Obiettori all'aborto? C'è chi dice no «Sabotatori di diritti
per legge» Intervista a Chiara Lalli
Il 70 per cento del personale sanitario negli ospedali
pubblici italiani si dichiara obiettore. E la legge del '78 diventa
inapplicabile

Qual è la situazione oggi? Ci sono realtà spaventose:
in alcuni reparti o ospedali pubblici il servizio è stato di fatto annullato.
Secondo l'ultima relazione annuale sulla legge 194, quella del 2010, la media
nazionale di obiettori è del 70% ma in alcuni ospedali si arriva fino al 90%.
Il Lazio è una delle realtà più drammatiche, con lunghissime file d'attesa che
costringono le donne ad andare fuori regione per abortire. In Lombardia, nel biennio
2009/2010, sono risultati obiettori il 64% dei ginecologi-ostetrici, il 42%
degli anestesisti e il 43% del personale sanitario, e a Como, per esempio, ci
sono 23 ginecologi obiettori su 26. Negli ultimi anni poi il dato è in crescita
perché i medici non obiettori sono stanchi di essere penalizzati addossandosi
tutto il lavoro meno qualificante che altri scaricano. E una situazione che la
legge non prevedeva: pensata per tutelare le donne, oggi le penalizza. Insomma,
in questo momento in Italia le garanzie della 194 sono fortemente legate alle
differenze specifiche locali e alla fortuna.
Ed è tornato l'aborto clandestino... Pare di si.
Ovviamente è difficile da monitorare, ma ci sono segnali preoccupanti: le donne
che vanno ad abortire all'estero e molti casi registrati negli ospedali di
abuso di Cytotec, un farmaco anti ulcera che ha come effetto collaterale
l'aborto spontaneo. L'anno scorso a Roma una donna è morta con questo metodo.
Un'altra possibile spia degli aborti clandestini potrebbe forse essere
l'aumento di quelli spontanei. Secondo i dati Istat sono passati da circa
55.000 mila del 1988 agli oltre 77.000 del 2007.
Eppure giusto mercoledì scorso alla Camera sono state
presentate e votate sette mozioni contrapposte sull'obiezione dl coscienza
all'aborto. Alcune, come quella firmata da Floroni, Roccella, Buttigllone,
Rivetti, ecc., impegnano II governo a tutelare da qualsiasi “discriminazione o
penalizzazione” gli obiettori. Questo è il colmo: chi fa il medico o il
sanitario lo ha scelto e la discriminazione non è certo nei loro confronti ma
nei confronti delle donne che non hanno scelta e se vogliono accedere al
servizio previsto dalla legge 194 sono costrette ad "emigrare"; la
discriminazione semmai è contro i medici e il personale sanitario su cui si
riversa tutto il peso di un lavoro difficile, poco qualificante, e sempre più
svolto in solitudine.
Il paradosso, insomma, è che gli obiettori sono diventati
sabotatori, ma protetti dalla legge stessa? Esattamente. Se non spostiamo
il discorso del rapporto tra operatori sanitari e pazienti, non usciamo dal
pantano delle coscienze personali. Perché la tua coscienza è più importante
della mia? Qualunque professione implica dei doveri: l'avvocato d'ufficio, per
esempio, non può invocare la propria coscienza per rifiutarsi di difendere uno
stupratore. La professione che ha scelto lo tiene ancorato alle proprie
responsabilità. E d'altra parte, da quando il servizio militare è una libera
scelta non esiste più l'obiezione di coscienza alla leva. E allora sarà il caso
di ridiscutere almeno le conseguenze di una scelta che, mettendo in campo la
propria coscienza, limita l'applicazione delle leggi dello Stato.
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