Obiettori all'aborto? C'è chi dice no «Sabotatori di diritti
per legge» Intervista a Chiara Lalli
Il 70 per cento del personale sanitario negli ospedali
pubblici italiani si dichiara obiettore. E la legge del '78 diventa
inapplicabile
E’ l'obiezione di coscienza - come ci ricorda il geniale
«don Pizzarro» di Corrado Guzzanti - l'arma della politica vaticana per
sabotare il diritto delle donne a una maternità consapevole e alla
pianificazione familiare (e in prospettiva anche il diritto dei cittadini a
scegliere liberamente come morire). «Con la facoltà di sottrarsi a un dovere
professionale sancita attraverso la legge 194 c'è stato uno slittamento
semantico del concetto di obiezione di coscienza». Di questo parla l'ultimo
libro di Chiara Lalli, autrice di saggi di bioetica e filosofia morale, edito
da Il Saggiatore, dal titolo «C'è chi dice no. Dalla leva all'aborto. Come
cambia l'obiezione di coscienza» (pp. 240, 19 euro). In principio era un concetto quasi rivoluzionario. E ora?
Come è stato manipolato II significato dl obiezione dl coscienza? Si è
passati da un'azione di libertà individuale e contraria ad una legge dello
Stato, a un'imposizione autoritaria di gerarchia tra le coscienze. 11 ragazzo
che si rifiutava di fare il servizio militare obbligatorio pagava un prezzo
molto alto andando in galera. Una scelta dolorosa, complicata da prendere.
Negli anni poi, entrando nelle leggi, l'obiezione è diventata un diritto
positivo. E’ successo prima con la 772/1972 sulla leva, una legge con una
storia abbastanza lunga e travagliata perché nella sua prima stesura
contemplava iniquamente un servizio civile molto più lungo di quello militare.
Poi nel 1978 arrivò la legge 194 di cui ancora discutiamo, che introdusse l'obiezione
di coscienza all'aborto. E qui la questione si fa problematica, perché da un
lato la legge regolamenta il servizio perla donna e contemporaneamente permette
agli operatori di sottrarsi al servizio. E una legge intrinsecamente
conflittuale, che ha reso l'obiezione una scelta di comodo, un'estensione
privilegiata.
Qual è la situazione oggi? Ci sono realtà spaventose:
in alcuni reparti o ospedali pubblici il servizio è stato di fatto annullato.
Secondo l'ultima relazione annuale sulla legge 194, quella del 2010, la media
nazionale di obiettori è del 70% ma in alcuni ospedali si arriva fino al 90%.
Il Lazio è una delle realtà più drammatiche, con lunghissime file d'attesa che
costringono le donne ad andare fuori regione per abortire. In Lombardia, nel biennio
2009/2010, sono risultati obiettori il 64% dei ginecologi-ostetrici, il 42%
degli anestesisti e il 43% del personale sanitario, e a Como, per esempio, ci
sono 23 ginecologi obiettori su 26. Negli ultimi anni poi il dato è in crescita
perché i medici non obiettori sono stanchi di essere penalizzati addossandosi
tutto il lavoro meno qualificante che altri scaricano. E una situazione che la
legge non prevedeva: pensata per tutelare le donne, oggi le penalizza. Insomma,
in questo momento in Italia le garanzie della 194 sono fortemente legate alle
differenze specifiche locali e alla fortuna.
Ed è tornato l'aborto clandestino... Pare di si.
Ovviamente è difficile da monitorare, ma ci sono segnali preoccupanti: le donne
che vanno ad abortire all'estero e molti casi registrati negli ospedali di
abuso di Cytotec, un farmaco anti ulcera che ha come effetto collaterale
l'aborto spontaneo. L'anno scorso a Roma una donna è morta con questo metodo.
Un'altra possibile spia degli aborti clandestini potrebbe forse essere
l'aumento di quelli spontanei. Secondo i dati Istat sono passati da circa
55.000 mila del 1988 agli oltre 77.000 del 2007.
Eppure giusto mercoledì scorso alla Camera sono state
presentate e votate sette mozioni contrapposte sull'obiezione dl coscienza
all'aborto. Alcune, come quella firmata da Floroni, Roccella, Buttigllone,
Rivetti, ecc., impegnano II governo a tutelare da qualsiasi “discriminazione o
penalizzazione” gli obiettori. Questo è il colmo: chi fa il medico o il
sanitario lo ha scelto e la discriminazione non è certo nei loro confronti ma
nei confronti delle donne che non hanno scelta e se vogliono accedere al
servizio previsto dalla legge 194 sono costrette ad "emigrare"; la
discriminazione semmai è contro i medici e il personale sanitario su cui si
riversa tutto il peso di un lavoro difficile, poco qualificante, e sempre più
svolto in solitudine.
Il paradosso, insomma, è che gli obiettori sono diventati
sabotatori, ma protetti dalla legge stessa? Esattamente. Se non spostiamo
il discorso del rapporto tra operatori sanitari e pazienti, non usciamo dal
pantano delle coscienze personali. Perché la tua coscienza è più importante
della mia? Qualunque professione implica dei doveri: l'avvocato d'ufficio, per
esempio, non può invocare la propria coscienza per rifiutarsi di difendere uno
stupratore. La professione che ha scelto lo tiene ancorato alle proprie
responsabilità. E d'altra parte, da quando il servizio militare è una libera
scelta non esiste più l'obiezione di coscienza alla leva. E allora sarà il caso
di ridiscutere almeno le conseguenze di una scelta che, mettendo in campo la
propria coscienza, limita l'applicazione delle leggi dello Stato.
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