sabato 30 giugno 2012

Salviamo ciò che rimane della storica Franco Tosi

di Giuseppe Marazzini
30.06.2012


Sta per concludersi la gloriosa storia della Franco Tosi? Pare di sì. Il rilancio industriale promesso dalla Gammon, la società indiana proprietaria della storica azienda legnanese, non c’è stato e probabilmente non ci sarà. Sono a rischio 450 posti di lavoro. Nel 2008 quando la Gammon acquistò la Franco Tosi molti, nell’ambiente sindacale e politico, accolsero con soddisfazione l’operazione affermando necessaria l’internazionalizzazione dell’azienda legnanese, ora dovranno ricredersi, dopo anni di ricorso alla cassa integrazione e con il rischio ora che salti tutto. E tutto ciò cade in un contesto in cui Confindustria annuncia: “anche se non siamo in guerra i danni economici fin qui provocati dalla crisi sono equivalenti a quelli di un conflitto, e a essere colpite sono state le parti più vitali e preziose del sistema Italia” - il 2013 si chiuderà con un milione e 482 mila posti di lavoro in meno dal 2008 - . Previsioni nerissime, quindi bisogna darsi da fare per cambiarle.

Quello che rimane della Franco Tosi può essere salvato attraverso una profonda riconversione produttiva e con un nuovo corso (New Deal) di politica economica territoriale. Sono necessari investimenti a trazione pubblica nel settore energetico quali i piani energetici sovra comunali, dal teleriscaldamento al solare, alla geotermia, e piani territoriali di smaltimento dei rifiuti con tecnologia alternativa agli inceneritori. Penso sia anche necessario ricominciare a fare conferenze di produzione territoriali.


La Prealpina – Legnano pag11  mercoledì 27 giugno 2012

Doccia fredda sulla Franco Tosi

I sindacati: «A rischio la stessa tenuta industriale»

LEGNANO - Doccia fredda per i dipendenti di Franco Tosi Meccanica, l'azienda simbolo di Legnano che oggi conta poco più di 450 dipendenti. Nonostante il piano industriale di crescita varato meno di un anno fa e il recentissimo accordo su un nuovo ricorso alla cassa integrazione, nei giorni scorsi l'azienda ha lanciato alla Rsu un messaggio allarmante, che ieri i sindacati hanno riassunto in un comunicato diramato in fabbrica: «Da un'attenta analisi dei costi, dei carichi di lavoro e della situazione finanziaria - si legge nel documento -, emerge un marcato peggioramento, tale da alimentare forti preoccupazioni sulla stessa tenuta industriale della Franco Tosi».

Che l'azienda fosse diciamo in un periodo di transizione era noto da tempo, ma il piano industriale che nel luglio scorso era stato presentato dall'allora neo nominato amministratore delegato Shiva Duggirala era stato definito «un piano di crescita, non di conservazione»: se il 2011 si era aperto con un portafoglio ordini di 320 milioni di euro, il 2012 prometteva di portarne altri 184 (154 di progetti e 30 di service) e il 2013, 230 (200 più 30).

Questo avrebbe permesso ai carichi di lavoro di passare dalle 164 mila ore del 2011 alle 276 mila del 2013, per poi assestarsi a 271 mila nel 2013. Nei fatti, le cose sono andate un po' diversamente. Oggi nei reparti Tosi sono in lavorazione solo quattro turbine (tre commesse acquisite in Brasile e una in India), l'indice di saturazione degli impianti (250 mila ore) è ben lontano. A complicare la situazione anche gli sviluppi di un vecchio contenzioso con Ansaldo, da qui la necessità di fare chiarezza a) presto.

«Le dichiarazioni dell'azienda - affermano i sindacati - smentiscono le precedenti dichiarazioni, sono gravissime e non possono essere sottaciute». Quindi già ieri è partita una richiesta di incontro urgente all'azienda e una lettera al Sindaco di Legnano per informarlo della situazione. «La proprietà deve chiarire fino in fondo la reale situazione in cui versa la società - affermano le Rsu In seguito sarà convocata un'assemblea dei lavoratori per decidere eventuali iniziative a difesa della fabbrica e dei posti di lavoro».
Luigi Crespi

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