Floris ha cercato di occupare lo scalo. Forze dell'ordine schierate, disagi per i passeggeri e qualche momento di tensione. Slogan contro la Coldiretti che a Cagliari ha organizzato gli Stati generali della pastorizia italiana: capoluogo invaso da centinaia di trattori
CAGLIARI. Continua la protesta dei pastori in Sardegna. La mobilitazione è su due fronti stavolta. Nel Nord Sardegna gli allevatori del Movimento pastori sardi di Felice Floris si sono resi protagonisti di un nuovo clamoroso blitz, cercando di bloccare l'accesso all'aeroporto di Alghero. A Cagliari, invece, un centinaio di trattori ha invaso le strade del capoluogo per gli Stati generali Coldiretti della pastorizia italiana.
Il blitz di Alghero. La protesta all'aeroporto di Alghero era "annunciata" dopo quelle delle scorse settimane negli scali di Cagliari e Olbia e sulla strada statale 131 "Carlo Felice" nell'Oristanese. Circa un migliaio di pastori provenienti da tutta la Sardegna, guidati dal leader del movimento Felice Floris, dopo il raduno davanti a un agriturismo sono arrivati nello scalo di Fertilia e si sono divisi in tre tronconi. Uno ha cercato di bloccare l'accesso allo scalo e gli altri alle strade che conducono a Sassari e Alghero. Sul posto erano schierate le forze dell'ordine: gli agenti della Polizia in assetto antisommossa e i carabinieri hanno bloccato tutti gli accessi dell'aerostazione.
La manifestazione si è conclusa poco prima delle 14. Dopo circa tre ore sono stati tolti i blocchi stradali agli accessi e i manifestanti hanno lentamente abbandonato l'area antistante lo scalo. Ci sono stati momenti di tensione quando, intorno alle 12,30, un gruppo di pastori ha cercato di forzare il blocco di polizia e carabinieri all'ingresso della nuova aerostazione, subito sedati dall'intervento dialogante ma deciso delle forze dell'ordine. In precedenza, una troupe a supporto degli inviati di Mediaset era stata presa di mira da alcuni esagitati, ma senza conseguenze di rilievo.La protesta dei pastori non ha influito sul regolare traffico aereo, causando solo qualche disagio ai passeggeri che hanno dovuto percorrere alcune centinaia di metri a piedi per arrivare allo scalo.
Slogan contro la Coldiretti. Nella manifestazione dell'Mps non sono mancati slogan e insulti, scanditi al megafono, contro la Coldiretti, che a Cagliari in contemporanea ha organizzato gli Stati generali della pastorizia italiana. Un piccolo gruppo di manifestanti ha inoltre cercato di incendiare una bandiera dell'associazione guidata da Sergio Marini. Frasi offensive anche contro l'assessore all'Agricoltura Andrea Prato.
Secondo Felice Floris, la manifestazione di oggi è stata "una cosa meravigliosa" perché "stiamo crescendo in misura esponenziale, sempre più compatti e coesi. La manifestazione di Coldiretti a Cagliari - ha aggiunto il leader del movimento - è stata invece un fallimento, con poche centinaia di persone. Dovevano venire qui e avremmo combattuto insieme. L'assessore regionale dell'Agricoltura Andrea Prato", ha aggiunto, "è un assessore della Coldiretti, non nostro. A settembre devono arrivare le soluzioni per salvare il mondo agropastorale, altrimenti a ottobre saremo già morti".
Tra le prossime iniziative, si ipotizza un blitz in Costa Smeralda prima della grande manifestazione di protesta prevista annunciata per settembre a Cagliari.
Molte le fasce tricolori di sindaci arrivati da tutta l'isola per portare la solidarietà ai manifestanti. Nel corteo sono inoltre presenti, tra gli altri, i leader di "Sardigna Natzione", Bustiano Cumpostu e Giampiero Marras, e il portavoce del movimento "A manca pro s'indipendentzia" Cristiano Sabino.
Invasione di trattori a Cagliari. Protesta anche a Cagliari. Questa mattina un centinaio di trattori ha invaso le strade del capoluogo per raggiungere attraverso le vie del centro la piazza Paolo VI (o dei Centomila) dove si svolgono con la presenza del presidente nazionale della Coldiretti Sergio Marini gli stati generali della pastorizia italiana con rappresentanze di pastori da tutte le regioni italiane per presentare all'hotel Mediterraneo la piattaforma di mobilitazione. Traffico rallentato e qualche disagio per gli automobilisti.
