martedì 24 agosto 2010

BANDITI A LEGNANO 2

di Giuseppe Marazzini
24.08.2010


Ohilà! Il Sindaco di Legnano ha scoperto l’acqua calda.
La criminalità e l’aumento delle tensioni sociali stanno per cambiare il volto della città, questo fa capire il Sindaco in una delle sue recenti dichiarazioni alla stampa locale, dopo l’episodio della sparatoria avvenuta qualche giorno fa fra le vie Garibaldi e Cavour.
È una ammissione di fallimento delle sue ordinanze proibizionistiche e del tanto gridato “pugno di ferro”, interventi che dovevano in qualche modo salvaguardare la città dalla delinquenza, cosiddetta, comune.
E qui sta l’errore politico di fondo del Sindaco e del suo entourage, quello di aver fatto discrimine fra il mondo della criminalità “nera” e il mondo della criminalità “bianca”, come se una fosse disgiunta dall’altra.
La città, per definizione, è un grande mercato per tutti, per chi vuole fare affari leciti e per chi vuole delinquere; sta alla politica far prevalere i primi sui secondi. Come farlo? Intanto indagando, senza nascondersi nulla, su come si muove la città nelle sue relazioni sociali, nelle sue abitudini e nei suoi stili di vita.

Il Sindaco fa bene a preoccuparsi, al suo posto lo farei anch’io, ma deve ammettere che la sua ripetuta affermazione “continuo ad essere convinto che il nostro territorio non sia malato” ormai è stata superata dai fatti. Bisogna che prenda atto che Legnano è nell’interesse della delinquenza di ogni tipo.
Se il mercato cittadino delle droghe è fiorente è perché la richiesta è costante, se non addirittura in aumento, e la condanna a diversi anni di prigione di alcuni cittadini legnanesi, titolari di un centro di smistamento della droga, sta lì a dimostrare che le radici del traffico hanno attecchito in città.
Lo stesso discorso lo si potrebbe fare per la prostituzione, per l’uso di alcool e per l’usura (vedi BANDITI A LEGNANO? Nooo!!!! Solo buoni padri di famiglia ... – post del 23.07.2010).
Non c’è niente da fare: questa è l’altra faccia della città dei balocchi esaltata e spinta come risposta alla deindustrializzazione, un terziario che munge soldi alla gente ma non restituisce niente in termini di relazioni sociali, per di più mal controllato e governato.

Bisogna cambiare politica: finiamola con affermazioni di principio e si facciano azioni vere, per affrontare concretamente le questioni che più turbano i nostri cittadini.
1. Per un numero limitato di senza tetto bisogna garantire un alloggio certo e programmi di inserimento scolastico e lavorativo, cominciando dai lavori socialmente utili.
2. Combattere l’uso di droghe ed alcool con politiche ed iniziative che promuovano stili di vita meno devastanti magari con centri di aggregazione sotto controllo pubblico.
3. Curriculum trasparenti per coloro che gestiscono esercizi di intrattenimento, in particolare se inerenti al mondo giovanile.

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