sabato 14 agosto 2010

Un ferragosto di solidarietà con i pastori sardi.

Se anche i pastori non ce la fanno più a sopportare le angherie, l'arroganza e la violenza del potere, vuol dire che il nostro Paese è alle soglie di un tracollo democratico.


Erano più di duemila venerdì mattina, hanno occupato lo scalo gallurese dopo un corteo di 4 chilometri partito dalla chiesa della Sacra Famiglia. I manifestanti guidati da Felice Floris, chiedono le dimissioni dell’assessore Prato poi invadono l’aeroporto. La manifestazione è pacifica, ma l’aeroporto va in confusione per tre ore, con i passegeri disorientati

di Nadia Cossu

OLBIA. Al grido di «siamo pastori!» partono dalla chiesa della Sacra Famiglia, in via Roma. Con la giusta dose di rabbia, quella che dà la carica per fare a piedi, con un caldo infernale, i quattro chilometri che separano l’ingresso di Olbia dall’aeroporto Costa Smeralda. Sono più di duemila, urlano, chiedono le dimissioni dell’assessore Prato. Il traffico va in tilt ma, anche stavolta, l’o biettivo è raggiunto: tutti parlano dei pastori sardi. L’a ttenzione è alta.

Sono circa le undici quando il corteo degli allevatori - arrivati in forze da tutta l’isola, chi in auto chi in pullman - entra nell’a reoporto gallurese. Sono organizzati, sanno già che di lì a poco si divideranno. Il blocco, infatti, è previsto sia nello scalo dei voli di linea che nell’aviazione generale, dove partono e arrivano i jet privati di ricchi imprenditori e vip. È lì che i pastori cercano attenzione, anche perché ieri mattina girava voce che sarebbe atterrato a Olbia il presidente del Consiglio. Quale occasione migliore per il corteo in maglietta blu? L’arrivo di Silvio Berlusconi è in effetti previsto per il weekend, ma ieri mattina, a Olbia, di lui non c’era traccia.

Si va avanti comunque, perché le ragioni della protesta sono tante e bisogna creare scompiglio per far capire che il mondo delle campagne non scherza mica quando parla di «fame e sete». Ecco il perché delle manifestazioni eclatanti (quella di ieri era la terza dopo i blocchi a Elmas e nella Carlo Felice): far parlare di sé ovunque serve a tenere alto il livello di attenzione. «Noi siamo un popolo ospitale - gridano a un certo punto - ma guardate cosa ci stanno costringendo a fare per essere ascoltati».

Felice Floris, leader dell’Mps, guida le migliaia di pastori, ma in prima fila ci sono anche gli amministratori di numerosi paesi sardi, sono lì per dare voce a intere comunità. Paesi che vivono di agricoltura e pastorizia e dove tante famiglie sono ridotte sul lastrico con il desiderio sempre più forte di vendere l’azienda e fare altro nella vita.

Ma poi si ricordano quasi subito di essere pastori e, soprattutto, che i pastori vogliono continuare a fare. Quindi manifestano. Ieri ce n’era per tutti: per Cappellacci, per Prato, per Berlusconi. Chiedono le dimissioni dell’assessore regionale all’Agricoltura che, a loro dire, ancora non avrebbe capito la gravità della situazione. E urlano mentre fanno quei chilometri a piedi, con le auto bloccate in mezzo alla carreggiata. Ferrari e Porsche vengono prese di mira dagli allevatori: puntate a distanza e poi via di corsa a sbarrare la strada. Sono state tre ore di agonia per lo scalo gallurese, con i vacanzieri in arrivo e in partenza disorientati, quasi stupiti, qualcuno scocciato, qualche altro munito di macchina fotografica e videocamera a immortalare il disastro dell’agricoltura in Sardegna. Tutti rigorosamente a piedi. Come a Elmas e come a Tramatza non si passa. A vigilare perché non ci siano disordini, schierati in tenuta antisommossa, ci sono poliziotti, carabinieri, finanzieri e vigili urbani a presidiare fuori e dentro l’aeroporto. Alla fine, a parte qualche piccolo momento di tensione, tutto fila liscio. La manifestazione è pacifica. «Noi non siamo affatto divisi - dice un rappresentante del Movimento - stiamo portando avanti un’unica battaglia e insieme vogliamo vincerla. Per dare un futuro ai nostri figli». E la combattono, questa battaglia, tutt’al più creando qualche disagio agli “incolpevoli” turisti che hanno avuto la sfortuna di arrivare in Sardegna nel giorno sbagliato e magari rivolgendo loro qualche parola di troppo. Ma senza mai andare oltre, senza fare del male a nessuno. Il mondo delle campagne sa portare grande rispetto. Semplicemente, quando si sente tradito, sa come far sentire la propria voce e le tre “crociate” delle ultime settimane ne sono la prova.

I pastori non si fermeranno. La prossima mobilitazione, salvo cambiamenti dell’ultima ora, è stata programmata per il 20 agosto nello scalo di Alghero. In attesa dell’altra grande protesta prevista per i primi giorni di settembre quando il Movimento farà tappa direttamente a Cagliari, sotto il palazzo della Regione, per chiedere un incontro alla giunta.

(14 agosto 2010)

La Nuova Sardegna 14.08.2010

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