La piattaforma di mobilitazione per salvare la pastorizia - come annunciato dal presidente della Coldiretti Sergio Marini - sarà presentata alle Regioni interessate e il 30 agosto al ministero delle Politiche Agricole, dove è stata convocata appositamente una riunione per analizzare le problematiche del settore ovicaprino. Marini ha sottolineato che la grave crisi della pastorizia con il latte e la carne che vengono sottopagati a livelli insostenibili per gli allevatori rischia di far scomparire i 70mila allevamenti italiani dove sono allevate quasi 7 milioni di pecore che rappresentano un patrimonio economico, sociale, ambientale e culturale del Made in Italy.
Agli allevatori in Sardegna, dove si produce quasi la metà del latte di pecora, il latte - ha aggiunto il presidente Coldiretti- viene pagato 60 centesimi di euro al litro ben al di sotto dei costi di produzione e su valori inferiori del 25 per cento rispetto a due anni fa, mentre la carne di agnello deve subire la concorrenza sleale delle produzioni estere che vengono spacciate come nazionali per la mancanza dell'obbligo di indicare in etichetta l'origine a differenza di quanto avviene per la carne bovina".
"Protesta compatibile con i nostri obiettivi". Marini ha commentato anche quanto successo ad Alghero, con l'ennesimo blitz dell'Mps. "Ad oggi attuiamo una forma di protesta compatibile con l'obiettivo di raggiungere risultati, nell'interesse degli allevatori", spiega. "Le strade sono diverse e passano per un confronto serio con le istituzioni. La nostra piattaforma è compatibile con ciò che Regioni e Governo possono fare, non è utopistica. Alcune forme di protesta, se esasperate portano ad allontanare le soluzioni".
(20 agosto 2010)
La Nuova Sardegna 20.08.2010
sabato 14 agosto 2010
Un ferragosto di solidarietà con i pastori sardi.
Se anche i pastori non ce la fanno più a sopportare le angherie, l'arroganza e la violenza del potere, vuol dire che il nostro Paese è alle soglie di un tracollo democratico.
Erano più di duemila venerdì mattina, hanno occupato lo scalo gallurese dopo un corteo di 4 chilometri partito dalla chiesa della Sacra Famiglia. I manifestanti guidati da Felice Floris, chiedono le dimissioni dell’assessore Prato poi invadono l’aeroporto. La manifestazione è pacifica, ma l’aeroporto va in confusione per tre ore, con i passegeri disorientati
di Nadia Cossu
OLBIA. Al grido di «siamo pastori!» partono dalla chiesa della Sacra Famiglia, in via Roma. Con la giusta dose di rabbia, quella che dà la carica per fare a piedi, con un caldo infernale, i quattro chilometri che separano l’ingresso di Olbia dall’aeroporto Costa Smeralda. Sono più di duemila, urlano, chiedono le dimissioni dell’assessore Prato. Il traffico va in tilt ma, anche stavolta, l’o biettivo è raggiunto: tutti parlano dei pastori sardi. L’a ttenzione è alta.
Sono circa le undici quando il corteo degli allevatori - arrivati in forze da tutta l’isola, chi in auto chi in pullman - entra nell’a reoporto gallurese. Sono organizzati, sanno già che di lì a poco si divideranno. Il blocco, infatti, è previsto sia nello scalo dei voli di linea che nell’aviazione generale, dove partono e arrivano i jet privati di ricchi imprenditori e vip. È lì che i pastori cercano attenzione, anche perché ieri mattina girava voce che sarebbe atterrato a Olbia il presidente del Consiglio. Quale occasione migliore per il corteo in maglietta blu? L’arrivo di Silvio Berlusconi è in effetti previsto per il weekend, ma ieri mattina, a Olbia, di lui non c’era traccia.
Si va avanti comunque, perché le ragioni della protesta sono tante e bisogna creare scompiglio per far capire che il mondo delle campagne non scherza mica quando parla di «fame e sete». Ecco il perché delle manifestazioni eclatanti (quella di ieri era la terza dopo i blocchi a Elmas e nella Carlo Felice): far parlare di sé ovunque serve a tenere alto il livello di attenzione. «Noi siamo un popolo ospitale - gridano a un certo punto - ma guardate cosa ci stanno costringendo a fare per essere ascoltati».
Felice Floris, leader dell’Mps, guida le migliaia di pastori, ma in prima fila ci sono anche gli amministratori di numerosi paesi sardi, sono lì per dare voce a intere comunità. Paesi che vivono di agricoltura e pastorizia e dove tante famiglie sono ridotte sul lastrico con il desiderio sempre più forte di vendere l’azienda e fare altro nella vita.
Ma poi si ricordano quasi subito di essere pastori e, soprattutto, che i pastori vogliono continuare a fare. Quindi manifestano. Ieri ce n’era per tutti: per Cappellacci, per Prato, per Berlusconi. Chiedono le dimissioni dell’assessore regionale all’Agricoltura che, a loro dire, ancora non avrebbe capito la gravità della situazione. E urlano mentre fanno quei chilometri a piedi, con le auto bloccate in mezzo alla carreggiata. Ferrari e Porsche vengono prese di mira dagli allevatori: puntate a distanza e poi via di corsa a sbarrare la strada. Sono state tre ore di agonia per lo scalo gallurese, con i vacanzieri in arrivo e in partenza disorientati, quasi stupiti, qualcuno scocciato, qualche altro munito di macchina fotografica e videocamera a immortalare il disastro dell’agricoltura in Sardegna. Tutti rigorosamente a piedi. Come a Elmas e come a Tramatza non si passa. A vigilare perché non ci siano disordini, schierati in tenuta antisommossa, ci sono poliziotti, carabinieri, finanzieri e vigili urbani a presidiare fuori e dentro l’aeroporto. Alla fine, a parte qualche piccolo momento di tensione, tutto fila liscio. La manifestazione è pacifica. «Noi non siamo affatto divisi - dice un rappresentante del Movimento - stiamo portando avanti un’unica battaglia e insieme vogliamo vincerla. Per dare un futuro ai nostri figli». E la combattono, questa battaglia, tutt’al più creando qualche disagio agli “incolpevoli” turisti che hanno avuto la sfortuna di arrivare in Sardegna nel giorno sbagliato e magari rivolgendo loro qualche parola di troppo. Ma senza mai andare oltre, senza fare del male a nessuno. Il mondo delle campagne sa portare grande rispetto. Semplicemente, quando si sente tradito, sa come far sentire la propria voce e le tre “crociate” delle ultime settimane ne sono la prova.
I pastori non si fermeranno. La prossima mobilitazione, salvo cambiamenti dell’ultima ora, è stata programmata per il 20 agosto nello scalo di Alghero. In attesa dell’altra grande protesta prevista per i primi giorni di settembre quando il Movimento farà tappa direttamente a Cagliari, sotto il palazzo della Regione, per chiedere un incontro alla giunta.
(14 agosto 2010)
La Nuova Sardegna 14.08.2010
Erano più di duemila venerdì mattina, hanno occupato lo scalo gallurese dopo un corteo di 4 chilometri partito dalla chiesa della Sacra Famiglia. I manifestanti guidati da Felice Floris, chiedono le dimissioni dell’assessore Prato poi invadono l’aeroporto. La manifestazione è pacifica, ma l’aeroporto va in confusione per tre ore, con i passegeri disorientati
di Nadia Cossu
OLBIA. Al grido di «siamo pastori!» partono dalla chiesa della Sacra Famiglia, in via Roma. Con la giusta dose di rabbia, quella che dà la carica per fare a piedi, con un caldo infernale, i quattro chilometri che separano l’ingresso di Olbia dall’aeroporto Costa Smeralda. Sono più di duemila, urlano, chiedono le dimissioni dell’assessore Prato. Il traffico va in tilt ma, anche stavolta, l’o biettivo è raggiunto: tutti parlano dei pastori sardi. L’a ttenzione è alta.
Sono circa le undici quando il corteo degli allevatori - arrivati in forze da tutta l’isola, chi in auto chi in pullman - entra nell’a reoporto gallurese. Sono organizzati, sanno già che di lì a poco si divideranno. Il blocco, infatti, è previsto sia nello scalo dei voli di linea che nell’aviazione generale, dove partono e arrivano i jet privati di ricchi imprenditori e vip. È lì che i pastori cercano attenzione, anche perché ieri mattina girava voce che sarebbe atterrato a Olbia il presidente del Consiglio. Quale occasione migliore per il corteo in maglietta blu? L’arrivo di Silvio Berlusconi è in effetti previsto per il weekend, ma ieri mattina, a Olbia, di lui non c’era traccia.
Si va avanti comunque, perché le ragioni della protesta sono tante e bisogna creare scompiglio per far capire che il mondo delle campagne non scherza mica quando parla di «fame e sete». Ecco il perché delle manifestazioni eclatanti (quella di ieri era la terza dopo i blocchi a Elmas e nella Carlo Felice): far parlare di sé ovunque serve a tenere alto il livello di attenzione. «Noi siamo un popolo ospitale - gridano a un certo punto - ma guardate cosa ci stanno costringendo a fare per essere ascoltati».
Felice Floris, leader dell’Mps, guida le migliaia di pastori, ma in prima fila ci sono anche gli amministratori di numerosi paesi sardi, sono lì per dare voce a intere comunità. Paesi che vivono di agricoltura e pastorizia e dove tante famiglie sono ridotte sul lastrico con il desiderio sempre più forte di vendere l’azienda e fare altro nella vita.
Ma poi si ricordano quasi subito di essere pastori e, soprattutto, che i pastori vogliono continuare a fare. Quindi manifestano. Ieri ce n’era per tutti: per Cappellacci, per Prato, per Berlusconi. Chiedono le dimissioni dell’assessore regionale all’Agricoltura che, a loro dire, ancora non avrebbe capito la gravità della situazione. E urlano mentre fanno quei chilometri a piedi, con le auto bloccate in mezzo alla carreggiata. Ferrari e Porsche vengono prese di mira dagli allevatori: puntate a distanza e poi via di corsa a sbarrare la strada. Sono state tre ore di agonia per lo scalo gallurese, con i vacanzieri in arrivo e in partenza disorientati, quasi stupiti, qualcuno scocciato, qualche altro munito di macchina fotografica e videocamera a immortalare il disastro dell’agricoltura in Sardegna. Tutti rigorosamente a piedi. Come a Elmas e come a Tramatza non si passa. A vigilare perché non ci siano disordini, schierati in tenuta antisommossa, ci sono poliziotti, carabinieri, finanzieri e vigili urbani a presidiare fuori e dentro l’aeroporto. Alla fine, a parte qualche piccolo momento di tensione, tutto fila liscio. La manifestazione è pacifica. «Noi non siamo affatto divisi - dice un rappresentante del Movimento - stiamo portando avanti un’unica battaglia e insieme vogliamo vincerla. Per dare un futuro ai nostri figli». E la combattono, questa battaglia, tutt’al più creando qualche disagio agli “incolpevoli” turisti che hanno avuto la sfortuna di arrivare in Sardegna nel giorno sbagliato e magari rivolgendo loro qualche parola di troppo. Ma senza mai andare oltre, senza fare del male a nessuno. Il mondo delle campagne sa portare grande rispetto. Semplicemente, quando si sente tradito, sa come far sentire la propria voce e le tre “crociate” delle ultime settimane ne sono la prova.
I pastori non si fermeranno. La prossima mobilitazione, salvo cambiamenti dell’ultima ora, è stata programmata per il 20 agosto nello scalo di Alghero. In attesa dell’altra grande protesta prevista per i primi giorni di settembre quando il Movimento farà tappa direttamente a Cagliari, sotto il palazzo della Regione, per chiedere un incontro alla giunta.
(14 agosto 2010)
La Nuova Sardegna 14.08.2010
martedì 10 agosto 2010
PIENA OCCUPAZIONE
La Repubblica.it - Piccola Italia
Antonello Caporale 07.08.2010
Gallarate, il presidente pdl dell'azienda si autoassume come direttore generale. L'autoassunzione è una nuova frontiera che si raggiunge, un obiettivo che finalmente si centra nello statico panorama politico italiano. C'è da scommettere che sarà presto emulato. A Gallarate Gioacchino Caianiello, già presidente di una azienda municipalizzata (AMSC, Impianti e Servizi) nonché amministratore delegato o consigliere di amministrazione o anche presidente delle altre quattro (l'opposizione ne conta invece nove) società collegate e/o controllate, sciogliendo la riserva ha deciso di accettare l'incarico di direttore generale dell'impresa pubblica lombarda da lui condotta. Finalmente Caianiello ("Un sorriso a sostegno di Formigoni", il suo ridente slogan elettorale) potrà esercitare le proprie indubitabili capacità amministrative nella nuova veste dirigenziale con contratto a tempo indeterminato e retribuzione adeguata al livello delle capacità e delle responsabilità. "Sono un gran lavoratore" spiegò dodici mesi fa quando Piccola Italia si interessò alla gran mole di poltrone occupate dal suo corpo. Adesso, nel preciso segno di questo tempo, la delibera dell'ultima assunzione interna corporis assume come idea fondante il vecchio adagio che chi fa per sé fa per tre. L'uomo politico del centrodestra del ricco hinterland milanese ("sono un fan di Dell'Utri e dell'onorevole Abelli") si avvia al primato delle deleghe in deroga.
.....
La Repubblica.it - Piccola Italia 07.08.2010
Antonello Caporale 07.08.2010
Gallarate, il presidente pdl dell'azienda si autoassume come direttore generale. L'autoassunzione è una nuova frontiera che si raggiunge, un obiettivo che finalmente si centra nello statico panorama politico italiano. C'è da scommettere che sarà presto emulato. A Gallarate Gioacchino Caianiello, già presidente di una azienda municipalizzata (AMSC, Impianti e Servizi) nonché amministratore delegato o consigliere di amministrazione o anche presidente delle altre quattro (l'opposizione ne conta invece nove) società collegate e/o controllate, sciogliendo la riserva ha deciso di accettare l'incarico di direttore generale dell'impresa pubblica lombarda da lui condotta. Finalmente Caianiello ("Un sorriso a sostegno di Formigoni", il suo ridente slogan elettorale) potrà esercitare le proprie indubitabili capacità amministrative nella nuova veste dirigenziale con contratto a tempo indeterminato e retribuzione adeguata al livello delle capacità e delle responsabilità. "Sono un gran lavoratore" spiegò dodici mesi fa quando Piccola Italia si interessò alla gran mole di poltrone occupate dal suo corpo. Adesso, nel preciso segno di questo tempo, la delibera dell'ultima assunzione interna corporis assume come idea fondante il vecchio adagio che chi fa per sé fa per tre. L'uomo politico del centrodestra del ricco hinterland milanese ("sono un fan di Dell'Utri e dell'onorevole Abelli") si avvia al primato delle deleghe in deroga.
.....
La Repubblica.it - Piccola Italia 07.08.2010
mercoledì 4 agosto 2010
I PERSUASORI OCCULTI
di Giuseppe Marazzini
04.08.2010
Quello che presento è un pezzo unico di letteratura, dedita al dio mercato, che si potrebbe consigliare a Dario Fo e Roberto Benigni di portare in scena. “Gestione del consenso 2007-2008 di AGSM” (azienda di gestione dei servizi municipalizzati di Verona) è un documento preparato dai teorici del marketing del consenso per convincere i cittadini che i cosiddetti “termovalorizzatori” (inceneritori) portano benefici alla salute e all’ambiente.
Ricordo che nella nostra zona ne esiste uno, l’inceneritore ACCAM, sul territorio di Busto Arsizio, ma a un tiro di schioppo da Legnano ed in particolare, anche meno dal nuovo ospedale. È un catorcio che andrebbe fermato subito. Invece i nostri amministratori pubblici lo vogliono tenere in vita, spendendo oltre 30 milioni di euro.
La lotta contro i cancrovalorizzatori è dura, ma non bisogna dargliela per vinta, anche perché alternative valide esistono. Rinunciare significherebbe privarci della tutela della nostra salute, del nostro ambiente e della nostra qualità della vita.
Per leggere il documento in pdf “Gestione del consenso 2007-2008 di AGSM”, cliccare qui.
04.08.2010
Quello che presento è un pezzo unico di letteratura, dedita al dio mercato, che si potrebbe consigliare a Dario Fo e Roberto Benigni di portare in scena. “Gestione del consenso 2007-2008 di AGSM” (azienda di gestione dei servizi municipalizzati di Verona) è un documento preparato dai teorici del marketing del consenso per convincere i cittadini che i cosiddetti “termovalorizzatori” (inceneritori) portano benefici alla salute e all’ambiente.
Ricordo che nella nostra zona ne esiste uno, l’inceneritore ACCAM, sul territorio di Busto Arsizio, ma a un tiro di schioppo da Legnano ed in particolare, anche meno dal nuovo ospedale. È un catorcio che andrebbe fermato subito. Invece i nostri amministratori pubblici lo vogliono tenere in vita, spendendo oltre 30 milioni di euro.
La lotta contro i cancrovalorizzatori è dura, ma non bisogna dargliela per vinta, anche perché alternative valide esistono. Rinunciare significherebbe privarci della tutela della nostra salute, del nostro ambiente e della nostra qualità della vita.
Per leggere il documento in pdf “Gestione del consenso 2007-2008 di AGSM”, cliccare qui.
domenica 1 agosto 2010
PARABOLE
di Adriana Zarri
in “il manifesto” del 16 luglio 2010
«Rimarcare» al posto di «rilevare». Così «posizionare» al posto di «collocare». E anche per oggi la lista degli orrori può bastare.
Armamenti
Pax Christi e Rete italiana per il disarmo intervengono per contestare la corsa agli armamenti. Ne dà notizia Adista, siccome non abbiamo niente da aggiungere né tantomeno da contestare, ci limitiamo a trascrivere pari pari l'articolo in questione.
«Nella manovra anticrisi del governo che taglia a destra e a manca le uniche spese a non venire minimamente toccate sono quelle per gli armamenti. Mentre, nel momento in cui si chiedono enormi sacrifici ai settori sociali più deboli e si riducono drasticamente le risorse destinate agli enti locali riteniamo imperativo morale e civile tagliare le spese per gli armamenti destinate a lievitare senza controllo.
Negli ultimi tre anni l'Italia ha speso in armamenti 3 miliardi e mezzo di euro» aggiunge il movimento pacifista cattolico. «Nel 2009 i 2.000 contratti di esportazione di armi hanno raggiunto i 5 miliardi di euro, il doppio rispetto al 2007, un livello mai visto da vent'anni. Sul bilancio dello stato incombono 71 programmi di ammodernamento e di riconfigurazione di sistemi d'arma fino al 2026, sfuggiti allo sguardo tagliente del governo. Basti citare i 131 cacciabombardieri F-35 e i 121Eurofighter.
Chiediamo ai parlamentari di affrontare con senso di responsabilità e coscienza tutto il problema degli armamenti, anche tenendo conto del richiamo del magistero e della chiesa: siamo convinti che un segnale chiaro e forte in questa direzione si possa dare subito, bloccando il progetto degli aerei di guerra F-35, il cui costo è di oltre 15 miliardi di euro! Si avrà il coraggio di farlo?». Spero di sì, ma temo di no.
Masina
Sempre su Adista appare un articolo di Ettore Masina, tutto da leggere e da sottoscrivere dalla prima all'ultima riga. E siccome dalla prima all'ultima riga non possiamo trascriverlo, ci limitiamo a trascriverne alcuni brani.
«L'impressione che moltissimi abbiamo - cattolici come me o lontani - è quello che la chiesa di questi nostri terribili giorni sia tiepida e i giovani, quelli ai quali viene proposta, molto spesso da insegnanti demotivati, la giudicano noiosa ... Anni addietro la Lega portava la maschera della ragionevolezza: «aiutiamo i popoli della fame ma a casa loro». La maschera è caduta: la cooperazione italiana è ridotta a dimensioni vergognose. I trafficanti di schiavi dei secoli scorsi creavano stati mercato come il Dahomey o Zanzibar, per le esigenze del loro infame commercio.
Maroni e Berlusconi cercano di creare stati poliziotto (la Libia, Malta) che facciano il lavoro sporco per noi, magari con la creazione di veri e propri lager. La paura e l'odio usati dalla Lega per la conquista di un consenso popolare hanno dato vita ad episodi vergognosi. Come il seguente: decine di cappellani militari sono mobilitati ad assicurare i soldati che si possono usare le armi per difendere la pace. Un vescovo generale benedice le loro bare, se qualche povero giovane cade in questo lavoro che a volte è senza alternative. Ricordo che un suo predecessore dichiarò in televisione che i suoi piloti che andavano a bombardare la Serbia compivano un'opera di carità.
E aggiungiamo anche questo: vergognoso e ridicolo.
Monsignor Fisichella ha spiegato che Berlusconi può ben fare la comunione perché l'abbandono da parte della seconda moglie lo ha salvato dalla condizione di peccato nella quale si trovava come divorziato e risposato.
in “il manifesto” del 16 luglio 2010
«Rimarcare» al posto di «rilevare». Così «posizionare» al posto di «collocare». E anche per oggi la lista degli orrori può bastare.
Armamenti
Pax Christi e Rete italiana per il disarmo intervengono per contestare la corsa agli armamenti. Ne dà notizia Adista, siccome non abbiamo niente da aggiungere né tantomeno da contestare, ci limitiamo a trascrivere pari pari l'articolo in questione.
«Nella manovra anticrisi del governo che taglia a destra e a manca le uniche spese a non venire minimamente toccate sono quelle per gli armamenti. Mentre, nel momento in cui si chiedono enormi sacrifici ai settori sociali più deboli e si riducono drasticamente le risorse destinate agli enti locali riteniamo imperativo morale e civile tagliare le spese per gli armamenti destinate a lievitare senza controllo.
Negli ultimi tre anni l'Italia ha speso in armamenti 3 miliardi e mezzo di euro» aggiunge il movimento pacifista cattolico. «Nel 2009 i 2.000 contratti di esportazione di armi hanno raggiunto i 5 miliardi di euro, il doppio rispetto al 2007, un livello mai visto da vent'anni. Sul bilancio dello stato incombono 71 programmi di ammodernamento e di riconfigurazione di sistemi d'arma fino al 2026, sfuggiti allo sguardo tagliente del governo. Basti citare i 131 cacciabombardieri F-35 e i 121Eurofighter.
Chiediamo ai parlamentari di affrontare con senso di responsabilità e coscienza tutto il problema degli armamenti, anche tenendo conto del richiamo del magistero e della chiesa: siamo convinti che un segnale chiaro e forte in questa direzione si possa dare subito, bloccando il progetto degli aerei di guerra F-35, il cui costo è di oltre 15 miliardi di euro! Si avrà il coraggio di farlo?». Spero di sì, ma temo di no.
Masina
Sempre su Adista appare un articolo di Ettore Masina, tutto da leggere e da sottoscrivere dalla prima all'ultima riga. E siccome dalla prima all'ultima riga non possiamo trascriverlo, ci limitiamo a trascriverne alcuni brani.
«L'impressione che moltissimi abbiamo - cattolici come me o lontani - è quello che la chiesa di questi nostri terribili giorni sia tiepida e i giovani, quelli ai quali viene proposta, molto spesso da insegnanti demotivati, la giudicano noiosa ... Anni addietro la Lega portava la maschera della ragionevolezza: «aiutiamo i popoli della fame ma a casa loro». La maschera è caduta: la cooperazione italiana è ridotta a dimensioni vergognose. I trafficanti di schiavi dei secoli scorsi creavano stati mercato come il Dahomey o Zanzibar, per le esigenze del loro infame commercio.
Maroni e Berlusconi cercano di creare stati poliziotto (la Libia, Malta) che facciano il lavoro sporco per noi, magari con la creazione di veri e propri lager. La paura e l'odio usati dalla Lega per la conquista di un consenso popolare hanno dato vita ad episodi vergognosi. Come il seguente: decine di cappellani militari sono mobilitati ad assicurare i soldati che si possono usare le armi per difendere la pace. Un vescovo generale benedice le loro bare, se qualche povero giovane cade in questo lavoro che a volte è senza alternative. Ricordo che un suo predecessore dichiarò in televisione che i suoi piloti che andavano a bombardare la Serbia compivano un'opera di carità.
E aggiungiamo anche questo: vergognoso e ridicolo.
Monsignor Fisichella ha spiegato che Berlusconi può ben fare la comunione perché l'abbandono da parte della seconda moglie lo ha salvato dalla condizione di peccato nella quale si trovava come divorziato e risposato.
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